RIFLESSIONE

L’AMORE DI DIO PER IL SUO POPOLO NON DELUDE MAI

 

Davide scrisse le parole contenute nel Salmo 13. Egli chiese: “Fino a quando o Eterno, mi dimenticherai? Sarà forse per sempre? Fino a quando mi nasconderai il Tuo volto? Fino a quando avrò afflizione nel mio cuore tutto il giorno? Fino a quando si innalzerà il mio nemico sopra di me?”

 

Sembra che Davide senta che Dio lo abbia completamente lasciato a soffrire, a svegliarsi ogni giorno con una nuvola nera sospesa su di lui. Per una stagione, Davide parlò disperandosi: “Dio, questa sensazione di isolamento durerà per sempre? Quando le mie preghiere otterranno una risposta?”

 

Quando i problemi ci assalgono sebbene noi sappiamo di amare il Signore, quando la liberazione ci appare distante e senza speranza, noi affondiamo sotto una pressione. Proprio ora, qualcuno leggendo queste parole sta affondando sotto la pesante pressione di una situazione che sembra irrisolvibile. Essi si trovano sull’orlo di una totale disperazione, sperando che la calma giunga quantomeno per una pausa della loro prova.

 

Nel mezzo della propria prova Davide chiedeva: “Fino a quando avrò l´ansia nell´anima?” Egli aveva ideato un piano dopo l’altro, cercando di escogitare vie d’uscita al suo problema, ma tutti i suoi piani, tutti i tentativi, erano falliti. Ora egli non aveva nient’altro a cui pensare, nessuna soluzione fattibile. Egli era alla fine di tutto.

 

Com’è sconcertante vedere un raggio di speranza, un po’ di sole, ma poi ripiombare nuovamente nella disperazione. Ricorda, tutto ciò accadde ad un uomo buono, qualcuno vicino al cuore di Dio. Davide fu un uomo che testimoniò di avere grande fiducia nel Signore. Inoltre, come noi, Davide attraversò periodi difficili, così come egli stesso descrive in questo salmo.

 

In che modo Davide risorse da questa fossa di disperazione? “Io confido nella Tua benignità…io canterò”.

 

Permettetemi di condividere con voi le ragioni per continuare a credere durante le vostre attuali prove:

 

• Non importa quanto le tempeste possano infuriare, il nostro prezioso Signore continuerà a nutrire gli uccelli del cielo, a vestire i gigli dei campi, a rifornire un oceano pieno di pesci con i loro bisogno quotidiani. “Il tuo Padre celeste li nutrirà…” neanche un uccello è mai caduto al suolo senza che l’occhio del Padre non fosse su di lui.

 

• Quale tipo di Padre nutrirebbe tutte le creature della terra e poi trascurerebbe i propri figli? Gesù ci esortò a “non essere in ansia” per i bisogni e i problemi quotidiani, “perché Egli si cura di voi”.

 

Davvero, il Signore ti ama, e non rivolgerà un orecchio sordo ai tuoi gridi. Resta fermo sulle Sue promesse. Muoviti per fede. Aspettalo pazientemente. Egli non ti deluderà mai.

RIFLESSIONE

IL BENE MAGGIORE

"Filippo gli disse: ‘Signore mostraci il Padre, e ci basta’” (Giovanni 14:8)

 

