TESTIMONIANZA

VITTORIOSI NELLA MORTE

 

Pace a tutti oggi vi racconto una testimonianza molto cara al mio cuore!!!

Carmine

è l'ennesimo giorno che stò male, non sò cosa sia, mia moglie mi convince di approfondire con degli esami, in primo impatto rifiuto poi mi rendo conto che ne ho bisogno.

mi reco dal dottore, faccio tutto il necessario, il dottore si esprime con preoccupazione esprimendo un parere, Carmine hai dei piccoli noduli al Pancreas niente di preoccupante ma devi sbrigarti perchè non sappiamo cosa sia!!!

Riordino le mie idee, torno a casa, ne parlo in famiglia... mia figlia e mio Genero mi consigliano di partire con immediata urgenza... a primo impatto rifiuto poi mi rendo conto che è l'unica soluzione, come si suol dire, " Bisogna andare alla Chiesa Grande"sono partito con mio Genero per Siena, arrivati lì mi fà conoscere delle sue conoscenze, cè stato bisogno di un ricovero.

I dottori stanno facendo tutto il necessario, diagnosi, esami... infine mi dicono quale è la mia diagnosi: Calcinoma al Pancreas...

Bhe è stata una pugnalata al cuore... il mondo mi è crollato addosso...............

Il dottore con una certa urgenza mi spinge a intervenire rimuovendo il male, ma mi consiglia prima di scendere a Salerno per salutare i miei familiari...

Nella mia mente si innescò un pensiero, il dottore per avere quest'urgenza e farmi salutare i familiari.. questo vuol dire solo una cosa: MORTE

SONO STATO UN CREDENTE DA PICCOLO HO GUSTATO LE BENEDIZIONI TANTE VOLTE, MA NON SONO STATO MAI COMPLETAMENTE DI DIO, NON HO MAI DATO TUTTA LA MIA VITA A DIO.. E ADESSO????

PROPRIO A ME SUCCEDE QUESTO?IO? PROPRIO IO CHE AMO VIVERE? PROPRIO IO CHE HO VISSUTO LA VITA SEMPRE CON UN MOTTO: CRESCERE CON FORZA E DECISIONE!!!

Decido di non scendere a Salerno, è meglio intervenire subito, chiamo i familiari per comunicargli tutto, mia Moglie con mia figlia e mio genero partono subito per Siena e io subito in sala operatoria, HO PREGATO CON TUTTE LE MIE FORZE, MAI CHE IO MORISSI, MA CHE DIO MI GUARISSE!!!

Appena entrato in sala operatoria ricordo solo di aver visto un uomo con una veste bianca che mi veniva incontro che mi prese la mano me la strinse, poi si voltò e andò via.

Mi risveglio e mi rendo conto che sono passati tre giorni, apro gli occhi e vedo affianco al mio letto, mio Genero, mia figlia, e mia Moglie... pieni di dolore, distrutti...

Loro mi raccontano che sono passati tre giorni e che sono stato in coma farmacologico,... mi raccontano che il dottore disse che non sapeva se io mi sarei mi svegliato.

In quel momento tutta la mia vita mi scorre davanti come un film, ringrazio e prego Dio continuamente per essere ancora vivo,posso solo dire che mi tolsero molti organi.. tanti... non sò come riuscivo a vivere.. ma vivevo!!!

Sceso a Salerno inizio la chemio, ho tanti bassi, svenimenti, collassi, febbre.. la chemio continua per 2 anni e sei mesi, sono stanco, senza forze.... Nonostante la chemio tutti gli acciacchi io stò lavorando, porto avanti un supermercato con mia moglie, a volte sono lucido a volte no, ma devo lavorare....

Finisco la chemio, c' è lo fatta, i dottori mi dicono che non c' è niete più.!!!! Che Gioia, sono libero da questo male...

passano solo 2 mesi che mi risento male... mi reco in ospedale, le gambe mi fanno male, sono stanco, mio figlio mi aiuta a recarmi in ospedale, i dottori mi dicono che il male è tornato più forte di prima, l'unico organo rimasto era il fegato, ed è lì.......

tutti i valori sballati, i dottori cercano di mettermi in sesto ma niente, io lotterò fino alla morte per vivere, mi aggrappo al mio DIO !!! L'IDDIO DEI MIRACOLI E PRODIGI... LEGGO LA BIBBIA E PREGO CONTINUAMENTE.

SONO FELICISSIMO TUTTO I FAMILIARI SONO CON ME TUTTI I GIORNI... COME MAI PRIMA... ma non sento le gambe, npn sò cosa sia, sono senza forze, mia moglie e mio figlio sono sempre con me, mia figlia con tutti e tre i figli viaggia e viene da me tutti i giorni, che gioia!!!!

Passano 10 giorni, mi rendo conto che non posso muovermi, ma non sento dolore mi rendo conto che il corpo non risponde ai miei comandi.....

Mi rendo conto che è finita, non mi sono mai scoraggiato, anzi sono felice e imploro di Dio salvarmi........

I miei figli sono con me, mia moglie è con me, non sono solo stò solo aspettando che GESU' prende la mia mano e mi accompagna.... mio figlio dorme con me in ospedale, mia figlia mia coccola con massaggi e altro..... cerco di resistere non voglio abbandonarmi, che strano, non ho dolori.

Sono 2 giorni che non dormo che strano, vedo tutta la famiglia con me, cognati,nipoti,figli,moglie, sorella, cugini.

stasera sono stanchissimo.. ma non ho sonno, è scesa la notte, mia figlia deve tornare a casa... mi viene vicino e mi dice:

PAPA' IO DEVO ANDARE, I BIMBI SONO STANCHI SONO LE 20:00, IO TI LASCIO TORNO PRESTO DOMANI MATTINA, RICORDATI QUESTO:TI VOGLIO BENE PIU' DI ME STESSA, MI STRINGE E MI BACIA!!!!!

LE FORZE MI ABBANDONANO, E IO GLI RISPONDO: SPERO DI FARCELA!!!

MA NON C'E' LO FATTA E' ARRIVATO GESU' E ADESSO SONO AL SUO FIANCO A GODERE LA GIOIA LA GLORIA DELLA SUA PRESENZA.

 

Mio padre era un grande uomo, nobile, con un cuore grande ha lottato fino alla fine per la vita, amico mio lotta anche tu per vivere!!!

Sò solo che mio padre se non avesse avuto Gesù, non sarebbe morto senza dolori, senza pace, senza gioia.... e so' solo che non ho mai visto papà così bello così glorioso così meraviglioso.

Si oggi posso affermare che Papà è nei cieli con Gesù a godere l'Eternità ......

ora voi potreste farvi una domanda: ma se Dio è l'Iddio dei miracoli perchè non lo ha guarito?

Vi rispondo con certezza e con il sentimento che mi ha trasmesso papà,

PERCHE' A VOLTE I CUORI SONO TALMENTE DURI, CHE SOLO ATTRAVERSO LA MORTE SI ARRENDONO A DIO!!!!

DIO HA UN PIANO PER OGNUNO DI NOI, NON ASPETTARE ALLA MORTE PER DARE IL TUO CUORE A DIO!!!! CON DIO DA VIVO PUOI FARE GRANDI COSE!!!

 

 

CON AMORE TUA FIGLIA OFELIA CHE PER SEMPRE TI AMERA'

giovane missionario dalla Birmania

L'ULTIMA LETTERA DI UN GIOVANE MISSIONARIO: 27 SETTEMBRE 1830 - BIRMANIA.

28 dicembre 2013 alle ore 18.01

Dopo quattro anni di opera evangelica in Birmania, presso il popolo indigeno dei Karen, il missionario George Dana Boardman si ammala gravemente. Il 27 settembre del 1830, da Maulmein, scrive la sua ultima lettera, inviata alla sua famiglia.

 

“Miei cari genitori, fratelli e sorelle,

 

Soffrendo da diverso tempo di una malattia che, se a volte progredisce lentamente, è comunque fatale nel suo esito finale, mi sento spinto dall’affetto che provo per voi a scrivervi, ora che ne ho le forze, ed informarvi della mia situazione e dei miei sentimenti riguardo alla mia prossima morte. Sebbene questa potrebbe non essere la mia ultima lettera, vuole però essere la mia lettera di addio.

Scrivo a voi tutti insieme perché non ho tempo ed energie per scrivervi individualmente. Avrete capito che soffro di consunzione. Sono grato al Signore perché si tratta di una forma lieve: nessun dolore ai fianchi o al petto, nessuna tosse violenta, nessuna fuoriuscita di sangue, nessuna palpitazione di cuore. I sintomi che ho sono un’intensa febbre – che ritorna a volte dopo tre o quattro giorni, altre volte ogni giorno, da mezzogiorno a mezzanotte – una tosse continua, una diarrea costante, delle profuse sudate, particolarmente la mattina, prima di alzarmi, e generalmente quando la febbre scende. Nel corpo non sento più forze e anche l’appetito sta venendo meno. Ma altre circostanze di peculiare misericordia mi rendono grato al mio Padre celeste. Il medico che mi cura è molto benevolo e competente, e non mi fa mancare le medicine. Oltre ad altri missionari, ho dei cari amici sempre disponibili a farmi favori. Nessuno però è pari alla mia amata moglie [Sarah], la cui instancabile assiduità ha di molto mitigato i miei dolori; è sempre pronta a rendermi tutte le cure che l’affetto più puro può dettare o i più grandi dolori possono esigere. Inoltre, non ho nessuna grande responsabilità, perché tutto il peso della gestione dell’opera missionaria è stato assunto da uno dei miei fratelli più anziani. E va anche sottolineato che in questi tre mesi di malattia, durante i quali ho avuto più bisogno delle tenere e salutari attenzioni di mia moglie, lei stessa non è stata libera da impegni missionari e familiari, o da malattia. “Benedici, anima mia, il Signore; tutto ciò che è in te benedica il suo nome”[1].

