GEORGE WHITEFIELD

:: GEORGE WHITEFIELD

(1714-1770)

grande risveglio in mezzo a Middie Colonies

 

 

George Whitefield

G. Whitefield crebbe in Gloucester, Inghilterra, e lavorò nella taverna dei suoi genitori. La sua straordinaria eloquenza fu notata già in giovane età. A lui sarebbe piaciuto diventare un attore, invece la sua voce fu utilizzata per chiamare migliaia di persone a Cristo in Bretagna e nell'America coloniale.

Whitefield ebbe un ruolo importantissimo, assieme ai fratelli Wesley, nel risveglio che interessò la Bretagna nella prima meta del 1700. La sua potenza nel predicare suscitò una grande risposta ovunque andasse. Fu il primo evangelista moderno a viaggiare e predicare porta a porta nei campi e nelle piazze delle città.

Egli è largamente ricordato anche per la parte che ebbe nel primo grande risveglio in America, dove la sua predica ebbe un tremendo impatto. Spesso predicava a migliaia di persone e molti attraversavano lunghe distanze a cavallo per ascoltarlo. Benjamin Franklin, che fu suo amico, una volta calcolò che in un

solo giorno Whitefield fece sentire la sua voce a trentamila persone! L'edificio che Franklin costruì affinché Whitefield predicasse in Philadelfia, divenne l'Università della Pensilvania.

Prima di George Washington, Whitefield fu la figura più popolare in America. Morì a Newburyport, Massachusets, nel 1770, e lì fu cremato.

Una caratteristica del risveglio americano è stata il bisogno di raggiungere i perduti e di spronare tutti i credenti. Poco dopo il 1700 si avvertiva un declino nella vita morale e religiosa, provocato dall'influenza della vita di frontiera, dagli spostamenti di popolazione e da una serie di brutali guerre.

Il grande risveglio che stimolò una profonda vita morale e spirituale tra il popolo ebbe inizio nel 1726 con la predicazione di Teodoro Frelinghuysen nelle chiese riformate olandesi del New Jersey. L'opera di Frelinghuysen influenzò i pastori presbiteriani Gilbert Tennent e Guglielmo Tennent il giovane, che divennero ardenti araldi del risveglio tra gli Scozzesi-Irlandesi delle colonie centrali, ponendo così i saldi fondamenti per l'opera di risveglio compiuta da Whitefield in quelle colonie, al suo arrivo, nel 1739.

Il fuoco del risveglio iniziatosi tra i riformatori calvinisti olandesi e presbiteriani delle colonie centrali si diffuse ben presto alla congregazionalista Nuova Inghilterra attraverso l'opera di Jonathan Edwars (1703-1758). Il risveglio, iniziatosi nel 1734, si sparse in tutta la Nuova Inghilterra, raggiungendo il suo vertice massimo nel 1740. A quell'epoca Whitefield fece la sua apparizione a Boston e la sua predicazione richiamò un gran numero di persone ad ascoltarlo.

Gli sforzi di tutti i predicatori del risveglio furono unificati da Whitefield nei suoi viaggi in tutte e sette le colonie, compiuti tra il 1739 e il 1769. Benché spesso la predicazione fosse seguita da inconsueti fenomeni, fu questo un tipo di risveglio più equilibrato del secondo che si sarebbe verificato verso la fine del secolo. Questo fu l'equivalente americano del risveglio Inglese.

Si ebbero dei risultati sorprendenti. Nella Nuova Inghilterra, su un a popolazione di circa trecentomila persone, alle chiese già esistenti se ne aggiunsero altre centocinquanta e da trenta a quarantamila persone entravano a far parte delle chiese delle colonie centrali e meridionali. Si notava un più alto tono morale nelle famiglie nel lavoro e nei divertimenti della gente.

A Philadelfia la drammatica predica di Whitefield fu sensazionale, e catturò l'interesse di Benjamin Franklin, che divenne il suo amico e ammiratore per la vita.

Attraverso l'opera di Whitefield altri gruppi come i Moraviani, Quaqqueri, Anglicani, Presbiteriani, Battisti, e Congregazionalisti, beneficiarono di questo rinnovamento spirituale, e cominciarono a cooperare tra loro.

Il lavoro missionario venne spronato, cosicché uomini come David Brainerd. nel 1743, si diedero all'opera missionaria tra gli indiani con molto sacrificio personale.

Whitefield fondò un orfanotrofio a Bethesda, nella Georgia, e molte altre iniziative umanitarie dovettero il loro sorgere grazie a questo risveglio.

WILLIAM TYNDALE

:: WILLIAM TYNDALE - 1493-1536

 

"Ogni popolano dovrebbe conoscere le Scrítture"

disse William Tyndale che stampò il primo Nuovo Testamento in inglese nel 1525, e con l'aiuto

di amici portò di nascosto migliaia di Bibbie in Inghilterra. Egli fu arrestato e confinato in una

fredda e buia prigione in Belgio. Infine fu strangolato ed il suo corpo arso.

William Tyndale dette la sua vita per dare a noi la Bibbia.

 

Intorno al 1493, un bimbo di nome William arrivò alla famiglia Tyndale, che viveva al confine con la Scozia.

Quella dei Tyndale era una famiglia importante, e nel 1512 William fu mandato al College di Oxford come preparazione per la Cambridge University. Cambridge era influenzata da ideologie luterane nel 1520, e probabilmente fu lì che egli acquisì le sue convinzioni protestanti. Più in là egli espresse la sua insoddisfazione con gli insegnamenti teologici dell'università: "Nelle università hanno ordinato di non esaminare le Scritture, a meno che uno non abbia nozioni degli insegnamenti pagani per otto o nove anni, e sia armato con falsi principî che lo escludono dalla comprensione delle Scritture."

Nel 1521 egli lasciò il mondo universitario per entrare nella corte di Sir John Walsh dove probabilmente svolgeva le mansioni di cappellano o segretario, o anche tutore dei bambini. Molto del clero locale frequentava la dimora dei Walsh, dando così opportunità a Tyndale di essere scioccato per la loro ignoranza della Bibbia e coinvolgendolo spesso in controversie con loro. Ad uno di loro egli dichiarò: "Se Dio mi concede anni di vita farò si che qualunque popolano conosca le Scritture più di voi".

Qui Tyndale faceva eco alla famosa iscrizione di Erasmo nella prefazione del suo Nuovo Testamento in greco: "Dio voglia che il contadino canti un testo di Scrittura al suo aratro, e che il tessitore le intoni al suo telaio".

Tyndale comiciò a sentire chiaramente la chiamata a tradurre la Bibbia in inglese e a distribuirla. Al tempo l'unica traduzione disponibile era quella manoscritta da Wycliffe, distribuita clandestinamente dai Lollardi, seguaci di John Wycliffe nel quattordicesimo secolo. Questa traduzione non era accurata poiché proveniva dalla Vulgata latina e non dai testi originali ebraici e greci.

William Tyndale

 

Bandisci la Bibbia

A causa delle minacce dirette ai Lollardi, la chiesa aveva bandito la traduzione della Bibbia in inglese dal 1408, così Tyndale andò in giro cercando qualche approvazione ecclesiastica per il suo progetto di traduzione. Egli ottenne un'udienza con il vescovo di Londra Cuthbert Tunstall, amico e scolaro di Erasmo. In quel tempo però Tunstall era più occupato a prevenire la crescita del luteranesimo piuttosto che a promuovere la Bibbia inglese, così Tyndale non ricevette alcun incoraggiamento da lui. Egli disse: "Non solo non c'è posto a Londra, per tradurre il Nuovo Testamento, ma non ce n'è in tutta l'Inghilterra."

Il traduttore frustrato visse brevemente a Londra, dove ricevette supporto finanziario da alcuni mercanti di stoffa. Con il loro aiuto decise di partire e di provare la sua impresa nel continente. Nel 1524 arrivò in Germania, ad Amburgo e l'anno successivo il Nuovo Testamento era pronto per essere stampato. Un tipografo di Colonia si offrì per la stampa, ma uno degli assistenti di Tyndale, nell'ebrezza del vino, rivelò il progetto e la notizia giunse alle orecchie di Johann Dobneck, alias Cocleus, oppositore della riforma. Costui organizzò un raid alla tipografia, ma Tyndale, avvertito in tempo, fuggì con le pagine stampate. Solo una copia di questa edizione incompleta esiste oggi.

Tyndale si trasferì a Worms, una città più riformata, dove la prima copia completa del Nuovo Testamento in Inglese fu pubblicata. Delle 6000 copie stampate, solo 2 esistono oggi. Questo è spiegato dal fatto che i vescovi inglesi fecero tutto il possibile per distruggerle. Nel 1526 proprio il vescovo Tunstall predicò contro la traduzione, bruciandone apertamente alcune copie nella cattedrale di San Paolo.

 

La fede quindi è una fiducia viva e ferma nel favore di Dio, con cui ci abbandoniamo completamente nelle mani di Dio. E tale fiducia è così sicuramente fondata, e resta così saldamente attaccata al nostro cuore, che uno non potrebbe mai dubitarne, morisse pure mille volte a causa sua. E tale fiducia, prodotta dallo Spirito Santo attraverso la fede, rende l'uomo gioioso, forte, allegro e sincero nei riguardi di Dio e di tutte le creature.

Prologo all'epistola di S. Paolo ai Romani (1526)

 

Comprare la Bibbia?

L'anno seguente l'arcivescovo di Canterbury, William Warham, ebbe la geniale idea di comprarsi alcune copie del Nuovo Testamento per eliminarle e distruggerle. Senza saperlo egli invece procurò nuovi fondi a Tyndale per una nuova edizione, più numerosa della prima! Nel 1530 la traduzione del Pentateuco fu stampata ad Anversa, dove si era trasferito Tyndale. Egli revisionò la traduzione diverse volte alla luce di suggerimenti ricevuti. Alcune edizioni riportavano anche delle note, con lo scopo di dare chiarimenti sui testi, ma a volte Tyndale non resisteva alla tentazione di usarle contro il papato. Le sue traduzioni provenivano sempre dal greco e dall'ebraico, con occasionali riferimenti alla Vulgata e alla traduzione tedesca di Lutero. Il suo stile era sempre casalingo, diretto all'uomo del popolo, secondo l'obiettivo originale di rendere la Bibbia accessibile a tutti.

Tyndale prevedeva di completare la traduzione del Vecchio Testamento mentre abitava in Anversa con alcuni mercanti inglesi che lo finanziavano con uno stipendio regolare e lo proteggevano. Ma la sua sicurezza si rivelò illusoria, perché nel Maggio del 1535 egli fu tradito da un suo connazionale di nome Henry Phillips.

 

Intrappoliamo il Traduttore!>

Questo uomo fece amicizia con Tyndale e lo convinse poi ad avventurarsi nelle strade di Anversa con lui. Lì fece cenno ad alcuni soldati che lo presero e lo rinchiusero nella prigione di Vilvoorde, vicino a Bruxelles. Dopo un anno e mezzo di confino Tyndale fu strangolato e bruciato al rogo in Bruxelles il 6 Ottobre 1536. Le sue ultime parole furono: "Signore, apri gli occhi del Re d'Inghilterra!"

Le autorità inglesi bandirono la traduzione di Tyndale e distrussero ogni copia trovata. Essi però non riuscirono a distruggerle tutte, e l'influenza di quelle che sopravvissero, insieme agli altri suoi scritti, fu notevole. Tutto questo accadde durante il regno di Enrico VIII che, nonostante le preghiere di Tyndale continuò ad opporsi duramente al protestantesimo.

Tyndale al rogo

Nel 1535, mentre Tyndale era in prigione, Miles Coverdale pubblicò la prima edizione completa della Bibbia in inglese, ricevendo l'approvazione reale per distribuirla. Per ragioni diplomatiche il nome di Tyndale non fu pubblicato, sebbene la sua traduzione dipendesse interamente dalla sua opera. A suo vantaggio ci fu il fatto che l'Inghilterra aveva un arcivescovo di Canterbury ed un vicario, entrambe favorevoli alla causa protestante. Essi persuasero Enrico VIII

ad approvare l'edizione di Coverdale, ed entro il 1539 ad ogni chiesa in Inghilterra fu richiesto di rendere disponibile una copia della Bibbia Inglese.