Èquesta la nostra preghiera oggi? Oppure diciamo: “Donaci il mondo, e questo ci basta”. Essere ricchi, vivere nel lusso, ricoprire una posizione importante: tutto questo viene ricercato come il bene maggiore. Ci sono migliaia di persone religiose che possiedono una “fede domenicale” nel Signore Gesù Cristo. Durante gli altri giorni si attengono a principi morali, e tuttavia il loro pensiero principale rimane il guadagno, il piacere e la posizione. In ufficio, tra il computer e i libri contabili, nel frastuono della fabbrica, nella famiglia – dove spesso si persegue come priorità la posizione sociale dei figli, sperando che essa non interferisca con la religione – Egli ci rivolge una domanda che ha il sapore di un rimprovero: “Non mi hai conosciuto?”. Conoscere il Signore Gesù è il solo rimedio contro la mondanità. Egli è l’unico che comprende tutti i sentieri della vita, le circostanze e le condizioni in cui gli uomini possono venire a trovarsi. Spesso siamo portati a vedere in Lui soltanto un’esistenza più vera e più nobile, mentre, di fatto, Egli rappresenta l’unica vera Via, la sola Verità e l’autentica Vita. Nacque in una famiglia povera e fu deposto in una mangiatoia. Calpestò i sentieri di questo mondo patendo la fame e senza dimora, un luogo dove posare il capo. Egli è l’uomo di dolore, familiare con il patire. Che cosa significa tutto questo? Non certo che la povertà sia benedetta, o che la ricchezza non possa essere un dono di Dio per gli uomini. Conoscere Gesù significa conoscere la vera vita, che vale più di tutte quelle cose esteriori che sembrano avere così tanta importanza per noi. Conoscere il Salvatore significa fare la volontà del Padre che è in cielo. Questa è la lezione. Per scoprire se conosciamo Gesù, chiediamoci qual è il pensiero dominante e lo scopo principale della nostra vita. Il lavoro, il piacere, la carriera? Oppure la nostra priorità consiste nel piacere innanzi tutto al Signore, e soltanto in subordine desideriamo realizzare le altre cose nella misura che Egli riterrà giusta per noi? Nei nostri pensieri Gesù viene prima della comodità, dell’onore o del guadagno? RattristarLo è per noi peggiore di qualsiasi perdita o dispiacere? PiacerGli è la cosa più dolce e cara che abbiamo? Il nostro compassionevole Maestro ci chiede nuovamente: “Da tanto tempo sono con voi e tu non m’hai conosciuto?”.

RIFLESSIONE

LODATO SIA DIO PER LA SUA TENERA MISERICORDIA

 

Per te che stai soffrendo per un dolore, che sei rattristato o vivi nell’afflizione, nel Salmo 40, Davide gemeva: “Mali innumerevoli mi circondano … degnati, o Eterno di liberarmi: Signore, affrettati in mio aiuto” (Salmo 40:12,13). “Si rallegrino e gioiscano in Te tutti quelli che Ti cercano … quanto a me, io sono povero e bisognoso, ma il Signore ha cura di me. Tu sei il mio aiuto e il mio liberatore; Dio mio, non tardare” (Salmo 40: 16,17)

 

Sono stato molto benedetto e confortato dalla prima parte del verso 17: “Il Signore ha cura di me”. Provate ad immaginare: Il Signore Iddio che ha creato ogni cosa, l’Iddio dell’universo, sta pensando a me.

 

Anche ora, in questo momento, i suoi pensieri sono rivolti verso di te, nella tua ora di bisogno.

 

Quando gli Israeliti si trovavano in cattività a Babilonia e si dolevano per la perdita di case e familiari, per dolori e problemi continui, Dio mandò loro la Sua parola attraverso il profeta Geremia: “Poiché io conosco i pensieri che ho per voi, dice l’Eterno, pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza” (Geremia 29:11). Dio disse al Suo popolo: “Il vostro incubo sta giungendo alla fine. Io ho solamente pensieri di bene per voi, e se mi cercate con tutto il vostro cuore, voi mi troverete” (guarda Geremia 29:11-13).

 

Dio non è arrabbiato nei tuoi confronti. Santi afflitti, non vacillate nel riporre la vostra fiducia in Lui. In periodi di stress, quando vi sentite soli e vi rammaricate, andate in preghiera. Riversate il vostro cuore sul Signore. Egli ha cura di voi ed è al lavoro per voi.