Quanto al mio stato d’animo, non posso dire di sentirmi stracolmo di felicità. Infatti, le mie gioie e conforti spirituali non sono forti come spesso lo sono state in passato; al contrario, devo confessare una grande insensibilità. Negli ultimi giorni però il Signore mi ha ravvivato, specialmente in preghiera. A volte, è vero, in preghiera non sperimentiamo quel piacere spirituale che desideriamo; ma questo non può rappresentare una ragione per omettere o trascurare di pregare. Penso invece che spesso Dio ci dia le più ricche benedizioni in risposta ad una preghiera che persevera nonostante l’oscuramento e lo scoraggiamento. Personalmente combatto da diversi mesi con non poche prove, ma inizio a sperare che le nubi che avevano a lungo coperto il mio cielo si stiano diradando. In preghiera sento più vicinanza a Dio che in passato, tanto che a volte mi sembra di vederlo faccia a faccia, per portare le mie parole davanti a Lui, ed implorarlo “come fa un uomo con il suo vicino”[2]. Ne consegue un più profondo senso delle realtà spirituali e del conforto che si deriva da esse. Quindi, non posso dire di essere tanto felice quanto lo sono alcuni, ma non sono neanche infelice come ho visto altri infelici quando si sono trovati a dover affrontare la morte. Posso veramente dire che in nessun momento della mia malattia la prospettiva della morte ha rappresentato per me un terrore. La convinzione che Dio, nella sua incomparabile grazia, mi ha adottato nella sua famiglia e mi ha dato diritto ad una eredità incorruttibile in cielo, mi ha sostenuto fin qui, e la prospettiva che appena avrò terminato il mio servizio al Signore qui in terra lo riprenderò in cielo, fa apparire la morte un guadagno più che una perdita. Il pensiero di essere liberato dal peccato e dalla corruzione (il più grande fardello che ho dovuto portare qui in terra) e di poter essere vicino al mio Dio e Redentore mi riempie il petto di gioia. A volte mi stupisco di dover rimanere un altro giorno o un’altra ora in questo luogo basso e malsano, quando, attraversando il triste ma breve torrente della morte, i miei piedi stanchi troverebbero riposo sulle sponde del cielo e la mia anima sarebbe totalmente liberata dall’oppressione del peccato, fuori dalla portata di qualsiasi tentazione, per esultare per sempre nella sua vicinanza e somiglianza al suo meraviglioso Salvatore.

Quanto alla mia speranza e fiducia di appartenere al Signore, se c’è un uomo che non possa assolutamente contare sulla propria giustizia, le proprie preghiere, le proprie lacrime, le proprie rinunce, le proprie fatiche per Cristo e per il suo vangelo - che non possa contare su tutto ciò che è, che ha, che ha fatto o farà, o può fare – ma che debba confidare interamente, unicamente e senza condizioni nella grazia sovrana che fluisce da un Salvatore morto per espiare i nostri peccati – beh, quell’uomo sono io. Confido unicamente nella grazia, nella grazia sovrana di Dio. Un’azione perfettamente giusta, con motivazioni perfettamente giuste, non l’ho mai compiuta né mai la compirò finché non sarò liberato da questo corpo di morte. Non sono in grado neanche di chiedere perdono, rinnovamento e santificazione come dovrei. Più che mai sento di dover confidare interamente nella sovrana misericordia di Dio e di dipendere interamente da quel meraviglioso amore che dall’eternità si mosse nelle viscere delle compassioni divine e nel tempo prestabilito si manifestò nelle sofferenze del suo Figlio incarnato. “Un servo inutile”[3] sarà l’epiteto più appropriato da mettere sulla mia tomba.

È vero, mi sono adoperato per alcuni anni per diffondere il vangelo in questa parte del mondo; ho vissuto difficoltà e pericoli; ho rinunciato al privilegio di vivere vicino ai miei amici e in un paese cristiano. Ma anche supponendo che abbia fatto tutto ciò con le migliori motivazioni e che questi anni di opera evangelica siano stati gli unici da me vissuti – che inezia! che quisquilia se paragonati ai diecimila talenti che devo alla misericordia sovrana di Dio! Ma ahimè, devo tristemente confessare che ho vissuto due terzi della mia vita nel peccato, e che l’altro terzo è stato spesso diviso tra il servire Dio e il servire me stesso.

Pensando alla probabilità che entro pochi mesi morirò, ci sono solo due o tre cose che mi rendono restio dall’affrontare il solenne evento. Una è la penosa afflizione che la mia morte procurerà alla mia famiglia, e soprattutto alla mia devota, troppo devota, moglie; il suo cuore sarà certamente lacerato; ma devo lasciarla alle cure di Colui che è stato unto per sanare i cuori rotti e fasciare le loro ferite[4]. Quanto a mio figlio, è ancora troppo piccolo per ricordarsi di me o notare la mia assenza; ho spesso pregato per lui e posso lasciarlo nelle mani del mio Padre celeste. Un’altra ragione per la quale mi sento a volte riluttante a morire presto sono le persone intorno a me – persone perse, senza Dio. Ho studiato per quindici anni, dieci dei quali con la prospettiva di poter essere di qualche utilità all’evangelizzazione dei popoli indigeni. Ed ora che inizio ad essere qualificato per adoperarmi un po’ fra di loro, i miei giorni sono accorciati e la maggior parte del mio studio e della mia preparazione sembrano essere stati in vano. Ma per questi pensieri e queste parole mi rimprovero. Anche se non avessi fatto nessun bene qui in Birmania, devo sottomettermi e rimanere sereno, considerando che le vie di Dio non sono le nostre vie e i suoi pensieri non sono i nostri pensieri[5], e che Egli non è obbligato a spiegarci le ragioni del suo operato [6]. Ma ha motivo di pensare che Dio si sia usato di me per aiutare qualche anima ottenebrata, specialmente tra il popolo dei Karen, che saranno la mia gloria e la mia gioia nel giorno del Signore Gesù[7]. So anche che Dio, se lo ritiene opportuno, può realizzare i suoi propositi di misericordia verso questi indigeni senza il mio lavoro. Può far venire qui altri operai o può operare tramite il suo Spirito senza di noi”.

 

Per mancanza di forze George Boardman non riuscì a terminare la sua lettera, che volle inviare subito alla sua famiglia. Visse ancora quattro mesi, durante i quali, nonostante le sue condizioni, volle compiere un ultimo viaggio all’interno della giungla birmana per predicare ancora una volta il vangelo ai Karen. In questa occasione battezzerò 34 indigeni che, come altri prima, avevano dato chiara evidenza di essersi veramente convertiti alla grazia del vangelo. Sulla via del ritorno, tuttavia, stremato, a bordo di una canoa, Boardman spirava all'età di trent'anni. Era l’11 Febbraio 1831.

 

Nel corso degli ultimi 500 anni sono stati migliaia i missionari fede evangelica che hanno servito il Signore in campi difficili, ovunque nel mondo. Purtroppo biografie sulla loro vita non esistono in lingua italiana. Immaginate la benedizione di poter leggere di queste biografie, magari come coppia, o come famiglia, insieme ai nostri figli. Se ti interesserebbe vedere la pubblicazione della vita del suddetto missionario in lingua italiana, fai girare questo documento. La casa editrice PASSAGGIO capirà così se c’è interesse sufficiente che possa giustificare la traduzione e la pubblicazione del volume. Grazie.

[1] Salmo 103:1

[2] Giobbe 16:21

[3] Luca 17:10

[4] Luca 4:18-19

[5] Isaia 55:8-9

[6] Daniele 4:35

[7] I Tessalonicesi 2:19-20

 

testimonianza

Pace del Signore,

mi chiamo Giusy Sacco, sono nata in una famiglia cristiana nella bella terra della Sicilia. Ricordo che ero ancora ragazzina e amavo tanto il mio Signore, cercavo dentro di me la Sua presenza ma c’era un grande vuoto nel mio cuore; un giorno L’ho incontrato, mi disse: ”Dove vai, Io sono qua, su, aprimi il tuo cuore, fammi entrare che insieme a te voglio restar. Frequentavo assiduamente le riunioni di chiesa, la scuola domenicale, ero nel coro, evangelizzavo, insomma ero impegnata nel servizio e anche semplicemente pulire il locale di culto era per me motivo di gioia. Dal momento in cui capii quanto il Signore era importante decisi di fare il battesimo in acqua, precisamente il 29 Luglio 1990. Era tutto bello, nonostante i problemi che vi erano, sapevo che comunque Dio vegliava sulla mia vita. Ma un giorno tutto cambiò, avevo perso lo zelo, e, soprattutto, non sentivo più vicino coLui che amavo tanto; non rendendomene conto avevo iniziato ad allontanarmi da Lui non leggendo più regolarmente la Sua Parola e non pregando più quotidianamente, cominciai a saltare la frequenza a qualche culto….finché arrivò una grande prova nella mia vita: la morte di mio padre. Quel giorno mi resi conto che le vittime erano due. Ero arrabbiata con il Signore perché sapevo che Egli poteva evitare questo tragico evento ma non andò così; non volevo la Sua consolazione né tantomeno quella della chiesa e del resto della mia famiglia. Mi sentivo sola e volevo stare lontana da tutto e da tutti, così, dopo poco più di sei mesi dalla morte di mio padre, andai al nord in cerca di lavoro e di pace. Non fu facile staccarmi dalla mia famiglia e dalla mia terra, ma sentivo il bisogno di farlo. Dopo varie peripezie mi fermai a Fano e cominciai così a sentirmi nuovamente a casa. Trovai un lavoro ma non la pace di cui avevo un gran bisogno; anzi, quella tristezza, quei sensi di colpa crescevano sempre di più, e nonostante fossi circondata da molti amici, mi sentivo più che mai sola. Un giorno il nemico mi fece sentire tutto il peso della mia solitudine, del mio dolore infinito, del mio peccato e dei miei sensi di colpa; ero stanca di “vivere” e tutto ciò che reputavo bello non lo reputavo più tale, pensavo che era meglio farla finita così avrei messo la parola fine alle mie sofferenze. Decisi di andare a trovare i miei, sapendo che, probabilmente, non li avrei più rivisti; partii in aereo, volo tranquillo ma, inspiegabilmente, durante la fase di atterraggio, l’aereo viene sposato tutto a destra per poi rifare la manovra e finalmente atterrare. Vi fu molto panico a bordo ed io ero terrorizzata ma non dalla morte, perché quella cercavo, ma due pensieri fissi mi giunsero: non ero pronta! Sapevo che sarei andata all’inferno, non avrei più rivisto i miei cari, ma sia ringraziato Dio perché aveva altri piani per me, mi ha liberato mandando i suoi angeli, mostrandomi ancora una volta il Suo Amore. Questo episodio lo custodii nel mio cuore gelosamente e ancora oggi che lo racconto sento l’abbraccio del Suo amore. Durante il mio soggiorno in Sicilia andai a trovare mia sorella che continuava a pregare per me, un bel mattino venne il pastore della comunità che frequentava mia sorella e, dopo qualche parola, mi disse due piccole frasi che mi hanno scossa fin dalle fondamenta: “Dio ti ama e vuole darti un’altra possibilità”. Sapevo che Dio mi amava, ma in quel momento sentii tutto il Suo amore come se non avesse nessun altro da amare tranne me. E così, dopo una lunga lotta, il Signore vinse, piegai le mie ginocchia e piansi alla Sua presenza, fui riempita di una pace e di una gioia indescrivibile e dissi al Signore: “Toglimi tutto ma non togliermi questa pace e questa gioia che ho nel cuore.” Oggi ringrazio il Signore che, nonostante sia caduta nel pantano fangoso, facendo ciò che è male agli occhi Suoi, ha avuto pietà di me tirandomi fuori da quel fango e oggi per Sua grazia, sono ancora qui a raccontarvi ciò che Dio ha fatto per l’anima mia. Proprio come il figliuol prodigo sono tornata a casa dal Padre ritrovando il Suo abbraccio, il Suo amore incondizionato e un nuovo amore per la mia famiglia e la Sua chiesa. Ritornando a Fano, andai in chiesa e dal 24 Maggio 2006 frequento la comunità di Pesaro e qui servo il Signore con la passione e l’amore di un tempo! Dovevo perdermi per ritrovarmi in Cristo!