Tutte queste copie erano basate sulla traduzione di Tyndale, per cui anche se personalmente egli non ottenne giustizia, la sua causa trionfò. Tyndale può essere giustamente chiamato "il padre della Bibbia inglese". Si può dire senza esagerare che quasi ogni Nuovo Testamento in inglese presente oggi è una revisione della versione di Tyndale. Il 90% della sua versione e passato alla versione King James, e il 75% nella Revised Standard. Certamente egli fu famoso come traduttore, ma ci sono molti altri libri che scrisse, altrettanto famosi. Il suo stile e le sue convinzioni erano fortemente influenzate da Lutero, pur conservando una sua originalità. Fu a causa di uno scontro letterale con Sir Thomas More che Tyndale fu definito "il capitano degli eretici inglesi", attirandosi addosso l'ira del clero cattolico. Per Tyndale però, l'autorità per la fede era da ricercarsi nelle Scritture, e qualunque persona o gruppo rinnegasse questa autorità era sotto il controllo dell'Anticristo. Questa sua convinzione lo portò al rogo, ma stimolò anche il grande movimento denominato "la grande riforma inglese".

 

Lo Sapevate Che…?

Ø Che Tyndale pubblicò nel 1526 il primo Nuovo Testamento Inglese stampato meccanicamente?

 

Ø Che lo fece in un'era che la Chiesa Cattolica aveva promulgata una legge che puniva con la morte chiunque traduceva la Bibbia. Infatti nel 1519 le autorità ecclesiastiche bruciarono pubblicamente una donna e sei uomini per aver semplicemente insegnata la versione inglese del Padre nostro, i 10 comandamenti e il credo degli apostoli in lingua inglese.

 

Ø Che questo semplice uomo fu riconosciuto come esperto di lingue: Ebraico, Greco, Latino, Italiano, Spagnolo, Francese e Inglese. Inoltre era ovviamente abbastanza familiare col Tedesco da poter interpretare anche gli scritti di Lutero.

 

Ø Che all'età di 42 anni egli fu strangolato e bruciato per eresia, per aver tradotto la Bibbia in inglese, messa in dubbio l'autorità del Papa e della Chiesa ufficiale.

 

Ø Che molti del clero cattolico ai tempi di Tyndale, erano così corrotti da essere soprannominati "ubriaconi e frequentatori di bordelli" Perfino il Cardinale Tomas Wolsey, rappresentante personale del Papa in Inghilterra, viveva con una moglie per diversi anni, ebbe due figli e poi la lasciò ad un altro uomo.

 

Ø Che il Re d'Inghilterra Enrico VIII cercò di stabilire la sua autorità in Inghilterra al di sopra del Papa stesso, il quale rifiutava di annullare il suo matrimonio. Da qui nacque il grande scisma tra Chiesa Cattolica e quella che oggi in Inghilterra viene chiamata Chiesa Anglicana.

 

Ø Che nel loro sforzo di sopprimere il Nuovo Testamento di Tyndale, la Chiesa Cattolica inglese sprecò l'equivalente di decine di milioni di lire nel tentativo di comprare e bruciare.

HUDSON TAJLOR

:: Hudson Taylor 1832 - 1905

 

 

"Un giovane venuto dal nulla", il cui impatto sulle missioni cristiane fu uguale,

se non superiore a quello di William Carey -

 

Hudson Taylor

Hudson Taylor fu, nei 19 secoli che seguirono il ministero dell'apostolo Paolo, il missionario che ebbe la visione più ampia e che portò a compimento in modo sistematico il più grande piano di evangelizzazione in una vasta zona geografica. Il suo obiettivo era di raggiungere l'intera Cina con i suoi quattrocento milioni di abitanti. La Missione per l'interno della Cina fu una sua creazione e diventò un modello per le missioni di fede che sorsero nel futuro. Nel corso della sua vita, il gruppo di missionari da lui guidati oltrepassò il numero di 800, e continuò a crescere nei decenni successivi alla sua morte.

La storia di Taylor è una storia d'amore, d'avventura e di solida fede in Dio, anche se non è la storia del santo senza difetti che i suoi primi biografi avevano creato.

Hudson Taylor nacque nello Yorkshire in Inghilterra nel 1832. Suo padre era farmacista e predicatore, ed inculcò nella mente e nel cuore del figlio la passione per le missioni. Prima ancora di compiere cinque anni, il piccolo Hudson raccontava già agli ospiti che il suo desiderio era di diventare missionario, e che la Cina era il paese che lo affascinava di più.

La lettura e la preghiera in famiglia furono parte integrante dell'educazione di Taylor, ma egli non si convertì fino all'età di 17 anni. Da quel momento, egli cominciò a concentrare la sua attenzione sul lavoro missionario in Cina. All'età di 18 anni, cominciò a studiare medicina, prima come assistente di un medico di paese e poi facendo pratica in un ospedale di Londra. In questo tempo il giovane Taylor cominciò a portare avanti un rigoroso programma di rinuncia a sè stesso, vedendo ciò come un'ulteriore preparazione per il lavoro missionario. Fece lo sforzo di vivere completamente per fede. La sua dieta era frugale, costituita da alcune mele e da una pagnotta di pane al giorno. Il suo ragionamento era semplice: "quando arriverò in Cina, non dovrò pretendere niente da nessuno. Le mie richieste saranno fatte unicamente a Dio. È dunque molto importante che io impari, prima di lasciare l'Inghilterra, a far agire gli uomini, tramite Dio, con il solo mezzo della preghiera".

Ma rinunciare alle sue necessità materiali e alle sue comodità era molto più facile per Taylor che rinunciare ai suoi interessi romantici."Miss V." come egli la chiamava nelle sue lettere, era diventata oggetto del suo affetto. Era una giovane insegnante di musica presentatagli da sua sorella, e per Taylor fu amore a prima vista. Dopo poco il loro primo incontro, egli scrisse a sua sorella: "So che la amo. Senza di lei il mondo per me è vuoto". Ma la signorina Vaughn non aveva una visione per la Cina. Considerava la passione di Taylor un'idea passeggera, ed era convinta che egli non avrebbe rinunciato a lei. Taylor era ugualmente convinto che sarebbe stata lei a cambiare idea e sarebbe infine partita con lui. La consacrazione di Taylor si rivelò più forte del suo amore per una donna.

 

L'occasione favorevole per Taylor di andare in Cina venne inaspettatamente. I progetti per completare le sua formazione medica furono improvvisamente interrotti quando arrivò in Inghilterra la notizia che Hung, che si dichiarava cristiano, era diventato imperatore della Cina. La prospettiva di una Cina aperta al vangelo fu una risposta alle preghiere dei direttori della Società Cinese per l'Evangelizzazione che aveva finanziato gli studi di Taylor. Essi erano ansiosi che partisse subito. Così nel settembre del 1853, il ventunenne Taylor salpò per la Cina. Egli arrivò a Shanghai, all'inizio della primavera del 1854. A Shanghai, in una colonia internazionale, Taylor trovò la sua prima casa. e li soffrì una solitudine opprimente. La Società Cinese per l'evangelizzazione era un piccolo comitato missionario disorganizzato. Nella colonia internazionale i missionari erano numerosi, ma guardavano con disprezzo il giovane rozzo e non consacrato ufficialmente. Poco dopo il suo arrivo Taylor si trovò in difficoltà finanziarie. Il sostegno economico che gli era stato promesso non arrivava, e i soldi che aveva erano solo una misera somma. Rispetto ai prezzi inflazionistici di Shanghai.

Gli sforzi di Taylor per conoscere la lingua cinese non fecero altro che contribuire alle sue frequenti depressioni. I primi mesi li trascorse soprattutto allo studio della lingua. Fortunatamente lui trovò opportunità di scaricare le proprie tensioni collezionando piante e insetti. Ma la fonte di consolazione più grande per lui fu la profonda fede personale in Dio. Taylor non fu mai contento di vivere in mezzo agli altri missionari. Secondo lui, essi vivevano nel lusso. Dopo un anno dal suo arrivo in Cina, egli cominciò a fare dei viaggi verso l'interno. In uno di questi viaggi Taylor risalì il fiume Yangtze, fermandosi in quasi sessanta colonie che non erano mai state visitate da un missionario protestante. Nei suoi viaggi scoprì presto di essere una novità per la gente, molto interessata ai suoi vestiti e ai suoi modi di fare che al suo messaggio. Per lui ci fu una soluzione logica: quella di diventare cinese, adottando abbigliamento e cultura cinesi. Ma la maggior parte dei missionari protestanti considerava tale comportamento un radicale allontanamento dai metodi missionari accettabili. Per loro il cristianesimo era "puro" solo se espresso secondo modelli di cultura occidentale. Diventare cinese fu un'impresa complicata per Taylor, che aveva gli occhi blu, i capelli biondo-rossicci e un'educazione tipica dello Yorkshire. I pantaloni, "circa sessanta centimetri troppo ampi alla vita", "la pesante tunica di seta", e le "scarpe con il tacco basso e le punte rivolte in su", rappresentano sufficienti difficoltà, ma per ben amalgamarsi con la gente cinese, erano indispensabili anche i capelli neri e un codino. Il risultato finale valse la pena. Con un po' di "capelli finti intrecciati" con i suoi capelli tinti, per formare un codino, e con occhiali cinesi, Taylor fu in grado di confondersi tra la folla.

Hudson Taylor non avrebbe potuto sopravvivere in Cina, nei primi anni senza l'aiuto dei doni privati. Questo alterò i suoi rapporti con la società Cinese per l'Evangelizzazione, e nel 1857, egli lasciò la Società. Da quel momento in poi egli fu indipendente. La solitudine che Taylor aveva sperimentato durante i suoi primi mesi in Cina continuava a tormentarlo. Egli desiderava disperatamente una moglie e, sebbene la signorina Vaughn avesse rifiutato di venire in Cina con lui, Taylor non riusciva a dimenticarla.

 

Durante questo tempo di depressione e di incertezza Taylor giunse a Ningpo, un'importante città costiera a sud di Shanghai, dove incontrò Maria Dyer. Era una donna di grandi capacità, la cui consacrazione al Signore e alle missioni era fuori di dubbio. Nel marzo del 1857, diversi mesi dopo che Taylor e Maria si erano conosciuti, egli cominciò a corteggiarla. I mesi passarono e i due si videro una sola volta. Che incontro memorabile! Sancirono il loro fidanzamento, fra baci ed abbracci. Poi pregarono, parlarono e si baciarono ancora senza bisogno di scusarsi. Taylor scrisse: "Non ero fidanzato da molto tempo, ma tentai di ricuperare il numero dei baci che non avevo avuto nei mesi precedenti". Il 20 gennaio 1858, Hudson e Maria si sposarono.

Maria era proprio la donna di cui Taylor aveva bisogno. Lei addolcì alcuni lati spigolosi della personalità del marito e lo aiutò a incanalare il suo entusiasmo e le sue ambizioni. Sin dall'inizio ci fu una vera collaborazione nel loro matrimonio. Essi rimasero a Ningpo per tre anni, durante i quali fu inaspettatamente affidato a Taylor l'incarico di supervisore dell'ospedale locale. Mediante quest'esperienza, egli si convinse che aveva bisogno di una migliore formazione in campo medico, ma la decisione di lasciare il loro posto in Cina non fu facile.

Nel 1860 i Taylor giunsero in Inghilterra per un congedo prolungato, che sarebbe servito a diversi scopi. Sia Hudson sia Maria avevano avuto seri problemi di salute, e necessitavano di un tempo di riposo. Taylor colse anche l'occasione per approfondire i suoi studi. Un'altra priorità durante il loro congedo, fu il lavoro di traduzione. Insieme con un assistente cinese che li accompagnò in Inghilterra, e con un altro missionario, Taylor fece una revisione del Nuovo Testamento in lingua ningpo, un compito arduo che alle volte lo impegnava per più di tredici ore al giorno. In questo periodo nacque la Missione per l'Interno della Cina.