RIFLESSIONE

CONOSCERE GESÙ

"Da tanto tempo sono con voi e tu non m’hai conosciuto, Filippo? Chi ha veduto me, ha veduto il Padre” (Giovanni 14:9)

 

Questa è una domanda che potrebbe apparire sorprendente: Gesù ci è familiare da così tanto tempo, eppure forse non Lo conosciamo veramente. Si tratta di un’eventualità triste e allo stesso tempo terribile. E se il Signore, dopo tutti i privilegi e le opportunità che ci ha assicurato, dopo tutte le lezioni apprese e le dimostrazioni della Sua bontà, guardandoci con aria di rimprovero ci ponesse questa domanda? “Se mi aveste realmente conosciuto, avreste compreso di conoscere ogni cosa”. Non conoscere Gesù equivale a non conoscere nulla. Riflettiamo su queste parole. Conoscere Gesù è la risposta a qualsiasi domanda, il riposo di fronte a tutte le nostre preoccupazioni. Egli è luce nel mezzo delle nostre tenebre, pace per tutte le paure che ci assillano. Per l’uomo di ogni età il Libro della Vita è sigillato ermeticamente, invano egli cerca di sfogliare quelle pagine. Gemiamo perché nessuno riesce ad aprirlo: la nostra sapienza, l’abilità o la forza non servono a nulla. Un Agnello che era stato immolato lo dischiude sotto i nostri occhi e lo rende comprensibile. Rimaniamo perplessi di fronte alla verità, fin quando non troviamo Gesù. Allora spunta il giorno e le ombre svaniscono. I nostri peccati e tutti gli errori sono attribuibili ad una mancata conoscenza di Lui. Chi conosce Gesù in profondità ha sondato l’intimità di tutte le cose: soltanto Lui è disceso e risalito alle altezze più sublimi. Tutti i nostri fallimenti, i gesti sconsiderati e il peccato ci riportano a quel tenero rimprovero: “Non mi hai conosciuto?”. “Cercate l’Eterno...”, esorta il profeta Amos, “...che muta l’ombra di morte in aurora” (5:6, 8). Fin quando Gesù, che è la Luce del mondo, non sorge nel nostro cuore, noi continueremo a brancolare nel buio e a inciampare nelle tenebre.

RIFLESSIONE

RINGRAZIAMO DIO PER LE SUE MOLTEPLICI GRAZIE E PER LE SUA AMOREVOLE BONTA’

 

Dio apre le porte chiuse. Qualcuno che sta leggendo questo messaggio si identificherà immediatamente con questa frase perché si è scontrato con una o con più porte chiuse.

 

C’è una porta, proprio davanti alla tua faccia, che sembra essere perennemente bloccata. Potrebbe trattarsi di una seria situazione finanziaria, e tu hai pregato affinché si aprisse la porta di qualche opportunità. Ma tutto ciò che hai provato sembra fallire; le porte non si aprono assolutamente.

 

Io non conosco il motivo per cui la tua porta è chiusa, ma per molti sembra che anche le finestre e le porte del cielo siano chiuse. I cieli sembrano fatti di ottone e pare che tu non possa oltrepassarli. La porta chiusa di cui io sto parlando riguarda alcune questioni, situazioni o bisogni per cui tu stai pregando molto. Potrebbe trattarsi di una crisi che necessita niente di meno che un miracolo e tu non hai ancora ricevuto una risposta alle tue ferventi preghiere e richieste al Signore.

 

In Apocalisse, Cristo si definisce come COLUI CHE APRE E CHIUDE LE PORTE (3:7) in una lettera inviata ai credenti dell’antica Filadelfia, una chiesa con cui il Signore si complimenta per aver custodito la Sua Parola e per non aver mai rinnegato il Suo nome. In pratica, nei loro molti periodi di prova, queste persone erano rimaste fedeli alla Parola di Dio. Essi non accusarono il Signore di averli trascurati o di aver rivolto un orecchio sordo nei loro momenti di pianto.

 

Questi credenti, di cui Gesù disse fossero di poca forza, continuarono a credere, aspettando pazientemente che Dio mettesse la chiave nella porta e la aprisse. Egli possiede la chiave di ogni porta chiusa e solo Lui può mostrarci delle porte aperte.

 

Di seguito riporto ciò che il Signore promise loro e si tratta di una promessa anche per noi:

 

“Poiché hai custodito la parola della mia costanza, anch’io ti custodirò dall’ora della tentazione che verrà su tutto il mondo, per mettere alla prova coloro che abitano sulla terra”. (3:10)

 

Quest’ora della prova è tuttora sopra di noi. Essa consiste in incredibili test di fede, così grandi e così impetuosi che molti cadranno in un’incredulità mortale. In effetti, una grande caduta da una fede durevole si sta verificando ora in tutto il mondo.

