IL NATALE

Il Giornale Cristiano: “IL NATALE” – Le origini ed i simbolismi -Tradizioni, Storia e Parola di Dio a confronto

Tutta la parola di Dio ha come tema centrale Gesù Cristo ed il piano di salvezza per l’intera umanità, ma i libri nei quali sono esplicate nel modo più dettagliato la nascita, la vita, la morte e la resurrezione del nostro Signore Gesù sono i 4 Vangeli.

 

Quello su cui dobbiamo soffermarci attraverso questo studio è la nascita di Gesù e tutto quello che la Bibbia ci dice su di essa. Dei 4 Vangeli, solo quelli di Matteo e di Luca ce ne descrivono l’avvento:

 

MATTEO 1:18-24 “La nascita di Gesù avvenne in questo modo: Maria, sua madre, era stata promessa in sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo…un angelo del Signore apparve e Giuseppe dicendogli: ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù…tutto ciò avvenne…”.

In questi versi non è specificato né il periodo né il luogo nel quale avvenne la nascita, ma solo la modalità del concepimento.

 

MATTEO 2:1 “Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all’epoca del re Erode…”.

In questi versi, il Signore, per mano di Matteo, specifica il luogo (Betlemme) ed il periodo della nascita di Gesù (all’epoca di Erode), ma il periodo nel quale governò Erode va dal 37 a. C. al 4 d. C. quindi non è precisato il mese della nascita.

 

LUCA 2:1-5 “In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutto l’Impero…tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città…anche Giuseppe salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta.”

Questi versi ci parlano di un censimento, per registrarsi al quale tutto il popolo doveva fare molta strada: e non è pensabile che Roma lo avesse organizzato in periodi freddi e piovosi, perché questo avrebbe messo a dura prova la popolazione; dunque è decisamente improbabile che tale censimento corrisponda con il mese di dicembre.

 

LUCA 2:7 “Mentre erano là, si compì il tempo del parto; ed ella (Maria) diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia perché non c’era posto per loro in un albergo.”

Questi versi specificano che “mentre” Maria e Giuseppe erano a Betlemme per il censimento si compì il tempo del parto…dunque, in virtù di quanto detto prima, non poteva essere il mese di dicembre.

 

LUCA 2:8-11 “Or in quella medesima contrada v’erano dei pastori che stavano nei campi e facevano di notte la guardia al loro gregge. E un angelo del Signore…disse loro: oggi, nella città di Davide, è nato per voi il Salvatore, che è il Cristo, il Signore.”

Questi versi ci parlano di pastori che “facevano di notte la guardia al loro gregge” e quella notte segnava il concludersi di quel giorno glorioso (“oggi”) nel quale era nato Gesù. Questa precisazione ci porta ad avvalorare la tesi che non poteva essere il mese di dicembre in quanto in zone elevate, come Betlemme (circa 800 metri sul livello del mare) fa freddo di notte e le pecore per loro natura hanno bisogno di un riparo, perché non sopportano il freddo: dunque è impossibile che i pastori le avessero tenute all’aperto se fosse stato dicembre.

 

Inoltre, in quelle zone, i mesi da dicembre a febbraio sono mesi piovosi ed a quei tempi ciò creava enormi difficoltà di spostamenti; quindi i pastori in quei mesi restavano nei propri ovili ed uscivano per portare al pascolo il gregge solo la mattina per rientrare, poi, la sera a mettere al riparo le pecore.

 

Al contrario, invece, era uso dei pastori andare per pascoli erranti nei periodi estivi e quindi il fatto che essi fossero in giro con il loro gregge di notte ci lascia supporre che vi era una temperatura mite, se non addirittura estiva.

 

La chiesa fino a tutto il III sec. d. C. non aveva nessuna festività natalizia. A Roma, infatti, il 25 dicembre veniva festeggiato dai pagani il dio Mithra, con riti che poi saranno assorbiti dal cristianesimo: battesimo, comunione, stretta di mano, ecc. Vi era, infatti, la tendenza ad usare feste pagane per far adattare gli idolatri al cristianesimo: in questo modo però, Gesù veniva presentato come un idolo, un essere semi-divino:

 

Il dio Mithra veniva anche denominato “Sol invictus” e, come già accennato, se ne festeggiava la nascita la notte tra il 24 ed il 25 dicembre, data a partire dalla quale il giorno inizia a durare di più. Ciò ha stimolato l’immaginazione identificando il giorno con la luce e questa con la sacralità: la “luce solare” simboleggiava la “Luce divina del Figlio di Dio”. Quindi la festa del Natale ha rappresentato Mithra secoli prima della nascita di Gesù;