24 Maggio 1976 data di nascita

24 Maggio 2006 data di 2°nascita, un'altra possibilità in Cristo.

 

“«Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle; e giunto a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta". Vi dico che così ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento.” (Luca 15:4/6).

 

Sacco Giusy

testimonianza

Mi chiamo Raffaele e vi racconterò la mia storia, di come CRISTO GESU’, il Signore DIO Onnipotente mi ha salvato, attirandomi a Lui. In tutta la mia vita posso dire che non mi è mancato nulla, fin da bambino ho sempre creduto in Dio ma lo reputavo lontano, in modo tale che mi sarebbe stato molto difficile stare in comunione con Lui; poi crescendo in chiesa cattolica ci andai sempre meno, fino al punto di abbandonarla quasi completamente. Questo fino all’età di 32 anni in cui ebbi un richiamo interiore molto forte ma purtroppo non sarebbe stato quello definitivo, infatti diventai assiduo nell’andare in chiesa e divenni credente mariano. Passavo diverso tempo a pregare la madonna con vari rosari, ma tutto quello sforzo era per me ogni giorno sempre più pesante e stancante, gli unici momenti veramente spirituali erano quando mi concentravo su Cristo Gesù, allora solo in quei momenti piangevo ed esprimevo il mio pentimento a Dio. Dopo un periodo abbastanza lungo in cui ero devoto mariano, sentivo che nulla cambiava in me, anzi andava sempre peggio, allora abbandonai la chiesa cattolica e la devozione alla madonna.Quindi divenni agnostico, credevo in Dio ma non praticavo più nessuna religione.

Quello fu il periodo peggiore di tutti, pensavo che Dio non mi amava e che per i miei peccati non potevo essere recuperabile ai suoi occhi."Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza. Poiché tu hai sdegnata la conoscenza, anch’io sdegnerò d’averti per sacerdote; giacché tu hai dimenticata la legge del tuo Dio, anch’io dimenticherò i tuoi figliuoli." (Osea 4: 6) Caddi in una depressione interiore pesante ed ero rabbioso con Dio come un bimbo rifiutato dal proprio padre, commisi parecchi peccati e bestemmie, tanto che dicevo a me stesso; “oramai Dio non ti vuole più, è finita”. La depressione cominciava a logorarmi ma la grazia del Signore era già all’opera, solamente che io non lo sapevo. Infatti un giorno, con il vuoto nel cuore, mi imbattei casualmente, (ma oggi non credo più al caso) nel sito della Chiesa Evangelica ADI di Pesaro, lo visionai e mi dissi tra me "tanto li ho provati tutti, cattolici, testimoni di Geova, gruppi religiosi, mi mancano solo loro”. Decisi di andare a vedere uno dei loro culti, promettendomi che se avessi visto persone invasate, fanatiche o settarie me ne sarei andato subito. Invece ecco, mi trovai per la prima volta in vita mia, nella vera casa di Dio, in cui non si parlava di Dio, ma si parlava CON DIO e il Suo figliolo Cristo Gesù.

MIRACOLO! In quel momento mi accorsi che il mio Signor Gesù Cristo e il Padre suo non mi avevano mai abbandonato, ero io che avevo diretto i miei passi in posti sbagliati, con dottrine sbagliate, quindi era naturale che fosse per me così faticoso seguire un percorso di fede; infatti fin da subito mi ritrovai ad assaporare il perdono di Dio per mezzo di Cristo Gesù! Dopo pochi mesi mi battezzai in acqua e poco tempo dopo il Signore mi battezzò nello Spirito Santo. Da quel momento la mia vita è cambiata completamente, ho riscoperto la gioia della parola di Dio e della preghiera, non fatta con formule o riti vari, ma una preghiera vera che parte dal cuore e arriva al cielo, realizzando una comunione intima con Cristo che ha mutato i miei comportamenti e il mio modo di vedere il prossimo. Tutto questo in modo naturale e senza stancarmi ma anzi, avendo un rinnovamento spirituale quotidiano. “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figliuolo affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia la Vita Eterna” (Giovanni 3: 16). Oggi il Signore lo sento sempre con me e posso assaporare la pienezza del suo amore, sono consapevole pienamente che CRISTO GESU’ è il mio Salvatore personale. Il sacrificio che Egli ha compiuto sulla croce è l’espiazione di ogni mia colpa e peccato, è stato l’unico e definitivo grazie al quale, già da adesso per merito Suo, sono SALVATO. Comprendo che ogni uomo e donna sulla faccia della terra non sono in grado di potersi salvare con le proprie forze, è impossibile ed è un pensiero superbo e vano. Non sono alcuni riti o qualche buona azione a salvare, visto che il peccato è dentro il cuore di ognuno di noi e il salario del peccato è solo la morte. La redenzione che Cristo Gesù mi ha dato è un dono di vita eterna; credendo in Lui e uniformandomi in una dottrina d’amore con Dio e con i miei fratelli in Cristo, conoscerò la resurrezione in Lui e la pienezza dell’amore di Dio Padre Onnipotente.

“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la Sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù!” (Romani 3: 23-24)

 

Raffaele Coccia

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Solo in Dio ho trovato la forza di poterlo ringraziare anche nel deserto...

"Ho cercato il Signore, ed egli mi ha risposto; mi ha liberato da tutto ciò che mi incuteva terrore. Quelli che lo guardano sono illu­minati, nei loro volti non c è de­lusione. Quest'afflitto ha grida­to, e il Signore l'ha esaudito, l'ha salvato da tutte le sue disgrazie" (Salmo 34:4,6).

Pace, mi chiamo Giovanna. Sono nata e cresciuta in una famiglia cristiana, ma nonostante questo ho accettato il Signore solo dopo un percorso di vita personale a ben ventotto anni. La mia vita, da quando ho accettato il Signore come mio per-sonale Salvatore, è stata trasformata e liberata dal peccato e dai vizi. Giorno dopo giorno il Signore ha parlato al mio cuore prendendosi cura di me come solo un padre premuroso sa fare, donandomi il Suo grande amore e la Sua immensa gioia. Ha permesso tante prove nella mia vita e, ogni volta che mi sono umiliata, mi ha grandemente benedetta, battezzandomi anche con il Suo Santo Spirito. Nella mia vita avevo assieme a mio marito un grande desiderio, quello di poter aver un bambino ma, dopo quasi un anno dalla mia conversione, abbiamo tristemente scoperto la nostra sterilità. Davanti alla frase del medico specialista: "Non c'è niente da fare" siamo piombati nella disperazione, come nel deserto più arido. Rabbia, pianti e urla hanno accompagnato molti dei nostri giorni, ci sentivamo umiliati e abbandonati da quel Dio che tanto amavamo.

Abbiamo cominciato a chiederci perché fosse capitato proprio a noi, il nostro matrimonio era diventato un incubo, tutte le nostre certezze, i nostri progetti e i nostri sogni erano andati in frantumi. Quando ho avuto la forza di alzare lo sguardo verso il Signore, di mettere da parte il mio orgoglio, la mia rabbia e di confessare che Lui è Dio e non può sbagliare; quando ho amato Lui più di qualunque bambino tanto desiderato, Egli ha risposto al mio grido di dolore promettendomi che, un giorno, io e mio marito saremmo diventati dei veri genitori. Quando il mio piede ha vacillato, Dio mi ha soccorso, ricordandomi che Gesù è lo stesso ieri oggi e domani e che le Sue promesse hanno sempre adempimento. Oggi con mio marito continuiamo a servire il Signore, e io non smetterò mai di ringraziarLo perché so che Lui opererà potentemente nella mia famiglia portando a termine la Sua opera nella nostra vita, mantenendo la Sua promessa.