La Missione non fu l'idea di uomo ambizioso o desideroso di vantare una propria organizzazione. Fu piuttosto il risultato di una visione che si sviluppò lentamente nella mente e nel cuore di un uomo desideroso di portare il vangeli ai milioni di cinesi. Ciò che commuoveva gli uditori di Taylor durante i suoi viaggi in Inghilterra, non era la sua eloquenza, né la vasta conoscenza, piuttosto la sua passione per le anime perdute. La Missione per l'Interno della Cina fu una società missionaria unica nel suo genere. Essa era interdenominazionale e in gran parte rivolgeva un appello alle classi operaie. Taylor cercava uomini e donne consacrate tra la classe operaia inglese, benché sapeva che se avesse dovuto attendere la mobilitazione dei ministri còlti e ufficialmente ordinati, la Cina non sarebbe mai stata evangelizzata. All'inizio egli fu riluttante ad assumere la direzione della missione, ma con il passar del tempo si rese conto del bisogno di una forte guida. Divenne praticamente un dittatore, pur rimanendo sempre sensibile alle esigenze personali di quanti lavoravano sotto di lui. Riguardo all'aspetto finanziario della missione e al sostegno personale dei missionari, essi non ricevevano uno stipendio fisso, perché dovevano piuttosto dipendere interamente da Dio per le proprie necessità. Nel 1865 la Missione per l'Interno della Cina fu fondata ufficialmente, e l'anno seguente Taylor fu di nuovo pronto ad imbarcarsi per la Cina. Con lui partirono Maria, i suoi quattro figli e quindici nuove reclute, tra le quali 7 donne nubili. Il periodo che Taylor trascorse in Inghilterra fu qualcosa di memorabile.

 

Il viaggio verso la Cina fu, in un certo senso, straordinario. Era la prima volta che un gruppo missionario così numeroso navigava insieme con il fondatore e direttore della missione, e l'impatto con l'equipaggio della nave fu drammatico. Quando doppiarono il Capo, il giuoco delle carte e le imprecazioni avevano ceduto il posto alla letture della Bibbia e ai cantici spirituali. Ci furono dei problemi. Nel gruppo missionario cominciavano ad insinuarsi i "germi del risentimento e della divisione" e, prima dell'arrivo a destinazione, dalla compagnia una volta armoniosamente unita uscivano ormai note stonate. Lewis Nicol, fabbro, capeggiò i dissidenti. Insieme con altri due missionari egli fece un'indagine, giungendo alla conclusione che loro come missionari della Missione per l'interno della Cina, avevano ricevuto meno equipaggiamento di quanto solitamente ricevessero i presbiteriani e altri missionari. A questa protesta se n'aggiunsero altre e Taylor si ritrovò ben presto bersagliato da più parti con dardi avvelenati. Taylor parlò "privatamente e affettuosamente" a ogni missionario, calmando così le discussioni, ma sotto la superficie rimasero dei sentimenti di ostilità che in un futuro non troppo lontano sarebbero culminati in una divisione quasi fatale.

L'autorità di Taylor fu contestata, e la Missione si trovò di nuovo in conflitto. Persino i sostenitori più fedeli di Taylor vacillarono. La situazione era tesa e le prospettive di rinnovare la comunione erano deboli. Come avrebbe potuto salvarsi da tale confusione il grandioso sogno di Taylor? Il prezzo pagato fu alto, ma la missione fu salvata: la piccola Gracie Taylor di otto anni, che il padre adorava, si ammalò. Il padre la stette vicino per molti giorni, dandole la migliore cura medica di cui fosse capace, ma le sue condizioni non migliorarono. Mentre prodigava le sue cure alla figlioletta, Taylor si dovette assentare per un viaggio di un giorno; il suo rientro fu ritardato, perché la sua presenza fu richiesta con urgenza in un'altra stazione per curare Jane McLean, una delle missionarie che lo aveva fortemente contrastato e che ora era molto malata. La sua malattia non era così grave come si pensava, e lei si riprese presto. Ma il ritardo di Taylor nel tornare a casa si rivelò fatale per Gracie. Nel giro di qualche giorno ella morì. Fu una tragedia straziante, ma salvò la Missione. Le offese furono dimenticate e l'effusione di condoglianze riportò i missionari insieme, ad eccezione di alcuni, tra cui una era proprio Jane McLean. La morte di Gracie non mise fine ai problemi della Missione per l'Interno della Cina. Il primo violento attacco contro i missionari giunse a Yangchow nel 1868. La casa della Missione fu incendiata e i missionari a malapena scamparono. Taylor non cercò mai la vendetta e non chiese la protezione britannica, ma alcuni politici opportunisti videro l'incidente di Yangchow come il pretesto ideale per mandare le cannoniere della Marina Reale a umiliare la Cina. Che ne pagò le conseguenze fu la Missione. Sebbene non fosse stato mai sparato un solo colpo, il Times di Londra lamentò che "il prestigio politico dell'Inghilterra era stato danneggiato", incolpandone a "una compagnia di missionari che aveva il nome di Missione per l'Interno della Cina". Questa pubblicità sfavorevole fu devastante, il sostegno finanziario calò e le potenziali reclute persero improvvisamente ogni interesse. Mentre la controversia internazionale infieriva sull'incidente, i missionari tornarono tranquillamente in quella città e continuarono il proprio ministero. La gente cinese aveva osservato il trattamento crudele subito dai missionari per mano di una minoranza di teppisti, e il coraggio da loro dimostrato nel tornare fu una testimonianza che aprì la porta a un'opera efficace. Fu fondata una chiesa che Emily Blatchley così descrive: "… i convertiti qui sono diversi da tutti gli altri che abbiamo conosciuto in Cina. Tra di loro esiste una vita, un calore e una sincerità particolari". Ma le critiche contro Taylor non si conclusero. Gli editori dei giornali e i cittadini privati continuarono a inveire contro di lui. La sua disperazione divenne talmente grande da contemplare perfino il suicidio.

 

Ciò comunque che lo afflisse di più furono i conflitti interiori: "Mi odiavo, odiavo il mio peccato, eppure non trovavo la forza per opporvi resistenza", disse, e più cercava di migliorare la sua spiritualità, meno si sentiva soddisfatto. Se non fosse stato per l'intervento di un amico, Taylor sarebbe forse crollato. Consapevole del problema di Taylor, 1'amico condivise in una lettera il segreto della propria vita spirituale: "Lasciare che il Salvatore che ci ama compia in noi la Sua volontà… dimorare in Lui senza lottare con le nostre forze e senza dibatterci… non dobbiamo sforzarci per avere fede o per aumentarla… tutto ciò di cui abbiamo bisogno e di guardare a Colui che e fedele, riposarsi interamente in Colui che amiamo ". Quella lettera cambio la vita di Taylor. Egli scrisse, infatti: "Dio mi rinnovò completamente". Il rinnovamento spirituale di Taylor intervenne in tempo per sostenerlo durante un periodo di grandi prove.

Poco dopo il periodo natalizio, nel gennaio del 1870, i Taylor fecero i preparativi per mandare i loro quattro Figli più grandi a scuola in Inghilterra. Ma per questa famiglia così unita, la prospettiva della separazione si profilava traumatica. La cosa fu così grave che Sammy, un bambino fragile di appena cinque anni, non sopportò la cosa e morì un mese dopo. Malgrado questa tragedia i Taylor rimasero fermi nella loro decisione di mandare i figli in Inghilterra. A marzo i Taylor salutarono gli altri tre ragazzi con il cuore pesante. I bambini non immaginavano che i baci e gli abbracci che davano alla madre sarebbero stati gli ultimi. Durante la calda estate che seguì, Maria, in uno stato avanzato di gravidanza, si ammalò gravemente. All'inizio di luglio diede alla luce un figlio che sopravvisse meno di due settimane. Pochi giorni dopo anche Maria morì all'età di trentatré anni. Senza Maria, Taylor si sentiva smarrito. Egli si era appoggiato molto sull'aiuto e sul discernimento di lei, e gli mancava molto il suo profondo affetto. Sentiva fortemente la mancanza della compagna di cui era stato privato, e questo, senza dubbio, influenzò la sua decisione di visitare Yangchow nei mesi che seguirono alla morte di Maria. In quella località trascorse del tempo con Jennie Faulding, una missionaria nubile ventisettenne, che era stata una buon'amica di famiglia sin da quando erano arrivati insieme in Cina. L'anno dopo s'imbarcarono per l'Inghilterra, dove si sposarono. Tornando in Inghilterra, Taylor ebbe la gioia di riunirsi con i figli, ma trovò anche un sovraccarico di lavoro amministrativo ad attenderlo.

Le missionarie nubili erano comuni nella Missione. Da molto tempo Taylor si era reso conto della loro disponibilità e della loro potenziale efficacia nel ministero. Le donne cinesi, che erano più aperte degli uomini, potevano essere raggiunte con efficacia solo dalle donne missionarie. Taylor dimostrò l'alto grado di fiducia che aveva nelle donne, nel 1877, Egli si trovava nuovamente in Inghilterra con Jennie e i bambini, quando gli giunse notizia che terribili carestie stavano devastando il Nord della Cina. C'era disperato bisogno di soccorso, e si prospettava una straordinaria opportunità per l'evangelizzazione. Si erano già presentate delle volontarie per la Missione, ma non c'era nessun disponibile per guidarle. Taylor stesso era ammalato, e chi altri conosceva la Cina, la sua gente e la lingua abbastanza bene per guidare la spedizione? La risposta fu ovvia: Jennie. Ma la decisione per lei non fu facile, perché doveva lasciare un marito in cattiva salute e sette figli (due propri, i quattro di Taylor avuti da Maria, e un'adottata). Taylor la incoraggio fortemente ad andare.

 

Scrivendo a potenziali candidati, egli aveva precisato: "Se intendi che tua moglie sia soltanto una moglie, casalinga e amica, e non una vera missionaria, non unirti a noi". Jennie fu "una vera missionaria". Seguita da un gruppo di donne nubili, partì per l'interno della Cina del Nord, dove lei e le sue compagne d'opera lavorarono fino a quando Hudson, con altre reclute, le raggiunsero l'anno seguente.

Più Hudson viaggiava e lavorava in Cina, più sentiva il dovere di evangelizzare quell'immensa popolazione. Così egli si esprimeva: "Le anime muoiono dappertutto per mancanza di conoscenza; più di mille ogni ora vanno definitivamente a incontrare la morte e le tenebre". Sebbene il compito sembrasse impossibile, Taylor aveva escogitato un piano. Se fosse riuscito ad avere mille evangelisti, e se ognuno di essi avesse potuto raggiungere con il vangelo duemilacinquecento persone, l'intera Cina sarebbe stata evangelizzata in poco più di tre anni. Il piano non era realistico e il suo obiettivo non fu mai raggiunto, ma, nonostante ciò, la Missione lasciò un'impronta indelebile sulla Cina. Entro il 1882 la Missione era penetrata in ogni provincia, e nel 1895, a trent'anni dalla sua fondazione, aveva più di 650 missionari consacrati al lavoro in Cina.

L'obiettivo principale della Missione non era di fare convertiti o di fondare chiese cinesi, ma di diffondere la conoscenza del vangelo in tutto l'impero, nel modo più veloce possibile. Tale politica non fu saggia. L'ostilità verso gli stranieri sfociò nella ribellione del partito dei Boxer. Gli ultimi anni del XIX secolo furono carichi di tensione e di inquietudine, e sulla Missione per l'Interno della Cina si addensavano nubi minacciose. Mano a mano che il potere imperiale si schierava con i conservatori, la situazione degli occidentali diventava sempre più precaria, finché, nel giugno del 1900, un decreto imperiale di Pechino ordinò la morte di tutti gli stranieri e l'annientamento del cristianesimo. Seguì il più grande olocausto della storia missionaria protestante: centotrentacinque missionari e cinquantatre figli di missionari furono brutalmente uccisi senza pietà. Taylor si trovava isolato in Svizzera mentre cercava di riprendersi da un forte esaurimento fisico e mentale, e le notizie che giungevano dalla Cina, sebbene attenuate da coloro che si prendevano cura di lui, quasi lo sopraffecero. Non si riebbe mai totalmente dal trauma. Nel 1902 si dimise dall'incarico di direttore generale della Missione e soggiornò con Jennie in Svizzera, fino alla morte di quest'ultima nel 1904.

L'anno seguente Taylor torno in Cina, dove morì in pace un mese dopo il suo arrivo. Negli anni che seguirono, la Missione per l'Interno della Cina continuò a crescere. Intorno al 1914 era diventata l'organizzazione missionaria straniera più grande del mondo, raggiungendo nel 1934 il suo apice con 1568 missionari. Dopo la salita al potere dei comunisti, nel 1950, la Missione fu espulsa dalla Cina insieme con le altre società missionarie. Nel 1964, dopo cento anni di servizio, la Missione per l'Interno della Cina cambiò il suo nome in "Overseas Missionary Fellowship", un nome più rappresentativo delle sue crescenti iniziative missionarie in Oriente.