Già nel 274 d.C., l’imperatore romano Aureliano (270-285 d.C.) decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Dio Sole e in tutto il mondo romano quel giorno divenne una gran festa per la rinascita del “nuovo sole”, che dal solstizio d’inverno (21 dicembre) riprende il suo cammino verso l’alto, allungando, così, le giornate;

Nel 337 d.C. il vescovo Giulio scelse il 25 dicembre come giorno della nascita di Gesù, proprio perché era già un giorno di grande festa; la “nascita del sole” divenne la “nascita di Cristo”.

A questo punto possiamo affermare che biblicamente non c’è stato dato il giorno della natività: se Dio avesse voluto farci rammentare il giorno della nascita di Gesù, avrebbe potuto farcelo conoscere così come ha fatto per le feste ebraiche. Di queste ultime ne citiamo alcune:

 

La Pasqua: ricordava la liberazione degli israeliti dalla schiavitù (Esodo 12: 14;42);

Festa della Mietitura o delle Primizie: ogni israelita doveva offrire le primizie del proprio raccolto al Signore come ringraziamento dell’abbondanza ricevuta. (Es. 23:16).

La festa della Capanne o della Raccolta: durava 7,8 giorni durante i quali si soggiornava in capanne di fogliame. Si celebrava la fine del raccolto e della vendemmia e contemporaneamente si ricordava il soggiorno nel deserto trascorso sotto le tende (Lev. 23:34-44).

Dalle feste pagane il cristianesimo ha tratto simbolismi e tradizioni tra cui:

 

Il Presepe;

L’Albero di Natale;

Babbo Natale;

- Il Presepe in Italia, è stato realizzato per la prima volta nella notte tra il 24 ed il 25 dicembre del 1223 da San Francesco ed i suoi frati tra le montagne di Greccio, vicino Rieti.

 

Si racconta che Mithra nacque in una grotta ed oggi possiamo notare che molti di questi “Presepi” sono ambientati in una grotta quando, invece, nel Vangelo di Luca si parla semplicemente di una casa e di una mangiatoia senza, però, specificare se è il Bambino ad essere portato in una stalla o piuttosto è la mangiatoia ad essere portata in casa, come sarebbe più logico! Quanto all’asino e al bue, non vi è nessuna traccia scritta nei Vangeli (Luca 2:7).

 

- L’ Albero di Natale ha in realtà un’origine religiosa, anche se non cristiana. La tradizione di piantare ed ornare un albero nel periodo di Natale risale ai popoli germanici e fonda le proprie origini in vari culti:

 

Presso i Celti, i cui sacerdoti avendo notato che gli abeti rimanevano sempre verdi anche durante l’inverno, iniziarono a considerarli come simbolo di lunga vita e di fertilità; così cominciarono ad ornarli nelle feste invernali attribuendogli la facoltà di allontanare dalle case gli spiriti maligni;

Presso i Teutoni (tribù germanica del IV sec. d. C.) si era soliti piantare un grosso abete ornato di ghirlande e bruciare un enorme ceppo nel camino per festeggiare il passaggio dall’autunno all’inverno. Il ceppo aveva un significato simbolico: si bruciava il passato e, dal modo di ardere del legno, si cercavano di cogliere i presagi su come sarebbe stato il futuro. Tale atto veniva fatto durante il solstizio d’inverno (21 dicembre).

- La tradizione di Babbo Natale, nasce dall’esistenza e dall’operato di San Nicola. Dopo la sua morte, infatti, iniziarono a circolare molteplici leggende su di lui ed una di queste racconta che Nicola portava doni alle famiglie povere scendendoli dalla canna fumaria dei camini o passandoli dalle finestre: così Nicola divenne per le persone “il portatore di doni”. Si racconta, inoltre, che in questo lavoro si faceva aiutare da un asinello sul quale appoggiava i sacchi pieni di cibo.

 

Questa storia fece il giro del mondo ed oggi questo personaggio in Olanda si chiama Sinter Klass, in America Santa Claus, in Italia Babbo Natale e così via…ed ogni nazione, per ragioni di interessi economici, ha modellato la storia creando un alone di mistero intorno a questo personaggio ed al suo operare, al punto tale da farne un personaggio quasi reale attraverso il quale diviene molto più semplice la vendita dei “doni” natalizi (ecco perché, probabilmente, la sua presenza è associata proprio al periodo di Natale).