Forse anche tu ti trovi come in un deserto e ti stai chiedendo il perché delle cose. Forse anche tu attribuisci la colpa a Dio... comincia a guardare dentro di te e ti renderai conto che Lui non ti ha mai abbandonato anzi, cammina con te. Non alimentare i tuoi rancori, chiedi aiuto a Dio e il Suo sguardo sarà su di te. Se hai un combattimento interiore e ti stai sforzando di ragionare come Lui, sappi che non potrai riuscirci perché è scritto: "Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie, dice il Signore" (Isaia 55:8-9). Riconosci la tua situazione di peccatore verso Dio, riconosci davanti a Lui il tuo bisogno per far trionfare la Sua gloria anche nella tua vita. La fede in Dio ci deve sostenere nel credere che Lui può ogni cosa e che vuole operare nelle nostre vite "Vi è forse qualcosa di troppo difficile per il Signore? Al tempo fissato, l'anno prossimo, tornerò e Sara avrà un figlio" (Genesi 18:4). Un giorno, quello stabilito da Dio, io potrò sciogliere la promessa che ho fatto a Dio, e il figlio che Lui mi darà sarà un dono per la mia casa che andrà alla gloria di Dio. Mentre attendo fiduciosa quel giorno meraviglioso in cui la Sua risposta arriverà, desidero solo che il Signore sia lodato ora, per sempre e in eterno!

 

 

Giovanna

 

testimonianza

Mi presento, mi chiamo Martuccio Michele ho 62 anni vivo a Pesaro e gestisco un ristorante pizzeria da 33 anni, sono sposato e ho due figli. Ero uno di quelli che all'apparenza non gli mancava nulla, ma così non era, e come ero solito fare da tanti anni dopo aver chiuso il mio locale dietro una lunga giornata di lavoro, tutte le notti andavo girando per la città e mi fermavo spesso nei bar a bere e fumare, poichè questo, dicevo, che mi rilassava, ma non era vero. Una di quelle notti, precisamente era il mese di giugno del 1996 mentre andavo nei soliti bar per bere le solite birre e fumare, ecco che in quella sera mi si avvicina un giovane che mi dice, conosci Gesù? Devo dire che era una domanda al quale avrei voluto rispondere si! Ma non lo conoscevo. Questo ragazzo inizia a parlarmi di peccato, di perdono, di salvezza e io lo lasciavo parlare, dopo una bella chiacchierata ci siamo salutati. Arrivata l'ora di incamminarmi verso casa me ne andai, ma strada facendo il nome di Gesù mi tornava del continuo nella mia mente, andai a dormire e mi alzai il mattino e il nome di Gesù era nei miei pensieri, da quel giorno sono passati 13 anni e il nome di Gesù è rimasto dentro di me, non passa giorno che non pensi a Lui. Successivamente conobbi un credente di Smirra di Cagli che mi raccontò cosa Gesù aveva fatto per la sua vita, invitandomi a leggere la Bibbia e così ricordo che uno dei primi versi che ho letto era in Osea 4:6 “Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza” e ancora un altro versetto che mi tocco in Geremia 33:3 “Invocami, e io ti risponderò, ti annunzierò cose grandi e imperscrutabili che tu non conosci”. Di lì in poi mi sono arreso a Gesù, confessando ogni mio peccato e mettendo Gesù al primo posto nella mia vita, così ho cominciato a sperimentare il suo amore che mi liberò dal vizio del fumo e dall' abusare nel bere e da tante altre cose che sembravano da nulla, solo adesso posso dire che ero schiavo del peccato e Gesù mi ha liberato. Certo il cammino è stato progressivo, ho avuto tante cadute ma Lui era li sempre a tirarmi su, vicino a me il Signore ha messo dei fratelli e sorelle che hanno pregato per me ed esortato ad aver sempre fede in Dio, e così oggi continuo a servire il Signore nella comunità di Pesaro insieme ad un gruppo meraviglioso di fratelli e sorelle anche di altre nazioni, e le benedizioni del Signore si susseguono giorno dopo giorno. Il 25 febbraio 2009 in una riunione settimanale di preghiera il Signore mi ha battezzato nello Spirito Santo, è stata una esperienza così forte da portarmi ad adorare il Signore in un modo nuovo come non mai, così coinvolgendo tutti i preseti nella benedizione. Questa testimonianza viene dal cuore, è ciò che realmente Gesù ha fatto per me, ho dato a Gesù il mio cuore e tu che stai leggendo ti invito a donargli il tuo cuore, Gesù non ti deluderà, egli sarà pronto a salvarti e donarti tutto il suo amore, Egli è fedele e misericordioso, a Dio sia la lode e la gloria.

 

Michele Martuccio

testimonianza

Pace, prima di raccontarvi come il Signore ha operato nella mia vita, voglio condividere con voi un passo della sua parola: “ Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l’ho mandata”. Isaia 56­-10 a11. Sono cresciuta in una famiglia cristiana, dove ho ricevuto i sani insegnamenti della parola di Dio. Nonostante questo all’età di circa sedici anni ho cominciato a frequentare i culti raramente, fino ad assentarmici del tutto. Volevo essere libera di vivere nel mondo, libera di comportarmi come i miei amici; anche se sapevo di non essere come loro e la consapevolezza che alcune cose dispiacciono al Signore e che bisogna ubbidire alla sua parola, pesava sul mio carattere ribelle. Così ho fatto le mie esperienze; ho cominciato a fumare, a interessarmi al mondo dell’occulto a vestirmi in modo stravagante e a fare quelle piccole cose che chi conosce il Signore sa essere sbagliate e lo ringrazio per essermi stato accanto, perché nella mia “libertà” ero comunque “legata”al suo insegnamento. Dopo la laurea il Signore ha voluto che mi trasferissi insieme a mio marito, nella città di Pesaro dove ha ripreso l’opera nella mia vita. In seguito a svariate prove all’immensa paura della morte e delle malattie e ad un forte malessere nel mio cuore, ho sentito fortemente il bisogno di ritrovarlo ed ho ricominciato a rifrequentare i culti. Giorno dopo giorno il Signore parlava al mio cuore, incominciavo a sentirlo vivo e reale e non più un punto interrogativo. Con amore ha messo ordine nella mia vita incutendo dentro di me il suo timore che non significa avere paura ma rispetto, il prendere coscienza che lui esiste ed è presente nella nostra vita e proprio per questo conosce ogni nostro passo, ogni nostro pensiero ogni parola prima che esca dalla nostra bocca. Mi ha donato la sua intelligenza, e in un attimo era tutto chiaro davanti a me... mi ha fatto capire che i miei ideali molto “poetici”erano solo un’astuzia del maligno. Mi ha liberata dal vizio del fumo in una sola notte mediante un sogno,in cui ha scacciato quelle forze del male che mi tenevano nel buio con la sua potente voce.. ed io non c’ero mai riuscita in tanti anni. Ha cambiato il mio aspetto esteriore spogliandomi dai costumi del mondo che non gli sono graditi, io, che non vivevo senza i miei gioielli alla moda, all’improvviso così conciata mi sentivo fuori luogo in sua presenza; ha cambiato il mio aspetto interiore, aprendo il mio cuore indurito dal mondo e dalle delusioni, plasmando il mio carattere ribelle e anticonformista, rendendomi mite e docile. Mi ha liberato dal mio carattere malinconico e pessimista dalla tremenda paura della morte, dal mio attaccamento all’arte. In dieci mesi ha stravolto la mia vita, rendendomi chiaro il vero significato delle parole libertà e verità… L’undici novembre del 2007 ho reso pubblico il mio amore per lui scendendo nelle acque battesimali, e l’undici gennaio dello stesso anno dietro ad una prova e ad un grande pentimento mi ha maggiormente consacrata a lui battezzandomi nello Spirito Santo, ed io lo ringrazio e lo voglio servire nel migliore dei modi, per far parte del suo esercito ed essere la sua luce nel mondo. Mi ha dato la grazia di vedere anche mio marito scendere nelle acque battesimali, e le mie labbra hanno potuto affermare: “Ecco compiuta la sua grande promessa”. In questo periodo c’è tanta sofferenza nella mia vita, ci sono molti attacchi da parte del maligno e mi sono trovata e mi trovo tutt’ora a dover combattere molto spesso con un immensa tristezza perché quei giganti nella mia vita sono molto alti…ma posso dire ad alta voce quello che prima, da donna del mondo non avrei potuto dire, è che oggi vivo nella pace e nella tranquillità che solo lui può donare, quando dipendo da lui non ho paura della vita e delle avversità perché il Signore non ci abbandona mai e quando ci capita perché capiterà, di attraversare un deserto, il nostro sollievo deve essere la certezza che alla sua fine ci sarà lui ad aspettarci, per dissetarci con il suo amore con la sua giustizia e con l’acqua della vita. Che il Signore sia lodato, amen.

 

Cepollaro Giovanna

 

TESTIMONIANZA di John G.Lake

CHIAMATA AL MINISTERIO DELLA GUARIGIONE DIVINA

7 maggio 2013 Testimonianze

 

 

 

La testimonianza personale di John G. Lake della sua chiama­ta al ministerio della Guarigione Divina sarà, ne siamo certi, di grande be­nedizione per i visitatori del sito. Il suo ministerio apostolico svolto dal 1908 al 1913, nel sud dell’Africa, fu certamente uno dei più potenti ministeri dai giorni della Chiesa primitiva. Egli ritornò in seguito a Spokane, nello Stato di Washington, dove 100.000 guarigioni furono registrate in cinque anni.