 

JONATHAN GOFORTH

:: Jonathan Goforth

 

Tra tutti i missionari che operavano in Oriente durante il XIX e XX secolo nessuno vide un immediato e grandioso responso al suo ministerio come Jonathan Goforth, il quale, secondo alcuni, fu il più grande evangelista della Cina. La Cina fu la base principale di Goforth, ma egli operò anche in Korea e Manciuria, e ovunque andasse lo seguiva un risveglio.

Goforth era il settimo di 11 figli, nacque nell'Ontario nel 1859 e fu allevato da una madre che con costante devozione pregava con lui e lo ammaestrava nella lettura della Parola.

All'età di 18 anni si convertì e si dedicò completamente all'opera del Signore, dopo aver letto "Le memorie di Robert Murray McCheyne".

La sua chiamata alle missioni comunque, non arrivò che più tardi, quando fu scosso dall'appello del Dott.George Mackay, un veterano delle missioni,

 

proveniente da Formosa.

Mackay aveva viaggiato per due anni attraverso il Canada cercando invano di convincere alcuni giovani ad andare a Formosa. Il messaggio di Mackay si fissò nella coscienza del giovane Goforth. Quando sentì queste parole si sentì coperto di vergogna e da quel giorno decise di prendere la strada di missionario in terra straniera. In preparazione per il suo ministerio Goforth frequentò la scuola biblica di Knox, dove si distinse per il suo zelo nell'evangelizzazione. Durante la settimana consacrava molto tempo ad andare di casa in casa per guadagnare anime a Cristo. Quando il direttore dell'istituto biblico gli domandò in quante case era andato a bussare dal mese di Giugno ad Agosto, rispose 960! Fu in questo periodo che Goforth incontrò Rosalind Smith, una studentessa d'arte che sembrava l'ultima persona adatta a diventare la moglie di un missionario. Ma in qualche modo Rosalind riuscì a vedere al di là dell'apparenza di quest'uomo, percependo il grande potenziale che lui aveva come servitore di Dio. Fu amore a prima vista per lei. Più tardi negli anni però cominciò a gustare i primi assaggi dei sacrifici che avrebbe dovuto affrontare tutta la sua vita come moglie di Jonathan Goforth. I primi sogni romantici infatti furono infranti quando lui chiese di devolvere i soldi destinati all'anello di fidanzamento per della letteratura cristiana!

Dopo la sua graduazione nella scuola biblica in Canada, Goforth si iscrisse al CIM (Missione interna cinese) ottenendo il favore dei suoi amici studenti che si offrirono di raccogliere i fondi per aiutarlo ad andare in Cina. Prima della partenza egli viaggiò per il Canada presentando il suo progetto per la missione. I suoi messaggi erano così potenti che riuscivano a cambiare e ad entusiasmare molte vite. Il 19 Gennaio 1888 centinaia di credenti si radunarono nella stazione di Toronto per dire addio alla famiglia Goforth che partiva per servire il Signore in Cina.

 

Poco dopo il loro arrivo, Hudson Taylor scrisse loro: "Sono 10 anni che la nostra missione si sforza di penetrare nel sud della provincia di Honan e ci siamo appena entrati. Fratello, se volete entrare in questa provincia, dovrete avanzare in ginocchio". Le parole di Hudson Taylor "avanzare in ginocchio" divennero il motto della missione di Goforth per entrare nel sud di Honan. Qui non passò molto tempo che le difficoltà e le separazioni provarono duramente la loro consacrazione. Soffrirono molte malattie e videro cinque dei loro undici figli morire prematuramente sotto i loro occhi. Il fuoco, le inondazioni e le scorrerie dei banditi li lasciarono spesso spogliati di ogni possessione. La prova più severa che dovettero attraversare fu nel 1900, durante il periodo della ribellione dei "Boxer": una fuga di 1500 Km nel caldo afoso, portando con loro uno dei figli gravemente ammalato. Attraverso tutto questo la loro visione per le anime perdute in Cina non diminuì mai.

Fin dai primi anni in Cina, Goforth era conosciuto come un potente evangelista che predicava a folle a volte di 25.000 persone in una volta. Per maneggiare la spada della parola con grande abilità, Goforth l'affilava per mezzo dello studio quotidiano senza sosta. Invece di ergersi contro gli idoli egli esaltava il Cristo crocifisso che attirava i peccatori e li persuadeva a rinunciare ai loro vani desideri. Egli fu avvertito di non parlare di Gesù al primo approccio con i pagani, a causa del loro pregiudizio, consiglio che Goforth ignorò ripetutamente. L'unico approccio che conoscesse era diretto. Il metodo usato per raggiungere la popolazione cinese fu veramente originale per quei tempi. La loro casa, con mobili di stile europeo e un organo, era oggetto di grande curiosità per i cinesi, e i Goforths sfruttarono questo rinunciando volontariamente alla loro intimità e invitando le persone a visitarli per stabilire un legame di amicizia con loro.

I visitatori venivano anche da altre province, a volte anche più di duemila alla volta, e prima di portarli in visita a gruppi Jonathan dava un messaggio evangelistico. Così a volte le persone rimanevano per parlare ancora. Rosalind invece ministrava alle donne che radunava nel giardino. Jonathan predicava una media di otto ore al giorno, e in cinque mesi 25.000 persone furono evangelizzate. Il suo metodo di evangelizzazione fu criticato dai suoi colleghi, ma preparò la via per il suo ministerio futuro di evangelista itinerante. Egli scriveva: "Alcuni pensano che ricevere visitatori in casa non è vero lavoro missionario, ma io non la penso così. Io mi prodigo a fare amicizia con la popolazione e poi raccolgo i risultati quando vado a predicare nei loro villaggi. Spesso le persone si radunano intorno a me e dicono: "Noi siamo stati a casa tua e ci hai accolti come amici mostrandoci la casa" E quasi sempre mi portano una sedia, un tavolo su cui poggiare la Bibbia o del te".

 

La ribellione dei Boxer nel 1900 interruppe l'opera missionaria di Goforth, e dopo essere ritornati in Canada per un breve periodo egli stabilì un nuovo piano di azione per l'evangelizzazione. La sua idea era di affittare una casa in una città importante, passare un mese ad evangelizzare e poi sistemarsi in un altro centro. Sua moglie avrebbe predicato nel cortile della casa durante il giorno, mentre lui e i suoi aiutanti nelle strade e nei villaggi vicini. La sera avrebbero celebrate un culto insieme e alla fine del mese avrebbero lasciato uno dei loro aiutanti per istruire i nuovi convertiti, mentre tutto il gruppo sarebbe andato in un altro centro. Dopo aver stabilito un certo numero di centri sarebbero tornati periodicamente a visitarli.

Quando Rosalind ascoltò questo piano il suo cuore diventò come piombo. L'idea era impressionante, ma non adatta a una vita familiare. Esporre i piccoli alle malattie infettive che erano così diffuse nei villaggi era troppo rischioso e lei non poteva dimenticare facilmente le quattro piccole tombe già seminate sul suolo cinese. Inizialmente si oppose, ma Jonathan andò avanti convinto che fosse la volontà di Dio. Lei scrive: "Mio marito mi supplicò giorno dopo giorno: "Rosalind, il posto più sicuro per te e per i nostri figli e la via dell'ubbidienza. Tu pensi a proteggere i nostri figli in casa, ma Dio può mostrarti che stai sbagliando".

Poco tempo dopo Wallace cadde ammalato di dissenteria asiatica e per quindici giorni dovemmo lottare per salvarlo. Mio marito mi disse: "Sottomettiti a Dio prima che li perdiamo tutti!" Ma io trovavo Jonathan duro e crudele. Poi la nostra piccola Costance fu colpita dalla stessa malattia. Allora Dio si rivelò a me come un padre nel quale potevo confidare per salvare i miei figli. Chinai il capo e dissi: "Oh Dio, e troppo tardi per Costance, ma ho fiducia in Te, proteggi i miei figli. Andrò dove tu vorrai!"

 

Leggendo la biografia di Carlo Finney, Goforth imparò che i credenti non possono aspettarsi una grande mietitura di anime in risposta alle loro preghiere senza rispettare le leggi che governano la mietitura spirituale, come un contadino non può chiedere una mietitura materiale senza tener conto delle leggi della natura. Così egli prese la risoluzione di scoprire quali fossero queste leggi e osservarle a qualsiasi costo. Si lanciò in uno studio approfondito sullo Spirito Santo e scrisse le sue note ai margini della sua Bibbia cinese. Quando cominciò ad insegnare queste lezioni ai credenti ci fu una grande scossa che li portò alla confessione dei peccati.

Il ministerio di risveglio di Goforth cominciò con potenza nel 1907, quando insieme ad un altro missionario predicò in Korea con un risultato sorprendente di conversioni. Dalla Korea Goforth si spostò in Manciuria, una regione desolata e ostile dove ebbe una grande delusione. I credenti non pregavano come avevano promesso e la chiesa era divisa. Dopo il primo culto, solo nella sua camera, cadde in ginocchio scoraggiato e disperato. Dio rispose alla sua insistenza mandando un desiderio così grande di pregare nelle chiese e una convinzione così profonda di peccato, che non soltanto ci fu una purificazione tra i credenti, ma anche le anime perdute vennero in gran numero e trovarono la salvezza.

Egli scrisse: "Una volta, sul pulpito, mi sono inginocchiato un momento, come di solito, per pregare. Quando guardai l'assemblea mi sembrò che tutti, uomini donne e bambini presenti, erano in preda ai dolori del rimorso e del giudizio. Le lacrime rigavano i volti e ci fu confessione di ogni tipo di peccati. La chiesa viveva la reputazione di essere una chiesa morta e senza speranza, tuttavia prima che io pronunciassi una sola parola o cantassi un solo inno, e prima della preghiera, quest'opera meravigliosa era cominciata. Non c'è altra spiegazione: Fu lo Spirito di Dio che operò in risposta alle preghiere delle chiese di Moukden, Leao-yang e altri luoghi della Manchuria che avevano già vissuto questo stesso risveglio". Jonathan restò sempre un umile servo di Dio, perché consapevole che l'opera non era sua, ma apparteneva allo Spirito di Dio. Chan-Si è conosciuta come la provincia dei martiri. Un dottore cinese raccontò a Goforth che aveva assistito alla morte di cinquantanove missionari: "Tutti avevano affrontato il boia nella più grande calma. Una ragazzina con i capelli rossi chiese al governatore: "Perché dobbiamo morire? I nostri medici non sono venuti da paesi lontani per consacrare la loro vita a servire la vostra nazione? Numerosi ammalati non sono stati guariti? I ciechi non hanno recuperato la vista É a causa del bene che abbiamo fatto che noi dobbiamo morire" Il governatore chinò il capo e non rispose, ma un soldato afferro la bambina per i capelli e le tagliò la testa con un sol colpo. Tutti i martiri morirono con un sorriso di pace. In mezzo al gruppo vi era una donna che parlava con gioia al suo figlio. Un colpo di sciabola la uccise, ma suo figlio continuò a tenerle la mano. Dopo un altro colpo cadde, e un piccolo cadavere scivolò accanto a sua madre."

In questa provincia di martiri Dio mandò i Goforth otto anni dopo, ed ecco ciò che accadde:"A Chuwahsien, poco dopo aver cominciato a parlare, vidi numerosi ascoltatori che chinavano il capo convinti di peccato, mentre le lacrime rigavano i loro volti. Il risveglio, che cominciò così, continuò per quattro giorni, e ogni tipo di peccato fu confessato. Il delegato regionale si meravigliò vivamente sentendo confessare degli omicidi, furti e crimini di ogni tipo, confessioni che lui solo avrebbe potuto strappare per mezzo della frusta, lasciando le vittime mezze morte. A volte, dopo un culto di tre ore e più, la gente tornava a casa per continuare a pregare. Anche di notte si trovavano piccoli gruppi radunati in diversi posti che pregavano fino all'alba".

Alcuni dei colleghi di Goforth rimasti a casa erano disturbati dai continui rapporti di pianti, di confessioni di peccato e di versamenti dello Spirito Santo, provenienti da quelle estremità della terra. Alcuni lo tacciarono di "fanaticismo" e di "Pentecostalismo", ma Goforth ignorò il criticismo e continuò instancabile a predicare. Nel 1918 tenne una campagna di due settimane con i soldati cinesi sotto il comando del generale Feng, anche lui convertito. Il responso fu sorprendente: quasi 5000 soldati e ufficiali presero parte alla santa cena!