 

Così in tutto il mondo Babbo Natale è identificato come un vecchio uomo con un grosso pancione, la barba bianca ed il vestito rosso che, aiutato da personaggi di pura fantasia (i folletti), porta doni ai bambini buoni con una slitta trainata da renne che addirittura riescono a volare!

 

CONCLUSIONE

 

Il “plagio” della religione mitraica e di altri culti pagani da parte dei cristiani cattolici è una prova evidente che il cattolicesimo si è andato formando sulla base di religioni preesistenti e non sull’insegnamento originale di Gesù.

Il cattolicesimo deve il suo “successo” alla sua capacità di assorbire le credenze popolari già presenti e alla sua abilità nel sostituirsi alla religione pagana, adattando se stesso ai gusti delle masse e addirittura modificando le proprie dottrine, se necessario, per renderle più “gradite” ai devoti. Una sola cosa la chiesa cristiana cattolica non ha mai modificato: la propria autorità sulle coscienze, sui popoli e sulle nazioni.

TRADIZIONI RELIGIOSE

Tradizioni religiose

 

12 dicembre 2012 Articoli di Roberto Bracco

 

di ROBERTO BRACCO - In occasione delle festività torna nelle conversazioni cristiane l’argomento delle tradizioni religiose e molti si chiedono in che modo o fino a quale limite i credenti devono o possono partecipare alle consuetudini che impegnano la cristianità nel senso generico di quest’ultimo termine. Si parla di “cenoni”, di “pranzi”, di” strenne”, di “presepi”, di “alberi di Natale”, di “auguri”, e poi… di “Babbo Natale”, della “Befana”, delle “recite”, delle “tombolate”… Si parla, si parla e, naturalmente vengono fuori le più diverse conclusioni e le più svariate e contrastanti decisioni.

 

Noi non vogliamo attaccare nessuno , non vogliamo giudicare nessuno e non vogliamo nemmeno biasimare nessuno, ma vogliamo soltanto chiederci quale attitudine avrebbero avuto per esempio, Paolo o Pietro di fronte alle cose che suscitano perplessità, in alcuni credenti o che da altri sono vissute nelle più opposte maniere. E’ una domanda ingenua o piuttosto è una di quelle domande la cui risposta è già scontata? Lasciamo ai lettori il giudizio che forse sarà differenziato negli individui come la pratica stessa delle tradizioni religiose.

 

Noi ci limitiamo a ricordare che l’insegnamento che veniva impartito nei primi giorni del risveglio pentecostale ci mostrava queste “consuetudini” come frutto di quella mondanità che sapeva trovare le proprie espressioni e le proprie estrinsecazioni anche nel mondo religioso. Chi fra i credenti dei primi anni del risveglio non ricorda la severità dei costumi delle chiese e delle famiglie? Chi ha dimenticato quella resistenza ad oltranza che veniva opposta a tutte quelle cose che potevano contaminare la purità della dottrina proclamata e predicata nella chiesa? In quei giorni si faceva notare che la data stessa del Natale era il risultato di una violenza del mondo verso la chiesa e in quei giorni si ricordava che l’albero, il “vecchione dalla barba bianca” e poi il “cenone”, il “pranzo” erano tutti elementi profani e… pagani che si erano abilmente introdotti nel mondo religioso per soddisfare esigenze non spirituali, ma carnali, non celesti, ma mondane. I pionieri della pentecoste hanno tuonato dai pulpiti contro le riprovevoli profanazioni compiute da coloro che trascinavano il sublime mistero della incarnazione di Dio sulle tavole imbandite, e in mezzo alle orgie e alle gozzoviglie delle nottate natalizie.

 

In quelle prediche austere e severe c’era abbastanza veemenza per rovesciare le tombolate e spegnere le candeline accese; per respingere le farse religiose e mettere in fuga le menzogne propalate in nome della poesia o del sentimentalismo. Le “feste dell’albero” o la “befana”; le ibride mescolanze del sacro col profano, la supina adesione ai cento motivi tradizionali, tutto, tutto era respinto e messo in fuga nel seno di un popolo che voleva vivere “separato dal mondo”. Quale risposta daremo oggi agli interrogativi? Certamente quella corrispondente alle nostre capacità di individuare il mondo nelle sue varie manifestazioni. Iddio ci aiuti ad essere santi al Suo Nome.