E’ necessario conoscere l’angoscioso stato di salute di molti membri della mia famiglia, afflitti da diverse malat­tie per molti anni, per poter compren­dere e misurare ciò che significò per me la rivelazione di Cristo, quale no­stro Medico Divino. Eravamo quindici tra fratelli e so­relle. Nonostante che i nostri genitori fossero sani e vigorosi, una sequela strana di malattie s’installò nella no­stra casa che fu spesso visitata dalla morte. Per 32 anni, un membro della famiglia fu un invalido; prima di co­noscere il Signore quale nostro Medico, noi sotterrammo otto persone della no­stra famiglia. I ricordi della mia infanzia e della mia gioventù non sono che una proces­sione di malattie, dottori, ospedali, me­dicine, servizi funebri, tombe e lagri­me; una madre dal cuore rotto ed un padre accasciato dai dolori, i quali cer­cavano di dimenticare le loro sventure, amando e prendendo cura dei membri sopravviventi della famiglia.

 

Nel momento in cui Cristo si rivelò a noi come Colui che guarisce, un mio fratello era morente. Era malato da ben 22 anni e mio padre aveva speso una fortuna per procurargli il soccorso del­la medicina che pure era stato ineffi­cace. Aveva continue emorragie renali e la sua vita era appesa al filo delle cure che rigeneravano e creavano in lui sangue, che lui poi perdeva rapi­damente. Non ho mai conosciuto nes­suno che abbia sofferto per così lunghi anni ed in maniera così intensa come questo mio fratello.

 

Una delle mie sorelle era morente di cancro al seno. Era stata operata cin­que volte a Detroit, nell’ospedale Harper, dal Dott. Kastens, chirurgo tede­sco di grande fama; ma alla fine era stata mandata a casa a morire. Il can­cro aveva avuto la vittoria su di lei.

 

Un’altra delle mie sorelle aveva con­tinue perdite di sangue. Giorno dopo giorno andava indebolendosi, finché la mano della morte sembrava che avesse afferrato la sua giovane vita.

 

A quel tempo io ero già sposato ed avevo il mio proprio focolare. Poco do­po il matrimonio, l’ombra della malat­tia che aveva oscurato il focolare dei miei genitori si estende anche sul mio. Mia moglie fu colpita da tubercolosi ed in seguito da crisi cardiache, per cui era presa da continui svenimenti, perdendo completamente la conoscen­za. Spesso, quando tornavo a casa dal lavoro, la trovavo stesa sul pavimen­to. Le furono somministrati stimolanti sempre più forti per provare di riani­marle il cuore ed arrivarono a sommi­nistrarle pillole di nitroglicerina. Do­po ogni attacco cardiaco, ella restava semi-paralizzata per delle settimane a causa di quelle ipers-timolazioni artifi­ciali del cuore.

 

Fu in mezzo a queste fitte tenebre, nel momento stesso in cui la medicina indietreggiava impotente, ed in cui il velo della morte si andava estendendo sulla nostra famiglia che, improvvisa­mente, la luce di Dio sorse nelle nostre anime, grazie al ministerio fedele di un pastore che ci annunziò tutto il consi­glio di Dio.

 

Trasportammo il nostro fratello mo­rente alla casa della Guarigione Divina di Alexander Dowie, a Chicago. Non appena fu pregato per lui e furono im­poste su lui le mani, egli fu guarito istantaneamente. Si alzò dal letto e fe­ce una corsa di cinque chilometri; ri­tornò perfettamente guarito ed in se­guito si associò a mio padre nel suo lavoro.

 

Eravamo ripieni di allegrezza nel ve­dere la potenza guaritrice di Dio mani­festarsi sotto i nostri occhi. Prendem­mo tutti gli accordi per trasportare la nostra sorella malata di cancro nella stessa casa. Ella assistette al culto di­stesa su di una barella. Nel suo cuore pensava: «Gli altri possono essere gua­riti, perché sono cristiani fedeli, ma io non sono stata una cristiana come sarei dovuta essere. Essi possono es­sere guariti, ma per me non vi è al­cuna speranza». Ascoltando la predi­cazione su Gesù Cristo, il nostro Medi­co Divino, spiegata dai testi stessi del­la Parola di Dio, la sua fede aumentò e non appena le furono imposte le ma­ni nel nome del Signore, la potenza di Dio discese sopra di lei. Il dolore di cui soffriva disparve all’istante e l’enfia­gione cominciò a diminuire. Il grande focolaio di cancro si fece nero e cadde da se stesso qualche giorno più tardi. Gli altri quattro focolai più piccoli di­sparvero a loro volta. Il seno mutilato cominciò a svilupparsi e riprese una forma perfetta.

 

Come furono ripieni di gioia i no­stri cuori! Una fede nuova sorse nelle nostre anime. Se Dio aveva potuto gua­rire il nostro fratello e la nostra so­rella morenti, non poteva Egli guarire chiunque?

 

L’altra nostra sorella che soffriva di perdite di sangue cominciò a riguar­dare a Dio per la sua guarigione. Sia lei che suo marito erano dei ferventi cristiani, ma nonostante le loro intercessioni, la loro preghiera rimase senza risposta. Una sera, mi comunicarono che, se desideravo rivederla in vita, avrei dovuto recarmi immediatamente al suo capezzale. Al mio arrivo, consta­tai che la morte era già dipinta sul suo viso; ella aveva perduto conoscenza ed il suo corpo era freddo; il polso quasi impercettibile. I nostri genitori in la­grime s’inginocchiarono ai piedi del suo letto. Il suo bebè dormiva in una culla.

 

Un grande grido, un grido quale non si era mai levato prima d’allora dalla mia anima, si alzò a Dio: Ella non po­teva morire, non doveva morire. Non potevo tollerarlo. La potenza di Dio non si era manifestata in tanti casi simi­li? Non aveva guarito altri in circo­stanze simili?

 

E’ impossibile per me spiegare ‘con parole ciò che fu il grido del mio cuore in quel momento e la fiamma di odio contro la malattia che lo Spirito di Dio suscitò in me. Sembrava come se il mio cuore fosse posseduto dalla stes­sa collera di Dio. Gridammo a Lui, do­po aver telefonato a dei fratelli nella fede di soccorrerci con la preghiera. In meno di un’ora, avemmo la gioia di vedere i segni di vita rinascere sul suo viso. Mia sorella fu completamente gua­rita e cinque giorni appresso ella ven­ne alla casa di nostro padre per unirsi alla famiglia per un pranzo in comune.

 

Mia moglie che soffriva indicibilmen­te da molti anni fu l’ultima dei quattro ad essere toccata dalla potenza guari­trice di Dio. Mi resi conto allora, co­me mai per l’addietro, della consacra­zione alla quale Dio mi chiamava. Gior­no dopo giorno, la morte ghermiva la mia compagna; ella era allo stremo delle forze e gli ultimi giorni di vita sembrava fossero arrivati per lei. Un fratello che era nel ministerio era pre­sente. Togliendosi il cappello, egli mi disse, con le lagrime agli occhi: «Vie­ni a fare qualche passo con me». Fa­cemmo quattro passi al chiarore della luna. «Accetta la volontà di Dio», mi disse allora; ciò che significava, come la maggior parte dei pastori dicono in simili circostanze: «Accetta che tua moglie muoia».

 

Pensai ai miei piccoli bambini; pen­sai a lei che amavo come la mia stes­sa vita ed una fiamma s’illuminò nel mio cuore. Sentii come se Dio fosse stato insultato da una simile proposta.

 

Tornato a casa, presi la Bibbia da sopra il caminetto e la lanciai sul ta­volo. Se giammai Iddio la fece aprire a qualcuno su un passo di cui egli aveva bisogno, quello fui io! Il libro si aprì al decimo capitolo degli Atti degli Apo­stoli ed i miei occhi caddero sul verso 38: «Voi sapete come Iddio ha unto di Spirito Santo e di potenza Gesù di Nazareth; e come Egli è andato attorno facendo del bene, e guarendo tutti co­loro che erano sotto il dominio del dia­volo, perché Dio era con Lui».

 

Come una luce questo verso trafisse il mio cuore. «Sotto il dominio del diavolo!». Perciò Dio non era l’autore della malattia! Lessi ancora le parole di Gesù in Luca 13-16: «E costei, ch’è figliuola d’Abramo, e che Satana aveva tenuta legata per ben diciotto anni, non doveva esser sciolta da questo lega­me?». Una volta ancora, Gesù attri­buiva la malattia al diavolo; compresi come mai per il passato, perché Gesù aveva guarito i malati: Per compiere la volontà del Padre, distruggendo le opere del diavolo (Ebrei 2:14).

 

Decisi per la fede che quell’opera del diavolo, la distruzione della vita di mia moglie, doveva cessare nel nome di Gesù, perché Cristo è morto, prendendo su di Lui le nostre infermità e carican­dosi delle nostre malattie.

 

Fissammo per le 9,30 l’ora della pre­ghiera d’intercessione per la guarigio­ne di mia moglie, e nuovamente tele­fonai e telegrafai a dei credenti di unir­si a noi nella preghiera in quell’ora. Alle 9,30 m’inginocchiai davanti al let­to, dove giaceva mia moglie e gridai a Dio. La potenza del Signore discese sul suo corpo: la paralisi scomparve ed il cuore riprese a battere normal­mente, la respirazione divenne regolare e la temperatura normale. Mentre pre­gavo, intesi un suono uscire dalle sue labbra — non più il debole gemito di sempre — ma con voce forte e chiara ella esclamò: «Lodato sia Dio! Sono guarita!». Nel dire ciò, ella si tolse di dosso le coperte e si mise a sedere sul letto.

 

La notizia si propagò rapidamente nella città, nello Stato e in tutti gli Stati. I giornali riportarono la notizia. La nostra casa divenne il centro d’in­chieste e molti percorsero lunghe di­stanze per venire a vedere mia moglie ed ascoltare dalle sue stesse labbra il racconto della sua guarigione. Le let­tere arrivarono numerose.

 

Una luce nuova si era accesa nelle nostre anime. La Chiesa ci aveva fino a quel giorno insegnato che il tempo dei miracoli era passato e per questo insegnamento otto membri della no­stra famiglia erano morti. Al presente, ci rendevamo conto che un tale inse­gnamento non era che menzogna, sen­za alcun dubbio inventato da Satana, e proclamato dalla Chiesa come verità, frodando così all’umanità la pienezza dell’eredità che le è stata acquistata per il sangue di Gesù.