 

Insieme ai tanti successi, Goforth dovette affrontare problemi molto seri. Nel nord di Honan la chiesa cattolica seguì attentamente i risvegli spirituali con il piano di assorbire nuovi credenti nel cattolicesimo offrendo loro cibo, lavoro e scuole. Goforth però era fermo nelle sue convinzioni: "Non possiamo offrire queste agevolazioni, ma non competeremo con Roma comprando le persone per fare cristiani di riso ". Il Signore comunque onorò la sua posizione riportando molti credenti nelle sue chiese.

Un altro problema che lo assillò, riguardava la direzione della missione. Egli entrò spesso in conflitto con le regole del comitato direttivo a causa delle sue convinzioni riguardo la guida personale dello Spirito Santo. Goforth non domandava privilegi speciali per se stesso, ma insisteva che ogni missionario avesse la libertà di condurre il suo lavoro secondo la guida personale dello Spirito. Durante gli anni i suoi problemi non diminuirono e il confronto si fece sempre più grande. Nel 1920 arrivarono nuovi missionari in Cina che criticarono il suo operare, ed egli si sentì incapace di fermare l'ondata. L'unica soluzione era quella di continuare a predicare come mai prima, dimostrando la potenza del Cristo. Quando quasi tutti i missionari erano caduti sotto i colpi della malattia o si erano ritirati in pensione, Goforth a 73 anni continuava il suo ministerio di risveglio nonostante fosse stato colpito dalla cecità. Un giorno, dopo l'evangelizzazione, dovette tornare a casa a tastoni. Dopo essere rimasto un momento accanto a sua moglie, le disse a bassa voce: "Temo che la retina del mio occhio sinistro si sia spostata". La perdita completa della vista gli causò una grande tristezza e fu una tragedia della quale tutti ne risentirono. Nello stesso periodo una lettera annunciava la necessità di ridurre fortemente la somma che ricevevano come aiuto, al punto che gli sembrò impossibile poter continuare l'opera. Fu una grande prova nella sua vita, ma egli rivolse il suo cuore verso Dio e una volta vinto lo scoraggiamento continuò a predicare. Nel 1933, 778 convertiti furono battezzati! Finalmente i Goforth cedettero all'insistenza dei credenti del Canada che volevano il loro ritorno per esortare le chiese a mandare più missionari. Nei preparativi del viaggio si seppe che 966 convertiti erano stati battezzati nel 1934. Il culto della partenza fu uno dei più commoventi di tutta la storia dell'opera missionaria. A motivo della sua cecità Goforth non poteva vedere le decorazioni della chiesa, ma i credenti con grande gioia gli descrivevano ogni dettaglio. I predicatori che portarono la parola lo fecero piangendo. Uno di loro disse: "Ora Elia sta per lasciarci e ciascuno di noi deve trasformarsi in un Eliseo".

All'ora della partenza, sulla banchina della stazione si era adunata una moltitudine di credenti che piangevano. Goforth, seduto vicino alla finestra del treno, col viso rivolto verso di coloro che amava tanto ma che non poteva vedere, continuava a fare cenni con la testa, alzando gli occhi verso il cielo, ricordando loro la beata speranza di una riunione lassù.

All'età di 74 anni, ritornato in Canada, egli spese gli ultimi 18 mesi della sua vita viaggiando e predicando in quasi 500 riunioni. Andò così verso la fine, predicando quattro volte ogni Domenica, prima di morire pacificamente nel sonno. Cinque anni dopo che Jonathan si addormentò nel Signore, Rosalind andò a raggiungerlo. Le sue ultime parole furono: "Il Re mi chiama! Sono pronta".

Facciamo nostro per sempre il loro grido di guerra: "Non per potenza ne per forza, ma per lo Spirito mio, dice l'Eterno degli eserciti".

ADONIRAM JUDSON

:: Adoniram Judson 1788-1850

 

Missionario pioniere tra gli indigeni della Birmania (Myanmar), la vita di Adoniram Judson può; portarci indietro nella storia fino ai tempi dei Padri Pellegrini che dall'Inghilterra partivano alla volta delle Americhe, attraversando l'oceano Atlantico.

Adoniram Judson

Nacque a Malden, Massachusetts, figlio di un pastore evangelico e di una pia donna di nome Abigail Brown. Suo padre gli insegnò a leggere quando aveva ancora tre anni, a dieci anni conosceva il latino e il reco ed era una valido studente in teologia.

Le sue capacita intellettive erano indubbiamente straordinarie e la proprietà di acquisire nozioni sempre nuove era rafforzata dal suo perseverante impegno che riservava ad ogni sua impresa. All'età di sedici anni iniziò i suoi studi alla Brown University e tre anni dopo terminò laureandosi con lode.

Il suo passo successivo fu quello di frequentare il Seminario Teologico di Andover. Fu in questo periodo della sua vita che le parole del Maestro: «Andate per tutto il mondo e predicate l'Evangelo ad ogni creatura …» continuavano incessantemente a risuonare nel suo cuore.

L'appello missionario era pressante e nel 1810 divenne uno dei fondatori della Commissione Americana per le Missioni Estere e, due anni dopo, insieme a sua moglie Ann, con la quale si era appena sposato, partirono per le Indie Orientali.

Quando il governo indiano di allora rifiutò di farli entrare nel paese, cambiarono destinazione recandosi in Birmania dove servirono il Signore con enormi sacrifici per sei lunghissimi anni prima di vedere un'anima convertirsi all'Evangelo.

Quegli anni furono segnati da tremende malattie, da solitudine e dalla morte del primo figlio. Judson fu imprigionato per circa due anni mentre sua moglie continuava a visitarlo fedelmente e a fargli avere di nascosto libri, carte

Adoniram Judson e moglie

e note di vario genere che gli sarebbero servite per tradurre la Bibbia in lingua Birmana. Subito dopo il suo rilascio dalla prigione, la moglie e la loro figlia Maria morirono di una febbre maligna che le consumò lentamente.

Opuscolo evangelizzazione birmano

Judson si ritirò all'interno del paese in una sorte di isolamento e di solitudine per terminare la traduzione della Bibbia in lingua Birmana.

Nel 1845 ritornò negli Stati Uniti per un breve periodo, ma il suo ardente desiderio di conquistare birmani al Signore fu così forte che lo spinse a tornare nuovamente in Oriente dove, poco tempo dopo morì.

Quando era giovane amava dire: «Non lascerò la Birmania fino a quando la croce di Cristo non sarà piantata in queste terre stabilmente!».

Trent'anni dopo la sua morte si potevano contare, grazie anche alla sua opera evangelistica, sessantatre comunità cristiane evangeliche,centosessantatre missionari e più di settemila convertiti e battezzati in acqua.

 

ROBERT RAIKES

La Scuola Domenicale è, molto probabilmente, la più grande iniziativa di carattere spirituale mai realizzata nel seno del cristianesimo secondo l’Evangelo. Il suo fondatore fu Robert Raikes, editore del Giornale di Gloucester, città della Gran Bretagna

Dopo aver invano tentato di avviare delle riforme sociali riguardanti lo stato dei carcerati nelle prigioni inglesi, Raikes si convinse che fosse più opportuno “prevenire invece di curare”. Questo suo desiderio lo spinse a frequentare i bassifondi della città per rendersi conto personalmente delle condizioni nelle quali versavano i bambini e i ragazzi del tempo: sfruttati nelle miniere di carbone.

La corruzione e lo stato di degrado in cui si trovavano questi fanciulli scosse profondamente Robert Raikes. La prima cosa che fece fu quella d’incontrarsi con il Pastore Thomas Stock, del villaggio di Ashbury nello Berkshire per chiedere consiglio sul da farsi. Chiedendo lumi al Signore, si convinsero che la miglior cosa da fare fosse quella di aprire una scuola nell’unico giorno libero per quei ragazzi: la domenica.

Il “clero” protestante locale non accolse favorevolmente l’iniziativa, fu allora che per la prima volta alcuni semplici credenti si disposero ad utilizzare l’unico Manuale di Scuola Domenicale reperibile: la Sacra Bibbia.

 

La Scuola della Domenica era aperta a tutti, anzi, il desiderio di Raikes fu proprio quello di “raccogliere” dalle strade proprio i bambini più bisognosi ed emarginati e non soltanto quelli che frequentavano le chiese locali. Il Movimento della Scuola Domenicale iniziò nel luglio 1780 quando la signora Meredith svolse la prima lezione nella sua abitazione di Souty Alley. Alle prime riunioni potevano partecipare soltanto i ragazzi. Raikes iniziò quindi a scrivere i primi Schemi della Lezione e quindi i primi Manuali che consistevano in uno Schema Sistematico di letture bibliche per argomenti o per brani della Bibbia ai quali veniva data una spiegazione espositiva. La Bibbia rimaneva sempre il libro di testo di ogni lezione. Più tardi si permise anche alle ragazze di frequentare le riunioni della Scuola Domenicale. A fronte dell’innegabile beneficio sociale e sopratutto, spirituale, nei due anni successivi furono aperte altre Scuole della Domenica nella città di Gloucester e nei suoi dintorni. Il 3 novembre 1783, Raikes scrisse e pubblicò sulle colonne del suo giornale un resoconto dell’opera svolta fino ad allora. Fu data la notizia delle Scuole Domenicali nell’allora famoso Gentlemen’s Magazine ed un anno più tardi sulla Armenian Magazine.

Robert Raikes andò con il Signore nel 1811. Nel 1831, le Scuole Domenicali della sola Inghilterra rendevano il loro servizio a 1.250.000 bambini, circa il 25% della popolazione di allora.

 

GUIDO FRIDOLIN VERBEEK

Una figura poco conosciuta tra i “grandi nomi” delle missioni mondiale. Nato a Zeist, vicino Utrecht, in Olanda, il

23 gennaio 1830, ha un nome che ci fa pensare alle sue origini italiane (anche se non esistono fonti storiche che lo possano provare).

Sesto di Otto figli di una famiglia di Moravi, studia al Politecnico di Utrecht e nell’Accademia Morava di Zeist. Parla correttamente, oltre alla sua lingua madre, il tedesco, il francese e l’inglese. Nel 1852, si trasferisce negli U.S.A., dopo due anni si ammala di colera; la malattia lo costringe a letto per più di un mese, tempo nel quale avrà modo di riflettere sulla sua condizione spirituale. Durante la malattia riconsacra la sua vita al Signore e decide, se Dio lo avesse fatto sopravvivere, di recarsi missionario all’estero. Così fu, si iscrive all’Auburn Theological Seminary di New York, un seminario teologico fondato da evangelici Presbiteriani per preparare quei credenti che sentivano una chiamata divina per le missioni estere.

Il 15 aprile del 1859 si reca a Philadelphia per sposarsi con Maria Manion, una credente che aveva frequentato lo stesso seminario. Il 7 maggio, i giovani sposi lasciano il porto di New York alla volta del Giappone, per arrivare a Nagasaki il 7 novembre dello stesso anno: si apriva davanti a loro una nuova vita, in un nuovo Paese.

Guido Fridolin Verbeek 1830-1899

Per circa quarant’anni Guido Fridolin svolge in Giappone un lavoro enorme, oltre che evangelistico, anche a livello educativo, infatti, contribuisce alla formazione della struttura universitaria nazionale e diviene uno degli scrittori del volume I Lineamenti Storici dell’Educazione Giapponese, presentato alla prima Fiera Mondiale Americana, in occasione del centenario per la firma della Carta d’Indipendenza degli Stati Uniti, nel 1876.

Sul “fronte evangelistico”, invece, svolge una parte attiva e determinante per il progresso delle varie missioni evangeliche (composte prevalentemente da Riformati, Battisti e Metodisti), quando ancora la predicazione dell’Evangelo era avversata. Si narra un episodio collegato a Guido Fridolin: la conversione di Wakasa, un ufficiale Giapponese, comandante delle forze militari di Nagasaki. L’uomo un giorno vide qualcosa galleggiare sulle acque della baia; mandò un suo sottoposto a prenderlo e scoprì che si trattava di un Nuovo Testamento scritto in inglese. L’ufficiale, incuriosito, si mise alla ricerca di qualcuno che potesse leggerglielo, così entrò in contatto con il Fridolin che lo condusse alla salvezza in Cristo, attraverso la lettura e lo studio della Parola di Dio, e che battezzerà in acqua qualche mese più tardi.

Passaporto speciale rilasciato a Fridolin dal governo giapponese

Questo episodio ispirò Guido Fridolin Verbeek a far parte del comitato di traduttori e redattori per la traduzione della Bibbia in Giapponese, nel 1887, nel quale lavorarono anche altri missionari per quindici lunghi anni.

Già nel 1868, per la stima che nutrivano nei suoi confronti, il Fridolin fu chiamato a Tokyo dove visse per nove anni contribuendo allo sviluppo del sistema educativo giapponese, divenendo anche preside dell’università della capitale. Come segno di grande apprezzamento fu chiamato a far parte della prima delegazione del Governo Giapponese

in visita ufficiale in Europa. Inoltre, fu anche insignito dell’onorificenza del Sol Levante dall’Imperatore del Giappone.

Ma Guido Fridolin Verbeek aveva un ben più nobile obiettivo, quello di seminare l’Evangelo della Grazia, attraverso traduzioni, insegnamenti, la predicazione della Parola di Dio ed una condotta irreprensibile, nel Paese del Sol Levante, ed in vista di un premio ben più grande: ricevere la corona della gloria direttamente dal Re dei re e dal Signore dei signori, che aveva amato e servito per quarant’anni in quel lontan Paese.

 

JOHN GRIFFITH

 

 

Una missione nel cuore

Riassumere in poche righe la vita di un grande missionario, che ha consacrato cinquanta anni della propria esistenza in Cina, affrontato innumerevoli pericoli e sofferto persecuzioni, è un’impresa praticamente impossibile. Ci faremo aiutare da alcune note autobiografiche scritte da Griffith John stesso e toccheremo alcune tappe importanti della sua vita missionaria, così come le troviamo riportate nel libro di circa seicento pagine scritto da R. Wardlaw Thompson, Segretario Generale della Società Missionaria di Londra, nel 1906.

“Sono nato a Swansea, nel Galles, il 14 dicembre del 1831. Mio padre era capomastro, un uomo buono e robusto. Combinava queste sue qualità per tradurle in tenacia perché non si spaventava del lavoro da compiere e lo portava sempre a termine facendolo bene.

Mia madre morì di colera nel 1832 quando avevo otto mesi. La perdita di mia madre in quella tenera età fu la privazione più grande della mia vita. Mia zia, sorella di mio padre, si prese cura di me in modo amorevole e straordinario. Fu lei, infatti, a portarmi ai piedi di Cristo: la sua devozione, la sua costanza nel frequentare la comunità locale, la sua partecipazione alle riunioni di preghiera… furono tutti elementi determinanti per la mia esperienza di salvezza. Sapevo di essere un peccatore e sapevo pure che c’era un Salvatore. Mia zia era membro di un gruppo di preghiera della Ebenezer Chapel e fu lì che innalzai la mia prima preghiera a Dio e da lì iniziai a fare i miei primi passi nella fede, crescendo nella conoscenza di Dio e nell’esperienza cristiana.

John Griffith

Proprio durante quel periodo si trasferì a Swansea, William Rees, un uomo dabbene e ferrato nelle Scritture, divenne subito il mio “eroe” e rivestì alcuni incarichi nella Ebenezer Chapel. Divenne insegnante della Scuola Domenicale ed io ebbi il grande privilegio di diventare uno dei suoi alunni: fui sempre sinceramente grato a Dio per questo, perché i suoi insegnamenti nella Scuola Domenicale hanno indelebilmente segnato la mia vita. Ho passato tre indimenticabili anni della mia vita nella sua classe e durante quel periodo ho ‘imparato ha pensare’, a riflettere, a ponderare le cose; come sua abitudine il Sig. Rees ci incoraggiava ad imparare a memoria porzioni della Scrittura e, alla fine dei tre anni nella sua classe di Scuola Domenicale, avevo imparato a memoria un considerevole numero di Salmi, buona parte del Libro dei Proverbi e dell’Ecclesiaste nonché una bella porzione del Nuovo Testamento. Mio cugino era più bravo di me in questo e spesso venivamo chiamati dal nostro Pastore, durante i culti serali stracolmi di persone, a recitare un Salmo o a dire a memoria il brano bilico del sermone davanti a tutti. Questo, indubbiamente, mi faceva tenere sempre in esercizio e la Parola di Dio ormai permeava la mia vita.

Poco tempo dopo (avevo dodici anni) il fratello Rees mi trovò un lavoro nella cittadina di Onllwyn composta in larghissima parte di minatori; facevo da garzone nell’emporio del Sig. Williams, un uomo pio, più interessato alla salute spirituale dei minatori che ai suoi affari. Ero ospite a casa sua e mi considerava più un figlio che un dipendente.

Fu proprio a Onllwyn che feci il mio primo sermone (avevo quattordici anni), mi ricordo benissimo di quella sera, in una casa privata, durante una riunione di preghiera.

Fui terrorizzato, realizzai subito la mia insufficienza a tale compito e decisi di aspettare ancora qualche anno: prima dovevo crescere, imparare e studiare di più la Parola di Dio. Ma, all’età di sedici anni, fui chiamato di nuovo ad annunciare l’Evangelo ed il mio primo ‘vero sermone’ predicato sempre a Onllwyn fu ‘Non mi vergogno dell’Evangelo’ (Rom. 1:16).

Quella fu la prima di tante altre occasioni che mi portarono a viaggiare in tutto il Galles del sud dove mi conoscevano come ‘il predicatore ragazzo’.

Nel 1848 anche mio padre morì di colera: quello fu un altro brutto colpo, dipendevo totalmente da lui, mi sentii tremendamente solo ed invocai il Signore nella mia distretta ed Egli udì la voce del mio grido. I miei cari zii avevano già provveduto un posto per accogliermi ed il Pastore Jacob della Ebenezer Chapel avrebbe provveduto per i miei studi al College.

Fu proprio al Brecon College di Bedford che sorse in me un profondo ed inestinguibile desiderio di servire il Signore nelle missioni in Cina, la chiamata del Signore era inequivocabile!…”

Griffith John lasciò Bedford il 26 marzo del 1855, si sposò con Margaret Jane Griffiths - figlia di un missionario in Madagascar - il 13 aprile e partì per la Cina il 21 maggio. Fino al 1861 visse vicino a Shanghai poi si spostò - dopo aver evangelizzato Ping-hu, Sung-Kiang ed essersi imbattuti in moti di insurrezione popolare - ad Hankow dove stabilì una sede Missionaria nella parte centrale della Cina; da lì fece numerosi viaggi missionari nelle provincie circostanti dove fondò numerose altre missioni.

Nei suoi cinquant’anni di lavoro ha compiuto innumerevoli viaggi missionari, fondato opere di colportaggio, affrontato pericoli di ogni genere, scampato da morte violenta, costruito nuove chiese, stampato un gran numero di trattati evangelistici, tradotto il Nuovo Testamento e porzioni dell’Antico in Mandarino parlato e in dialetto Wen-li.

Griffith John celebrò il suo cinquantesimo anno di impegno missionario il 24 settembre del 1905, la sua vista non si era indebolita e le sue forze non erano scemate.

Nel suo ultimo discorso Griffith John riservò particolare enfasi all’opera d’insegnamento tra i fanciulli che, come lui bambino, furono indelebilmente segnati dalla Parola di Dio.

 

PIONIERI

 

Georg Müller

 

Georg Müller nacque in Prussia il 27 settembre 1805 e venne allevato nella cittadina di Heimersleben, dove suo padre era un esattore delle tasse. Benché questi provvedesse generosamente per lui, Georg rubava soldi in continuazione e ne spendeva la maggior parte in donne e birra. Può apparire strano il fatto che decidesse di

studiare teologia all’università di Halle, conoscendo un po’ il suo carattere irreligioso, ma a quel tempo la camera ecclesiastica nella Chiesa di Stato Luterana era una prospettiva sicura e piuttosto confortevole, con l’incentivo aggiunto di una grande casa, provveduta ai pastori per poter sistemare la propria famiglia, e di un considerevole rispetto da parte dell’intera comunità Non stupisce affatto, quindi, che la prevalente condizione spirituale della chiesa e dello stato fosse pessima. All’università Georg era conosciuto per la sua passione per il gioco d’azzardo, non certamente per la sua conoscenza Biblica, ed egli stesso ammise che passarono anni senza che mai aprisse la Bibbia, perché le materie principali del corso erano Dottrina, Teologia, Lingue Classiche, e gli scritti dei Padri della Chiesa. Tempo dopo poté stimare che tra più di 600 compagni di studi, la maggior parte dei quali con esperienza di predicazione, non più di una mezza dozzina avessero avuto una vera conoscenza o timore di Dio.

Georg Müller

Un giorno però un amico studente lo volle presentare ad un piccolo gruppo di credenti, ed egli andò per la curiosità di vedere quegli “anticonformisti”. Le riunioni pubbliche erano permesse solo sotto la direzione di predicatori istituiti dallo stato, ma c’era una certa libertà di incontrarsi in privato, fin tanto che non si parlava delle Scritture. Egli fu colpito dal calore e dalla sincerità di quei Cristiani, ma soprattutto da come si inginocchiavano davanti a Dio per pregare. Leggevano le Scritture, cantavano inni e pregavano, e in particolare lo colpì uno di loro che, aveva lasciato la sua famiglia benestante per servire come missionario verso la comunità ebraica della Polonia. Quale visione di un Dio Santo dovevano avere quegli uomini per sentirsi spinti ad umiliarsi sulle ginocchia davanti a Lui, e perfino mettere a rischio le loro vite e le comodità per servirLo? Tutti i suoi studi sembravano nulla a confronto della fede autentica di uomini. Georg Müller aveva incontrato il vero Cristianesimo, e la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Suo padre non fu per niente felice del nuovo zelo che Georg aveva trovato, realizzando che i suoi sogni di una tranquilla vecchiaia nella parrocchia si stavano dissolvendo davanti ai propri occhi. Se Georg si fosse deciso a perseverare nel suo “folle” proposito di servire Dio come un “povero” missionario, piuttosto che come un ecclesiastico di “buona fama”, allora non poteva più contare sul fatto che suo padre coprisse le spese dell’università. Georg doveva pensarci da solo. Egli mise la cosa davanti a Dio. Aveva bisogno di continuare i suoi studi di Greco ed Ebraico, se voleva testimoniare con efficacia ai Giudei d’Inghilterra, ed aveva anche fatto domanda alla Società Missionaria Ebraica di Londra, ma senza il sostegno economico di suo padre la cosa non sembrava possibile. Di lì a poco, però, avrebbe ricevuto la prima lezione sull’impegno di Dio a provvedere fedelmente per tutti i bisogni materiali della sua vita. Poco prima che iniziasse il nuovo semestre scolastico, fu invitato a dare lezioni private di tedesco a quattro professori americani, un’entrata economica che avrebbe adeguatamente coperto tutte le spese Questa lezione gli sarebbe stata di vantaggio negli anni successivi. L’impegno con la Società Missionaria Ebraica di Londra non era di quelli comodi. Doveva dedicare 12-14 ore al giorno allo studio dell’Aramaico, Caldeo, della scrittura Rabbinica, a memorizzare pagine della Torah, ore infinite sui libri tutto questo, quando il suo cuore bruciava per il desiderio di condividere la sua nuova fede per le strade di Londra. La sua salute, che non era mai stata forte (era stato esonerato dagli obblighi militari proprio per la sua salute cagionevole), lo costrinse a prendere una pausa dai suoi studi per spostarsi a Teignmouth una cittadina di pescatori sulla costa occidentale dell’Inghilterra, per un tempo di recupero; il dottore infatti gli aveva raccomandato aria di campagna e riposo. Georg soggiornò presso una famiglia Cristiana, e colse ogni occasione per predicare nelle chiese locali. Il suo inglese era lontano dall’essere perfetto, ma la sua predicazione era senza compromessi e diretta; così che, mentre alcuni nelle chiese apprezzavano le sue franche esortazioni, altri si sentivano infastiditi da quel forestie-

Bibbia

ro "troppo” zelante. Georg tornò a Londra, ma l’aria insalubre satura di smog lo costrinse a “scappare” una seconda volta. Müller era ora deciso a liberarsi dalle costrizioni della società missionaria, benché fosse il suo unico mezzo di sostentamento in un paese straniero. Se Dio aveva provveduto per lui perché studiasse in Germania, sarebbe ben stato capace di provvedere se avesse predicato in Inghilterra. Aveva solo pochi scellini in tasca, quando scrisse una lettera spiegando che doveva seguire la guida di Dio e predicare a tutti secondo le opportunità, e che non poteva più dedicarsi completamente al popolo Giudeo.