 

Diversi malati vennero a trovarci ed a dirci: «Se Dio ha guarito voi, Egli può anche guarire altri. Pregate per noi!». Dio rispose a quelle preghiere e malati in gran numero furono guariti. Sono passati molti anni, ma posso dire che non è trascorso un solo giorno senza che Dio non abbia risposto alla preghiera. I malati sono stati guariti non a dozzine, non a centinaia o a migliaia, ma a dozzine di migliaia. Fu in questo modo che dedicai la mia vita, giorno e notte, a questo ministerio della guarigione Divina.

 

TESTIMONIANZA SAULO DA TARSO

UNA TESTIMONIANZA

7 maggio 2013 Articoli di Roberto Bracco

di ROBERTO BRACCO - Lettura biblica: 1 Timoteo 1:12-20 - La storia di Saulo da Tarso, perse­cutore della Chiesa cristiana, fariseo zelante, difensore della fede giudaica, è troppo nota per aver bisogno di essere ricordata, ma la testimonianza che egli rende, attraverso questa pagina della sua lettera a Timoteo, esprime un mes­saggio così vivo, così attuale, da non poter essere ignorato. In poche parole, l’apostolo mette a fuoco la propria esperienza e chiarisce com’è diventato cristiano e perché è cristiano.

 

La testimonianza di Paolo, dottore delle genti, l’antico Saulo beniaminita, è particolarmente valida per esprimere un messaggio, perché ci parla dell’esperienza di un uomo già religioso, so­cialmente e moralmente irreprensibile, altamente stimato nel mondo e nella chiesa dei suoi giorni. Oggi, sarebbe stato definito uomo retto e pio, meri­tevole di rispetto e degno di ogni rico­noscimento umano e divino. Ma ascoltiamo le sue parole, pro­prio quelle parole che egli ha saputo pronunziare e scrivere dopo la sua conversione: «Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo» La giustizia che rivestiva la sua an­tica personalità, le opere meritorie che rappresentavano il vanto della sua vita religiosa di ieri, si presentano agli oc­chi di Paolo nella loro reale fisiono­mia; quando camminava nel buio delle sue convinzioni religiose, pensava di avere abiti decenti e splendidi, ma quando la luce di Cristo Io ha illumina­to, si è accorto d’indossare soltanto cenci luridi ed abiti sdruciti, che da­vano maggior risalto alle ignobili nudi­tà della sua vita.

 

L’esperienza personale si trasforma in conoscenza di una verità che ritor­nerà poi in tutti i messaggi dell’aposto­lo: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» ! Credevo di essere vivo nel cospetto di Dio, e invece ho dovuto riconoscere che anche io, religioso, zelante, ero spi­ritualmente morto e quindi sono stato costretto ad ammettere che se «Cristo è morto per tutti », è stato in conse­guenza della fatale realtà che « tutti, nessun escluso, erano morti ». Queste, proprio queste sembrano essere le pa­role di Paolo.

 

Egli si riconosce un povero pecca­tore, perduto, bisognoso di salvezza; riconosce cioè che la sua religiosità e la sua moralità costituivano dei surrogati con i quali egli sperava di regolarizzare la sua posizione davanti a Dio, ma che invece servivano soltanto per creare u- n’insidiosa illusione che lo manteneva lontano e separato da Dio.

 

«Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori » ! Mosè, la Legge antica, le pratiche liturgiche, l’osser­vanza scrupolosa e, qualche volta, fa­natica delle prescrizioni e delle tradi­zioni non potevano fare quello che Cristo è venuto a fare: salvare i pecca­tori, dei quali io sono il primo.

 

La testimonianza dell’apostolo chia­risce anche che la salvezza offerta da Cristo non si esaurisce nel perdono dei peccati, perché è una salvezza perfetta, una salvezza duratura. Egli è costretto a confessare che oltre ad essere lonta­no da Dio, era anche, malgrado non fosse disposto ad ammetterlo prima, vittima e schiavo del male: « ero be­stemmiatore, persecutore, ingiurio­so… ».

 

Più tardi, pienamente illuminato dalla luce del Vangelo, confesserà che era «costretto a fare quel che non vo­leva» perché nella «sua carne non abi­tava alcun bene».

 

Saulo da Tarso aveva esperimentato nella sua vita proprio le medesime co­se che esperimentano, anche oggi, tutti coloro, e non sono pochi, che cercano riparo in una religione, di cui conosco­no più gli aspetti formali, che non i contenuti spirituali anche perché spes­so questi sono totalmente inesistenti. Peccatori, separati da Dio, schiavi del male, credono di avere uno scopo, di seguire un itinerario ed invece sono poveri erranti in lotta con Dio, in lotta con se stessi, in lotta con tutti e con tutto.

 

Ma, scrive Paolo, riandando con la sua mente a quel giorno lontano eppu­re sempre vicino, cioè del suo incontro con Cristo: «Misericordia mi è stata fatta» perché la potenza di Cristo si è manifestata nella mia vita, non soltan­to nel perdono dei miei peccati, ma anche nella rigenerazione della mia personalità; Egli mi ha fatto un «esempio» per coloro che dopo di me avrebbero creduto in Lui.

 

Paolo parla a questo punto della li­berazione dalla presenza e dalla poten­za del peccato, cioè della vera reden­zione esperimentata nella grazia di Dio in Cristo. Il perdono cancella i peccati del passato, ma la rigenerazione offre la possibilità di ripudiare il peccato per sempre. Nell’epistola ai Romani, l’apostolo offre la sintesi di questa realtà con le meravigliose parole: «il peccato non vi signoreggerà, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia» (Romani 6:14).

 

Anche l’irreprensibile fariseo era un giorno schiavo del peccato, ma egli propone la sua testimonianza cristiana a coloro, particolarmente, che vivono in uno stato di abbrutimento totale, servi di vizi e di passioni che distrug­gono la loro vita, forse la loro casa, la loro famiglia, trascinati da una corren­te fatale verso la condanna eterna.

 

Egli mi ha fatto un esempio, perché possa mostrare a tutti che: «… il no­stro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, acciocché il corpo del peccato sia annullato». Anche queste parole scritte ai cristiani di Roma, sembrano avere un posto nella testimonianza resa dall’apostolo attraverso la sua lettera a Timoteo, suo discepolo e collaborato­re fedele.

 

Possiamo però notare che senza ri­ferimenti storici e senza fornire parti­colari, Paolo, oltre a dirci quale signifi­cato ha avuto per lui l’esperienza cri­stiana, ci precisa anche la meccanica della sua meravigliosa realizzazione. Non è stato lui a cercare Cristo, ma è stato Cristo a cercare lui; non è stato lui ad entrare nella grazia, ma è stata la grazia ad entrare in lui.

 

Anche questo lato della testimo­nianza vuole esprimere un messaggio chiaro e preciso: l’iniziativa viene dal­l’amore di Dio; la salvezza deriva dalla potenza di Cristo: Egli è venuto a me, ha fatto risplendere la sua luce, mi ha indirizzata la sua parola. Possiamo riandare con la mente al libro degli Atti, che ci fornisce il racconto detta­gliato della conversione di Saulo, e trovare la conferma delle dichiarazioni dell’apostolo.

 

— Cristo gli è apparso sulla via che lo conduceva persecutore a Damasco, si è rivelato, lo ha umiliato e poi… lo ha redento, rivestito di potenza, chia­mato al ministero.

 

Non vogliamo lasciarci trarre in inganno da un’interpretazione superficiale e frettolosa della testimonianza di Paolo e concludere che Dio ha espresso verso lui un amore e ha applicato un metodo che se fossero usati per tutti, tutti giungerebbero alla salvezza. Dio parla a ciascuno nel proprio linguag­gio, ma sostanzialmente ama tutti nel medesimo modo, e verso tutti applica un metodo che non è mai coartazione, ma invito ad una scelta e ad una decisione da compiersi in completa libertà.

 

Anche tu, amico, che cammini sul sentiero scelto da te, odi in quest’ora una voce, forse l’hai udita molte volte e risuona ancora una volta per te, espressa da questo scritto; è una vo­ce che s’indirizza direttamente al tuo cuore e che t’invita ad accettare, final­mente, l’opera redentrice di Gesù Cri­sto, il Figlio di Dio, il tuo Salvatore.

 

Anche per te, Egli vuole compiere quello che ha compiuto per Saulo da Tarso, ma anche da te attende una resa totale, sincera, umile.

 

Egli è pronto a cancellare il tuo passato e tutte le ipoteche che lo gra­vano a causa del peccato; è pronto a trasformare totalmente la tua vita e a darti una nuova personalità, libera, forte; è pronto, soprattutto, a scrivere il tuo nome nel Libro della Vita, e a fare di te un erede del Regno eterno di gloria.

 

Non basta però udire una voce, ve­dere una luce, avere un incontro con Dio…, è necessario riconoscere in que­ste importanti circostanze la manife­stazione di Dio e accettarla perché di­venga esperienza personale ed intima di autentica salvezza.

 

Ricordati, la testimonianza di Paolo non fa che riproporci il tema della misericordia di Dio e della nostra personale responsabilità, e quindi, è un invi­to ad accettare il «dono divino» che è gioia e salvezza nel tempo e nell’eternità.

testimonianza

LA PREGHIERA DI UN ATEO

 

 

 

 

Finita la giornata di lavoro, Martino ripose al loro posto i suoi attrezzi, si

mise il vecchio cappotto e se ne andò a casa. Oggi era stanco e, mentre

si trascinava lentamente lungo la via, si chiedeva come stava la piccola

Denise. Infatti, la sua nipotina era gravemente ammalata e sua sorella

era seriamente preoccupata.