Poco tempo dopo, venne offerto a Georg l’incarico di pastore di una piccola comunità, che egli accettò a condizione che sarebbe stato libero di partire in qualunque momento sentisse che il Signore lo guidava altrove. Durante i due anni successivi non solo incontrò e sposò Mary Groves, ma dovette anche affrontare un’importante prova nel suo cammino Cristiano. Il suo piccolo salario era finanziato con la tassa per affittare le panche della chiesa; una pratica diffusa, secondo la quale i membri della chiesa davano in affitto ogni anno i propri posti, i migliori riservati a coloro che pagavano di più. Georg sentì che questa pratica non era cristiana, e diametralmente opposta all’insegnamento scritturale, secondo cui il ricco non doveva essere privilegiato rispetto al povero. Con un coraggioso passo di fede, egli abolì la tassa delle panche, e di conseguenza il suo salario, ponendo invece una cassetta delle offerte per chiunque si sentisse guidato a sostenerlo. Molti dei fratelli la considerarono una presa di posizione incauta e non sostenibile, e creò non poca apprensione nella sua nuova moglie. Qualche volta erano ridotti a disporre di pochi spiccioli, con l’affitto settimanale da pagare e la dispensa vuota, ma in qualche modo riuscirono sempre a coprire tutte le spese. Georg rifiutava sia di chiedere aiuto a qualcuno, sia di fare debiti, ritenendo questo non scritturale né saggio. Quindi giorno per giorno, uno scellino alla volta, un dono inaspettato, un pacchetto di cibo, poterono toccare con mano la fedele provvidenza del Signore. Ci furono momenti in cui la loro fede fu provata all’estremo, ma alla fine del loro primo anno il dettagliato diario di Georg rivelava che avevano ricevuto considerevolmente più denaro di quello che avrebbe procurato il salario. Georg era convinto: nessuno che mettesse la propria fiducia esclusivamente in Dio ci avrebbe perso. Nel corso dell’anno seguente Georg ebbe varie occasioni di andare a predicare a Bristol, città industriale in pieno sviluppo, traboccante di famiglie disperatamente povere e bisognose.

A quel tempo non era raro vedere bambini di sette anni lavorare nelle fabbriche dodici ore al giorno, di cinque anni lavorare dalle 06:00 alle 20:00 nell’industria della ceramica, mentre nelle miniere di carbone dovevano strisciare attraverso gallerie non più alte di mezzo metro, spingendo i loro carichi di carbone, spesso dovendo subire severe punizioni se venivano visti rallentare il lavoro. Per tali bambini le scuole non erano altro che un sogno lontano. Si sentì fortemente chiamato da Dio ad andare in quei luoghi di grande bisogno, dove poteva essere più utile, e quando fu invitato a pasturare una piccola chiesa nel cuore della città, accettò la sfida. Si trattava di un altro enorme passo di fede, tanto

Ashley Down Bristol

più che sua moglie era incinta, ma nel luglio 1832 la famiglia Müller si trasferì a Bristol. Una settimana dopo si registrarono in città i primi casi di colera; i Müller erano arrivati in un luogo colpito da epidemia, e ovunque attorno a loro il funereo rintocco delle campane delle chiese ne annunciava le vittime. Georg trascorse i mesi seguenti conducendo i fratelli in veglie di preghiera, condividendo le Scritture, e pregando con moltitudini di persone ammalate o in punto di morte, non esitando a condividere il dolore e i rischi per certo Dio era in grado di proteggerlo, anche dal colera. L’epidemia che passò, con un solo membro della chiesa arreso al terribile male, e a Georg fu possibile concentrare la propria attenzione su un’opera che era vicina al suo cuore: fondare scuole per l’enorme numero di bambini che vagavano per le strade, affamati e sporchi, con ben poche possibilità di cambiare il loro destino. Egli pensò l’Istituto per la Conoscenza delle Scritture, che avrebbe fornito un’educazione ai bambini che non potevano pagarsi una scuola regolare, che sarebbe stato fondato sulla Bibbia, dove sarebbero stati impiegati solo maestri Cristiani, e finanziato con qualsiasi risorsa il Signore avesse provveduto, purché non chiesta pubblicamente e di provenienza Cristiana.

Houseport

Sua moglie, Mary, non si lasciò convincere facilmente, “Quanti soldi abbiamo? Solo uno scellino per pagare l’affitto e comprarci da mangiare, e tu vuoi aprire una scuola? Con cosa?” Non passò molto e una donna bussò alla porta, porgendo a Georg una busta con dentro 20 sterline. “Per letteratura biblica” disse. Quella fu la prima di molte offerte simili. Il denaro arrivò, la scuola aperta, e presto dozzine di bambini poveri cominciarono a passare ogni giorno per le sue porte. A volte qualcuno di loro doveva lasciare la scuola a causa delle difficoltà della famiglia, soprattutto se i genitori finivano nei debiti, o se i figli rimanevano orfani.

L’unica alternativa rimanevano allora i temuti ricoveri per poveri, dove criminali, pazzi e indigenti venivano alloggiati e ricevevano i pasti in comune. Georg era desolato; ci doveva essere un modo migliore per prendersi cura dei giovani, ma in Inghilterra non esistevano realtà come gli orfanotrofi. Georg decise di aprire una casa di accoglienza per orfani, per poter prender cura di tutti i loro bisogni, e Dio avrebbe provveduto i mezzi. Egli scrisse, “Certamente é desiderio del mio cuore essere uno strumento per aiutare le vite di bambini poveri, privi di entrambi i genitori; desidero anche fortemente vederli ammaestrati nelle vie di Dio, ma il fine primario dell’opera è che Dio possa essere esaltato dal fatto che gli orfani sotto la mia cura ricevano tutto ciò di cui hanno bisogno solo attraverso la preghiera e la fede, senza che nessuno sia spinto da me o dai miei compagni d’opera, affinché si possa vedere che Dio é ancora fedele e ascolta le preghiere”.

Georg aveva spesso ministrato a Cristiani sopraffatti dalla paura della vecchiaia, quando non sarebbero più stati in grado di lavorare e provvedere a se stessi, e sarebbero forse stati costretti dalla disperazione ad entrare in un ricovero per poveri. Aveva cercato di rassicurarli che Dio, come nostro Padre celeste, poteva e voleva prendersi cura di loro in modo reale e concreto, ma desiderava avere qualcosa da mostrare come prova evidente del fedele provvedimento del Signore. Nel novembre del 1835 pose la richiesta davanti a Dio, e sentì la rassicurazione della Parola del Salmo 81:10, “Allarga la tua bocca, e io la empirò”. Nei mesi seguenti cominciarono ad entrare finanze, insieme con una montagna di cose necessarie come piatti, lenzuola, tende, pentole e tegami, mobilio, nonché offerte di aiuto da parte di volontari a tempo pieno. Vennero presi in considerazione solo uomini e donne Cristiani. Fu presa in affitto per un anno una casa piuttosto grande al n 6 di Wilson Street, e venne stabilita la data per ricevere le richieste per i 30 posti disponibili.

L’11 aprile arrivarono i primi ragazzi, seguiti dalle cuoche e dalla governante, per cercare di tenere a bada gli energici giovanotti che ormai cominciavano ad aggirarsi per ogni stanza della casa. Le richieste continuavano ad affluire, e fu doloroso dover rifiutare altre persone bisognose che pietosamente si presentavano alla soglia; cosi venne aperta un’altra casa a fianco della prima, riservata alle ragazze, seguita da una terza per neonati. Ora Georg aveva bisogno di fede, non solo per se stesso e la sua famiglia, ma per il vestiario, i libri di scuola, cibo,

Müller House 7 Cotham Park Bristol

dottore, carbone per il fuoco, etc… per un sempre crescente numero di bambini. Spesso spendevano l’ultimo spicciolo, ed avevano bisogno di denaro per il pasto successivo. Estratti dal suo diario danno un’indicazione del peso che Georg si trovava a portare in quei tempi: “Le prove continuano; oggi sono entrati solo nove scellini… non é ancora arrivato nessun aiuto; ci siamo riuniti per pregare; tra quattro giorni dobbiamo pagare gli affitti, e non abbiamo nulla, né ci sono provviste per le tre case. Che Dio abbia compassione di noi”.

“Oggi siamo stati a terra più che mai, con solo due scellini rimasti; eravamo in dubbio se spenderli in pane o in carne per la cena, poi è passato il fornaio e ci ha regalato tre pani”.

Georg scrive, “Ora comincio a comprendere per esperienza il significato di quella parola Signore, fino a quando?” che si trova così spesso nelle preghiere dei Salmi.

A volte esponeva davanti a Dio le sue ragioni: “È per la Tua gloria; sei il Padre dell’orfano; i bambini sono stati accolti nel nome di Gesù; non permettere che gli increduli abbiano motivo di schernire; ricordati che sono Tuo figliolo e che non sono in grado di provvedere per i bambini; nella Tua grazia abbi pietà di me, e non permettere che debba portare a lungo questo peso senza che tu manda il Tuo aiuto”. Ed Egli sempre lo fece. Nonostante l’orfanotrofio assorbisse la maggior parte del suo tempo e delle sue energie, Georg Müller continuò come co-pastore in una chiesa di Bristol, e vide molte anime salvate, crescendo il numero dei membri a parecchie centinaia. La Scuola Domenicale e le lezioni giornaliere continuarono ad essere una parte importante del suo ministero, e l’Istituto per la Conoscenza delle Scritture continuò a sostenere l’opera missionaria ed i programmi di evangelizzazione in tutto il mondo. Frammenti del suo diario di questo periodo rivelano la sua cura per i vari dettagli: “Due corsi di Scuola Domenicale interamente sostenuti dall’istituto; due scuole per adulti che forniscono libri e cancelleria per 110 persone; 6.842 copie della Bibbia messe in circolazione; 22.190 trattati distribuiti; 126 sterline per aiutare l’opera missionaria in Giamaica, Australia, Canada e Indie Orientali”.

C’erano poi i bambini che, terminato il tempo in orfanotrofio, chiedevano l’aiuto di Georg per trovare un lavoro come apprendisti, così da imparare un mestiere con cui sostenersi. Il numero degli orfani continuava a crescere, e benché Georg fosse riuscito ad aprire una quarta casa in Wilson Street, lo addolorava doverne mandar via ancora tanti, ben sapendo che spesso l’unica alternativa erano i ricoveri per poveri. Aveva anche cercato degli stabili in altre parti della città, ma quando si veniva a sapere il motivo dell’apertura di tali case, l’opposizione da parte degli altri residenti lo costringeva a rinunciare. Ora si ritrovava con 150 bambini sotto la sua cura, ed anche in Wilson Street i vicini erano lungi dall’essere entusiasti di come l’opera stava crescendo.

Bambini chiassosi, la frequente consegna dei molti beni necessari, una continua fiumana di visitatori, la rete idrica sovraccarica, il sistema fognario che si ostruiva un’area residenziale non era certo il luogo ideale per un orfanotrofio in espansione, così le lettere di reclamo lo costrinsero a rivedere le sue scelte. Certamente sarebbe stato vantaggioso costruire un orfanotrofio ex-novo, ma trovare un terreno abbastanza grande per soddisfare i loro bisogni implicava spostarsi fuori della città, sulle colline che dominano Bristol. Per un tale progetto c’era bisogno di almeno 10.000 sterline una somma inimmaginabile ma se era da parte del Signore ogni montagna sarebbe stata superata.