“Sono così contenta che tu sia finalmente a casa”, lo accolse sua sorella

Annetta. “Denise sta così male, che devo dirlo al medico. Mi aveva detto

di comunicargli subito, se vi fosse stato un peggioramento. Puoi

rimanere con Denise, mentre vado a chiamarlo? Puoi sederti al lato del

letto”.

Prendendo posto sulla sedia accanto al letto della piccola, Martino si

rese subito conto che sua nipote stava molto male. La febbre alta non la

lasciava in pace, ma riconobbe subito lo zio e gli sorrise. Dopo un po’, lo

guardò e gli disse: “Zio, prega perché possa guarire!”.

Martino voleva rispondere, ma preferì tacere. La verità era che non

sapeva che pesci pigliare. Come pregare? E a chi? Lui non credeva in

Dio! Almeno, questo era ciò che diceva agli amici. Affermava infatti di

essere ateo e di non poter pregare qualcuno che nemmeno esisteva. A chi doveva rivolgere le sue preghiere, Martino? Era semplicemente

ridicolo!

Ma la piccola Denise lo guardò di nuovo, implorando: “Zio, prega, per

favore! Mi sento così male! Prega per me”. Confuso, Martino cercò di

calmarla, senza però riuscirci. Certo, non poteva dire alla bambina così

fiduciosa che non credeva in Dio. Se almeno il medico fosse arrivato! Lui

sì, che avrebbe potuto fare qualcosa per lei.

Ma Annetta e il dottore tardavan e Martino ebbe l’impressione che la

bimba peggiorasse di minuto in minuto. Alla fine, lei lo guardò ancora e,

tossendo, con uno sguardo implorante che non avrebbe mai

dimenticato, gli disse: “Zio, se non preghi per me, allora morirò”.

La sua fronte si imperlò di sudore, ma quest’ultima implorazione della

piccola gli trafisse il cuore. Cadde in ginocchio a fianco del letto e gridò:

“O Dio, se esiste un Dio, ascoltami e guarisci questa bambina!”.

Rialzandosi, si accorse che stava tremando. Guardò la piccola Denise,

che ora gli sorrideva. Mentre tornava a sedere, si accorse che la bimba

si stava calmando. Il rossore della febbre abbandonò il visino e lei

cominciò a sudare. Nel giro di pochi minuti, il suo respiro si calmò,

ridiventando regolare, e si addormentò.

Martino la osservava meravigliato. Come si poteva guarire così in fretta?

Pochi minuti prima, la febbre era ancora altissima e la piccola lottava

disperatamente per respirare, mentre ora dormiva tranquilla. Era un

miracolo!

Finalmente, Annetta arrivò con il dottore. Entrambi guardarono

meravigliati la bambina che dormiva. Il medico la esaminò con cura e si

rivolse ai due: “Non so cos’è successo”, disse. “Il suo stato era

gravissimo, ma ora è guarita del tutto! Non ho mai visto una cosa del

genere e non so cosa pensare”.

Il medico non poteva capire, ma Martino sì. Quando il medico li ebbe

lasciati, se ne andò in camera sua e richiuse la porta. Ora sapeva che il

grande Dio, colui che aveva sempre rinnegato, esisteva veramente e che

lui doveva prendere una decisione. E in effetti, la prese! Riconobbe il

suo peccato e accettò il Signore Gesù Cristo come suo personale

Salvatore. Poi lasciò la camera: era un nuovo uomo in Gesù Cristo.

Comprò subito una Bibbia e da quel giorno la Parola di Dio diventò il suo

alimento quotidiano. Entrò a far parte di una chiesa e si dedicò

attivamente all’opera di diffusione della Buona Novella. Acquistò persino

dei trattati e andò a distribuirli di casa in casa. Fu così che molte porte gli si aprirono e che in quella città il semplice operaio Martino esercitò

una potente influenza in nome di Dio.

 

testimonianza

Questa testimonianza la porto' tanti anni fa' un missionario che si trovava in India.Quando il fratello racconto' la storia della sorella Indiana mi immaginai il volto ,ed oggi mentre cercavo una foto per un link notturno mi spunto' questo volto,e ricordai la storia che mi e rimasta in mente come se' fosse ieri.Ed oggi a te io, racconto..............................Una sorella evangelica timorata di Dio che amava ,servire Dio attraverso' un periodo non bello nella sua vita ,una prova dura , che turbava la sua vita.Era il marito che la ostacolava anche ad andare in chiesa ,la sorella pregava sempre che la liberasse.Un giorno promise a Dio che tutti i risparmi che accumulava li dava al Signore tramite un offerta,e dopo pochi mesi li avvolse in un fazzoletto e aspetto' con gioia per portarli al Signore.Ma un giorno il marito la scopri' che in quel fazzoletto c'erano tanti soldi,e gli disse:dove hai preso questi soldi?la sorella rispose sono miei li ho conservati per darli al Signore.Ma quell'uomo preso dalla collera picchio' la sorella con pugni e calci ,ma lei riusci' a fuggire ,ma lui la insegui correva dietro di lei ,e la raggiunse ,la prese per il braccio con forza gridando dammi i miei soldi,lei gridava no.Sono del Signore,ma in un attimo gli volo' tra' le mani quel fazzoletto con tutti i soldi e caddero nel fiume ,andarono in fondo al fiume ,e lui ancor di piu' la picchio' ,e le proibi' di andare in chiesa perche' l'avrebbe uccisa.La sorella pregava il Signore notte e giorno che la liberasse.Un giorno il marito rientro' prima del dovuto a casa ,e gli disse alla moglie di andare al mercato e di comprare del pesce,ma la donna mentre che camminava si accolse che i soldi che il marito aveva dato erano pochi,ma lei ando' lo stesso,arrivata li' quelli del mercato erano andati via tutti ,e lei piangeva dicendo a se' stessa .......ma ora chi gli e lo dice? e mentre che stava ritornando a casa vide un pescatore che saliva dalle scale e la chiamo' dicendo come mai e qui da sola ?il mercato chiude prima di mezzogiorno.....la donna racconto' tutto al pescatore ,e il pescatore pianse.........Ma dopo che si salutarono ,l'uomo la chiamo'dicendo :posso farti un regalo?e lei disse cosa................usci da una delle vasche un pesce ,tieni te lo regalo cucinalo a tuo marito affinche' non ti picchi di nuovo................la donna corse a casa dal marito e racconto' tutto ma lui indifferente non la guardo neanche negli occhi,gli disse solamente lo pulisco io questo grosso pesce.La sorella pianse di nuovo e prego' nella sua stanza e disse Dio dammi la risposta,ma dopo pochi minuti senti un grido dal marito Signore perdonami,la sorella penso' e uscito stavolta di senno.Ma ando' in cucina e vide nelle mani il fazzoletto con tutti i soldi dell'offerta che erano caduti nel fiume,ed erano dentro il ventre del pesce........................chiese perdono alla moglie ma insieme a lei prego' il Signore dicendo da oggi in poi anche io credo Nell' Iddio dell'impossibile...Spero che questa testimonianza servi a qualcuno ,e che sia toccato dal Signore.

testimonianza

" Una Guarigione Miracolosa "

 

Pace mi chiamo Paola ho 30 anni.

Per me è un immensa gioia poter raccontare ciò che L’ETERNO ha fatto nella mia vita.

Fin da piccola ho ricevuto insegnamenti religiosi dai miei genitori, credevo in un Dio nominale Come del resto tutta la mia famiglia. Man mano che crescevo come tutte le ragazze, cresceva in me il desidero per la vanità e all’amore per me stessa. Cresceva anche un vuoto dentro che non riuscivo a spiegarmi, nonostante i miei genitori non mi facevano mancare nulla, questo vuoto cresceva sempre più, iniziai ad avere paura del domani e come sarebbe stata la mia vita senza certezze.

Questo causò in me una profonda tristezza e chiedevo a me stessa, è questa la mia vita? Ed ero sempre triste e malinconica. Un giorno un collega di mio padre gli parlò dell’immenso Amore di Dio, potente ad operare a chiunque apre il suo cuore a Lui, e lo invitò ad andare in chiesa evangelica pentecostale per ascoltare la parola di Dio e mio padre e mia madre accettarono l’invito, così anche io andai insieme a loro. In quella chiesa ascoltavo la predicazione della bibbia, i cantici e le testimonianze di persone che Dio aveva cambiato la loro vita in bene, vedevo nei loro occhi una luce, qualcosa di vivo, erano tutti gioiosi e felici. Allora anch’io cercai quell’amore, mi inginocchiai e pregai al Signore e dissi: Signore se tu esisti come questi dicono, fatti sentire da me. In quel momento riconobbi che ero un panno sporco davanti a Lui, che la mia vita non era secondo la Sua volontà, chiesi perdono di tutti i miei peccati e sentii il Suo perdono, e Lo accettai come personale Salvatore e Signore della mia vita e proprio in quel momento quel vuoto e quella paura del domani sparirono. Gesù era parte della mia vita, sentivo di appartenergli, dandomi certezza e vita Eterna. Ho imparato a mettere Dio sempre al primo posto nella mia vita e a confidare in Lui in ogni tempo e ne ricevo continue benedizioni. Certo nella mia vita prove, sofferenze, dolori, non sono mancati. All’età di 16 anni venne a mancare mia madre, fu un prova che scosse tutta la famiglia. Così Grazie a Dio trovai nella famiglia del mio fidanzato un un'accoglienza meravigliosa, per loro divenni quasi come una figlia. All’età di 18 anni mi sono sposata e anche in questo il Signore mi ha aiutata, un bel matrimonio (come si dice) dove tutti hanno partecipato alla mia gioia. Ma quella gioia svanì presto, quando mancavano 3 giorni che finisse il viaggio di nozze a Tenerife, una sera mi accorsi che alla base del collo veniva fuori un gonfiore enorme, ci recammo in ospedale dove mi dissero che c’era una infiammazione ghiandolare. Tornata a casa iniziai gli accertamenti medici per scoprire la causa del gonfiore che intanto non era rientrato, consultai tanti medici e patii molti dolori, anche a causa di molti diagnosi sbagliate. Alla fine mi consigliarono di effettuare una biopsia e subii un intervento per capire che cosa fosse quel male. Dopo 20 giorni arrivò la risposta dell’esame istologico era: infoma di hocking, tumore maligno al sistema linfatico. Mi recai anche al centro tumori di Milano al quale mi sottoposero a molti esami abbastanza lunghi e dolorosi nel quale confermarono il mio stato di salute: la catena dei linfonodi era tutta in allarme . La mia vita era in pericolo, i dottori mi diedero un mese e mezzo di vita, praticamente per me non c’era nessuna speranza. Fui sottoposta anche a radioterapia alla base del collo dove ero stata praticata la biopsia, purtroppo quelle radiazioni toccarono la tiroide e di conseguenza mi funzionava solo metà tiroide, i miei valori tiroidei erano tutti alterati. Avevo due problemi ora, il Tumore e la tiroidei che funzionava a meta, è di conseguenza iniziai ad assumere continuatamene farmaci per la tiroide e fare chemie per il Tumore. Vi posso assicurare che in quel periodo non avevo paura perché sentivo che il Signore era con me e mi sosteneva nella prova sia a me e sia alla mia famiglia. Inoltre i miei fratelli in Cristo mi sono stati molto vicino anche nella preghiera, pregavamo tutti insieme di pari consentimento affinché il Signore intervenisse con la Sua mano Onnipotente. Attraverso la preghiera ho ricevuto forza, consolazione e benedizione.