Orphan House

Per 35 giorni Georg presentò la situazione davanti a Dio, senza ricevere il minimo incoraggiamento, ma il trentaseiesimo giorno ricevette un’offerta di 1.000 sterline, la somma più alta mai ricevuta fin da allora. Poco tempo dopo, un architetto Cristiano si offrì di fare il progetto dell’edificio. Aveva visto un luogo idoneo nell’area di Ashley Downs, che offriva aria fresca per i bambini, ampio terreno che poteva essere coltivato per produrre le proprie verdure, e prati verdi tutto intorno; era il momento di parlare col proprietario. Il 5 febbraio 1846 si ritrovò così “tra le mani” 7 acri di buona terra, ed il lavoro poteva iniziare. Al tempo in cui si spostarono da Wilson Street avevano già ricevuto ben 15.784 sterline per il nuovo edificio. Georg scrive, “Oggi, come frutto di 3 anni e 7 mesi di preghiere, i bambini hanno cominciato ad essere trasferiti nella nuova casa per orfani “, e ancora, “Dopo molti e ininterrotti periodi di grandi prove di fede nell’arco di questi 13 anni e 2 mesi, durante i quali gli orfani sono stati a Wilson Street, il Signore ci fa uscire da quel luogo in una maggiore abbondanza”. “Allarga la tua bocca, e io la empirò”. Ben presto 300 bambini finirono per essere in esubero nel nuovo edificio; per certo ne serviva un altro più grande a fianco del primo per altri 700 giovani dopo tutto, lo spazio era sufficiente e i bisogni erano enormi. Georg fece una lista delle ragioni a favore, poi una di quelle contrarie, e presentò entrambe davanti al Signore. Sentì un forte incoraggiamento ad andare avanti per fede, nella convinzione che, come Dio si era fedelmente preso cura di loro fino a quel momento, così Egli avrebbe certamente continuato a fare. La seconda casa per orfani venne aperta nel 1857, la terza nei 1862, la quarta nel 1869, e la quinta nel 1870. “Allarga la tua bocca, e io la empirò”. 2050 bambini potevano avere una casa ed un’educazione Cristiana, e tutto ciò a testimonianza che Dio é un padre per l’orfano, e che Egli é degno di fiducia per ogni aspetto della nostra vita.

 

La moglie di Georg, Mary, morì poco dopo il completamento dell’ultima casa per orfani. Georg aveva 65 anni, ma non pensava ancora di mettersi a riposo. Presto si sposò nuovamente, e insieme alla nuova moglie partì per una serie di viaggi missionari in Europa, Asia e America Percorse circa 300.000 chilometri, predicando in 42 paesi, fino all’età di 88 anni; l’orfanotrofio fu affidato a sua figlia Lidia e a suo marito, Jim Wright.

Georg conservò la sua forza fisica e la sua lucidità sino alla fine, predicando regolarmente intorno a Bristol, gestendo anche la corrispondenza dell’orfanotrofio. Morì nel sonno ad Ashley Down alla “veneranda” età di 92 anni.

Lidia morì prima del padre, ma suo marito continuò a Bristol l’opera per bambini che ancora oggi va avanti. Gli edifici di mattoni sono stati venduti, e i bambini sistemati in abitazioni più piccole, graziosamente ammobiliate e in un’atmosfera più familiare. L’opera, col suo quartier generale a “Casa Müller”, un grande e antico palazzo a Bristol, ancora confida in Dio per il suo sostegno, non svolgendo alcuna campagna finanziaria.

Oggi, come al tempo di Georg Müller, più di cento anni fa, é ancora un monumento al Dio realmente fedele.

Un estratto del Libro:

Una mattina piatti, tazze e ciotole sul tavolo erano vuoti. Non c’era cibo nella dispensa, né soldi per comprarne. I bambini erano in piedi, aspettando la loro colazione, quando Müller annunciò, “Bambini, voi sapete che dobbiamo fare in tempo per la scuola”. Levando la sua mano disse, “Caro Padre, ti ringraziamo per il cibo che stai provvedendo per noi”.

Qualcuno bussò alla porta. Era il fornaio, che disse, “Signor Müller, non ho potuto dormire la notte scorsa. In qualche modo ho sentito che non avevate pane per colazione, e il Signore voleva che ve ne portassi un po’. Così mi sono alzato alle 2 di notte, ho fatto del pane fresco e ve l’ho portato”. Müller ringraziò l’uomo.

Se ne era appena andato quando bussarono nuovamente alla porta. Era il lattaio. Raccontò che il suo carretto si era rotto proprio davanti all’orfanotrofio, e che voleva dare ai ragazzi i suoi contenitori pieni di latte fresco, così da svuotare il carro e ripararlo.

Non stupisce che anni dopo, quando Müller si trovò a girare il mondo come evangelista, fosse annunciato come “l’uomo che riceve da Dio”.

 

 

PIONIERI

Minnie F. Abrams 1859 - 1912

La notte del 29 giugno del 1905, alle 3.30 la responsabile dell’ala femminile della Mukti Mission in India si precipitò verso la camera della sorella Minnie F. Abrams per comunicarle che una delle studentesse si era svegliata all’improvviso poiché “il fuoco (dello Spirito Santo) era su di lei”.

Minnie F. Abrams 1859 - 1912

La giovane aveva pregato il Signore prima di andare a letto chiedendoGli di poter ricevere il battesimo nello Spirito Santo, ma ora gridava, spaventata, come le altre sue compagne di stanza, per aver visto delle lingue di fuoco scendere sopra di lei. La responsabile narra di come “visto il fuoco, è subito corsa attraverso la stanza con un secchio d’acqua, ed era in procinto di versarla sulla ragazza quando si è resa conto che quelle fiamme non la bruciavano”. Questo evento, che tanto ricorda quello di Pentecoste, ha spinto molti cuori alla confessione dei propri peccati e al ravvedimento, divenendo così uno dei più celebri del grande risveglio avvenuto in India (1905-1907).

Benché oggi pochi evangelici e pentecostali ricordino il suo nome, i credenti dell’India e degli Stati Uniti riconoscono in Minnie Abrams una delle esponenti più note del risveglio e dell’insegnamento evangelico di quel tempo.

Nata nel Wisconsin nel 1859, la sorella Abrams è cresciuta nella cittadina di Mapleton, nel Minnesota.

Desiderosa di diventare un’insegnante, si è diplomata presso la Scuola Normale di Mankato per poi proseguire gli studi frequentando per due anni l’Università del Minnesota. Ispirata dalla vita di Fidelia Fiske, una delle prime educatrici missionarie dell’Ottocento, ha consacrato la sua vita alle missioni estere.

Preparativi per la missione

Minnie comprese il suo bisogno di vivere la “vita di fede” di cui erano stati degli esempi J. Hudson Taylor, fondatore della China Inland Mission, e molti altri che avevano creduto solo in Dio per il loro sostentamento. Dopo la laurea, il comitato femminile della Società per le Missioni Estere di Minneapolis scelse lei come “diaconessa-missionaria” metodista. Minnie partì per l’India nell’ottobre del 1887.

Giunta a Bombay, iniziò immediatamente a lavorare in una scuola sorta per fornire istruzione religiosa alle figlie dei membri della comunità evangelica locale. La sua speranza era comunque quella di poter riuscire a “faticare tra i loro amici pagani”. Per Minnie e molte altre missionarie il servizio in terra straniera s’incentrava sull’istruzione e le opere di carità. Ben presto le mura di cinta intorno al complesso dove lavorava sembravano imprigionarla.

Erano ancora vivide nella memoria le sue passeggiate lungo le strade della città subito dopo essere approdata a Bombay. Nel tragitto

Alcune sorelle della Missione Mukti

verso la scuola aveva conosciuto folle di persone che vivevano in condizioni di vita disastrose.

Dietro il velo della notte aveva visto gente che si drogava d’oppio e corpi di tutte le età svigoriti e deperiti a causa delle loro dipendenze.

“Oh, come gridò il mio cuore!”, racconta, “quanto ho desiderato annunciare il messaggio di vita a queste persone nelle tenebre… tutto questo mi ha spinta ad imparare quella lingua in modo da proclamare l’Evangelo a tutti coloro che la mia voce sarebbe riuscita a raggiungere”. Nei successivi due anni, infatti, mentre lavorava come direttore di tre scuole, Minnie ha cercato di trovare il tempo per imparare la lingua Marathi. Il tempo libero scarseggiava perché, oltre ad essere direttrice, insegnante, medico, sarta, amministratrice, provvedeva al sostegno spirituale dei bambini.

Minnie non trovò pace finché non ottenne il permesso di dedicarsi interamente all’evangelizzazione.

Nonostante la presenza di missionari tra le popolazioni di Bombay, lei sapeva che costoro “non avrebbero potuto raggiungere che la millesima parte di quella moltitudine con il messaggio dell’Evangelo”. Dopo dieci anni di attesa, i responsabili della missione le dettero finalmente il permesso di evangelizzare a tempo pieno. Nel 1898, una credente di origini indiane, Pandita Ramabai, invitò Abrams ad assisterla nella conduzione della Missione Mukti (Missione Salvezza) di Kedgaon, situata a circa 180 Km a sud est di Bombay. Ramabai era Brahmana (ovvero membro della casta sacerdotale più alta fra quelle Indù), ma si era convertita a Cristo nel 1883. Alla scuola che aveva fondato aggiunse la costruzione di un orfanotrofio per figli di vedove e svolse un servizio di assistenza per le vittime della carestia. Minnie rinvigorì spiritualmente in questo nuovo ambiente che le offriva l’opportunità di formare altre giovani donne per il servizio cristiano.

L’evangelizzazione negli ultimi tempi

Il peso per l’evangelizzazione cresceva considerevolmente nella mente e nel cuore di Ramabai, Abrams, e altri “evangelisti radicali” i cui orologi segnavano sempre più vicina la mezzanotte, l’ora nella quale il Signore Gesù sarebbe ritornato.

Minnie F. Abrams e Pandita Ramabai

Nel 1898, considerata la vastità della missione da compiere in India, i credenti inglesi della Keswick Convention risposero all’appello della Ramabai pregando costantemente che Dio spingesse almeno 200.000 credenti indiani “…ad andare su è giù per il paese proclamando l’Evangelo di Cristo… ”. In molti pregarono ardentemente per una raccolta spirituale nel “duro terreno” indiano. E la Missione Mukti avrebbe svolto un ruolo essenziale nella preparazione degli operai alla raccolta.

Prima della fine del XIX secolo, la popolarità degli insegnamenti wesleyani e di Keswick (Vita Elevata) avevano favorito un diffuso interesse verso la ricerca del battesimo e dei carismi dello Spirito Santo. Verso la metà del 1890, in conferenze tenutesi presso un college indiano per studenti universitari, il presbiteriano Robert P. Wilder, fondatore della Società per le Missioni Estere di Princeton, impegnato come segretario della sezione YMCA (Young Men’s Christian Association - Associazione Giovanile Maschile Cristiana) dell’India, pose l’accento sulla vita spirituale più elevata

che il battesimo nello Spirito Santo può infondere. Wilder spronò i suoi uditori a ricercare quella “potenza dall’alto” (Luca 24:49) che provvede le “divine abilità checontraddistinguono il servizio cristiano e che seguono una genuina rigenerazione spirituale”.

A Ramabai e Abrams si aggiunsero altri fratelli nella preghiera alla ricerca di un autentico ritorno alla potenza dei tempi apostolici. Minnie pregò, “Oh Dio, in questo risveglio io sono una candidata al servizio. Qualunque cosa sia necessario fare, rendimi pronta a farla, rendimi, ti prego, conforme a tutto ciò che Tu vuoi che io faccia".

Solo una piccola donna

Riflettendo sul suo ministerio, Minnie sostiene, “ero soltanto una piccola donna”. Dio si servì ancora di lei per la formazione di centinaia di donne indiane che avrebbero, a loro volta, contribuito alla proclamazione del Vangelo in quel vasto paese. Minnie comprese che Dio non intese mai il risveglio come qualcosa fine a sé stesso. Senza investire le proprie energie nell’evangelizzazione, per lei il Grande Mandato, non sarebbe stato adempiuto. In linea con questa visione, il suo ultimo libro “Il Combattimento in Preghiera” può essere considerata la prima narrazione pentecostale sulla preghiera di intercessione per l’evangelizzazione con “segni e prodigi”.

L’influenza di Minnie si estese al Sud America quando inviò una copia del “Battesimo dello Spirito Santo e del fuoco” a Willis e May Hoover, missionarie metodiste di Valparaiso, in Cile. (May era stata una collega di Minnie presso la Scuola di Formazione Biblica e Missionaria di Chicago).

Il resoconto di Minnie sul risveglio enfatizza ulteriormente l’importanza di quel battesimo con il fuoco che si fa seguire da segni e prodigi compiuti da Dio. Sì, soltanto una “piccola donna”, ma arresa nelle mani di un grande Dio.

Le poche capacità, le forze limitate, ma una grande fede hanno permesso al Signore di usare questa semplice credente per portare migliaia di anime alla conoscenza dell’Evangelo di Gesù Cristo.

Minnie F. Abrams raggiunse il suo Salvatore e Signore il 2 dicembre del 1912, due anni dopo essere tornata dal suo ultimo viaggio da Bombay.