 

Durante il ricovero ospedaliero il Signore mi dava grazia insieme a mio marito, di testimoniare a tante persone che soffrivano come me dell’ immenso amore e consolazione che ricevevo da Dio, e capì che non era per caso che mi trovavo in quel luogo. Uscii dall’ospedale per trascorrere i miei ultimi giorni di vita, e così la domenica mattina mi recai in chiesa, dopo la predica ci fu un appello di preghiera per gli ammalati, mi accostai ripiena di fede, pregando dissi: Signore per i medici non ho speranze, ma a Te nulla è impossibile se Tu vuoi puoi e se a Te piace GUARISCIMI! In quel momento iniziai a sentire un forte vento che mi avvolgeva e una mano che mi accarezzava dalla testa ai piedi, in quello stesso istante mi accorsi che il Signore aveva fatto un miracolo nella mia vita: mi sentii guarita. Quando mi recai in ospedale ero così certa della mia guarigione che rifiutai le chemio e le cure alla quale ero sottoposta. I dottori stupiti dalla mia decisione mi fecero altri esami. Essi rimasero sconvolti e meravigliati, poiché non c’era più la catena dei linfonodi in allarme e con stupore dovettero confermare l' avvenuto miracolo.. Anche la tiroide era miracolosamente guarita. Difatti i miei valori erano e sono rimasti tutti nella norma, tanto che, fino ad oggi, non assumo alcun farmaco. Mi avevano diagnosticato anche che non potevo avere figli e il Signore mi ha donato anche due figli che sono la mia gioia. Sono trascorsi 12 anni ed io oggi con mio marito e i mie figli serviamo il Signore dandogli onore, gloria e il ringraziamento che Gli spetta. Il Signore non si è fermato, ha fatto tante altre meraviglie nella mia vita, non basterebbe un libro per contenere ciò che ha fatto per me. Il Signore si è compiaciuto di guarirmi, non perché lo meritassi, ma è solo per i meriti di Gesù che ha dato la sua giovane vita in croce per la mia vita e attraverso la sua crocifissione ho ricevuto guarigione. Non per meriti ma solo ed esclusivamente per la Sua grazia che siamo stati salvati, Egli è pronto a farlo a chiunque va a Lui con fede ed apre il suo cuore a Lui. A Dio tutta la gloria da ora in eterno.

 

Amen.

 

 

 

Guardandomi allo specchio dissi: "io diventerò un mafioso"

 

Pace a voi e ciao.

 

Mi chiamo Walter, ho trentadue anni, sono di Taranto e voglio raccontarvi di come la mia vita sia stata trasformata da Gesù.

 

Era il 1991 quando decisi di dare una svolta alla mia esistenza. Premetto che prima di allora ero stato un ragazzo semplice e normale.

 

Svolgevo dei lavori saltuari, mi dedicavo quel poco che bastava alla famiglia e tutto andava bene.

 

Ricordo che un giorno, mentre mi preparavo per andare a lavorare, guardandomi allo specchio dissi: "io diventerò un mafioso".

 

Questo pensiero catturò così tanto la mia mente al punto da abbandonare il lavoro e cominciare a frequentare "gente di strada". Iniziai a commettere i primi crimini: spaccio di droga, rapine e quant'altro... così cominciai ad avere molta familiarità con le forze dell'ordine; infatti fui anche arrestato diverse volte.

 

Per la prima volta nel 1992 feci uso di un'arma da fuoco; in quella circostanza ferii ad una gamba mio fratello che era tossicodipendente e mi aveva rubato dei soldi. Ebbe inizio il mio calvario di sofferenza e paura che invadevano la mia mente, ma ugualmente decisi di fare un "salto di qualità": inserirmi in gruppi mafiosi che sotto alcuni aspetti erano spietati, infatti si commettevano estorsioni, omicidi, traffici di droga, attentati, etc...

 

Dal 1992 al 1996 entrai cinque volte in carcere e in una occasione fui ferito ad una gamba con un'arma da fuoco. Era un avvertimento a non giocare con certe situazioni illecite, per cui dovetti procurarmi un giubbotto antiproiettile e molte volte viaggiare in auto blindate.

 

Nel 1998 arrivò il colpo che doveva mettere fine alla mia scalata verso il potere. Fui arrestato a Genova perché responsabile di tutti i reati di cui vi ho raccontato (ero stato scoperto) mentre alcuni miei amici vennero arrestati perfino per aver commesso omicidio; ringrazio Dio, oggi, che mi ha preservato dal togliere la vita a qualcuno.

 

Nel carcere di Genova iniziai a fare uso di psicofarmaci perché ero molto depresso e avevo il sistema nervoso a pezzi, tanto che non riuscivo a dormire e quando ci riuscivo ero assalito dagli incubi.

 

Dopo qualche settimana fui trasferito nel carcere di Lecce, dato che era in corso il processo a mio carico nel quale erano coinvolte altre ventisette persone e questa situazione aggiungeva peso su peso.

 

Arrivò l'anno 2000 che portò la condanna: nove anni di carcere! Presi malissimo la notizia... volevo ancora essere qualcuno nell'ambiente malavitoso e fare chissà cosa e, sebbene mi trovassi con le mani legate (in tutti i sensi) era ancora forte in me il proposito di commettere molti altri crimini e, appena fuori, l'avrei attuato.

 

Nel marzo dello stesso anno, quando tutto ormai era segnato, mi giunse in prigione una notizia che mi sconvolse per l'ennesima volta: mio fratello di ventinove anni era morto per un'overdose di droga...il mondo mi era caduto addosso.

 

Agostino, un ragazzo di Taranto, amico di infanzia e allora missionario nella tenda "Cristo è la Risposta", mi aveva scritto una lettera che mi aveva lasciato molto perplesso perché leggevo delle parole nuove per me: Gesù ti ama... Egli è morto per i tuoi peccati... Lui può liberarti... e cose del genere. Così, dopo il funerale di mio fratello, tornai nella mia cella, mi distesi sul letto e cominciai a meditare su quelle parole "strane".

 

Una mattina mi svegliai con gli occhi pieni di lacrime, piangevo per mio fratello e per la mia vita disastrosa... sentii all'improvviso l'impulso di afferrarmi alle sbarre della mia cella e gridare con tutto il cuore a questo Gesù di cui Agostino mi aveva parlato, così mentre chiedevo a Dio di intervenire nella mia vita, avvertii una presenza su di me la quale mi attestava che Lui aveva risposto alla mia preghiera. Qualcosa in me cambiò in modo inspiegabile da allora: all'improvviso non volevo più ingerire farmaci, non riuscivo a litigare più con nessuno, smisi di fumare e una grande e nuova pace invadeva sempre di più tutta la mia vita... iniziavo a pregare, ringraziavo Dio per il cibo che consumavo e sentivo che tutto quello che facevo era giusto.

 

Un giorno, passeggiando nel cortile del penitenziario, ascoltavo una cassetta del pastore Vittorio Fiorese della tenda "Cristo è la Risposta". Parlava del battesimo dello Spirito Santo... mentre il pastore invitava tutte le persone a chinare il capo, io alzai il mio verso il cielo, come per chiedere a Dio cosa avrebbe fatto in quel momento per me e a quel punto, ricordo, mi sentii sollevare da terra e scoppiai in un pianto talmente forte che, a distanza da me, alcune persone udirono... capii che Dio ancora una volta mi stava dimostrando che solo Lui poteva operare nella mia vita. Ricordo che si avvicinò un mio amico e mi chiese cosa fosse successo per portarmi a piangere in quel modo e io non potevo che rispondere: il Signore mi ha fatto nascere di nuovo, mi ha dato una nuova vita ed io non sono più quello che tu hai conosciuto.

 

A distanza di un anno da quella esperienza, avvenne il miracolo della scarcerazione per decorrenza dei termini, anche se avevo ancora otto anni da scontare.

 

Cominciai a frequentare una piccola comunità evangelica il cui responsabile è mio zio che mi ha battezzato nelle acque, mentre, dopo qualche tempo nella tenda "Cristo è la Risposta", Gesù mi battezzò nello Spirito Santo. Ora dopo quattro anni, grazie a Dio, Lo servo e so che grazie a Lui la mia vita passata non esiste più. Ho ricominciato vivendo una vita di fede, frequento una scuola biblica e la comunità del pastore Rotelli, mi impegno per essere trasformato da Dio secondo la Sua volontà e la Sua gloriosa Immagine.

 

Pregate per me e che Dio vi benedica tutti.

 

Walter Durante