 

Ma tu, poiché credi ancora nelle Sue promesse, e vuoi morire nella fede anche se non vedi le promesse realizzate, tu sarai custodito dalla prova che verrà sugli increduli. Dio ha ascoltato il tuo grido ed Egli conosce il tempo, il momento giusto, per aprire tutte le porte. Quindi, non rinunciare. Non dubitare mai. Resta saldo sulle Sue promesse. Egli non ti deluderà.

RIFLESSIONE

VEDERE IL PADRE

"Da tanto tempo sono con voi e tu non m’hai conosciuto, Filippo? Chi ha veduto me, ha veduto il Padre” (Giovanni 14:9)

 

Il Signore parla a coloro che non riescono a vedere il Padre. Possiamo conoscere la vita e la storia del Signore Gesù, possiamo aver colto il senso della Sua morte e risurrezione, e tuttavia Dio può apparirci lontano, adorato nella Sua maestà da angeli santi, mentre, con infinita sapienza e potenza, sostiene e dirige l’universo. C’inginocchiamo e Lo chiamiamo nostro Padre, ma si tratta più di un titolo onorifico che di un rapporto intimo. Siamo perdonati mediante il prezioso sangue di Cristo, accettati nell’Amato Suo – su questo non dovremmo avere alcun dubbio – e, tuttavia, quanta incertezza ha messo radici nel nostro cuore! “Non mi hai conosciuto? Chi ha veduto me, ha veduto il Padre”. In Gesù c’è la misura dell’amore che mi unisce al cuore del Padre: per me Egli ha dato il Suo Unigenito e amato Figlio. In questo amorevole e fraterno Salvatore il Padre stesso si avvicina a me. Fermiamoci ad ascoltare le parole che escono da quelle labbra, così tenere, compassionevoli e ricche di un grande e incommensurabile amore divino. Il Padre pronuncia le parole. Soffermiamoci su quanto Egli ha compiuto, sulla misericordia che si è abbassata all’estremo, la potenza che ha guarito gli uomini peggiori, la gioia che ha benedetto tutti, la liberazione per gli afflitti, il perdono per i colpevoli, il pane per gli affamati, la luce per i ciechi, la vita per i morti. Il Padre compie le opere. Non conosciamo Gesù fin quando non vediamo il Padre che si china per circondarci con le Sue braccia d’amore, per prendersi cura di noi teneramente, per benedirci garantendoci le cose migliori, per disciplinarci in vista di una maggiore consapevolezza, di una più intensa comunione e di un servizio più nobile.

RIFLESSIONE

FORZA PER IL CAMMINO

 

Nessuno sulla faccia della terra può donarti un ministero. Forse avrai ricevuto un diploma alla scuola biblica, forse sei stato ordinato da un vescovo o incaricato da una denominazione, ma l’apostolo Paolo rivela l’unica fonte di qualsiasi vera chiamata al ministero: “E rendo grazie a Cristo nostro Signore, che mi fortifica, perché mi ha ritenuto degno di fiducia, ponendo al suo servizio me” (1 Timoteo 1:12).

 

Cosa intende dire qui Paolo quando dice che Gesù lo aveva fortificato e ritenuto degno di fiducia? Ripensa alla conversione dell’apostolo. Tre giorni dopo quell’evento, Cristo pose Paolo al Suo servizio, nello specifico, il ministero della sofferenza: “Poiché io gli mostrerò quante cose egli deve soffrire per amore del mio nome” (Atti 9:16). Questo è il reale ministero a cui Paolo si riferisce quando dice: “Perciò, avendo questo ministero …” (2 Corinzi 4:1). Egli continua, aggiungendo: “ … per la misericordia che ci è stata fatta, non perdiamoci d’animo”. Sta parlando del ministero della sofferenza, ed egli rende chiaro che esso è un ministero che tutti noi abbiamo.

 

Paolo ci sta dicendo che Gesù gli fece la promessa di questo ministero. Cristo promise di restargli fedele, e di fortificarlo attraverso ogni prova. Il termine greco per “fortificare” significa “una provvista di forza continua”. Paolo dichiara: “Gesù ha promesso di darmi più della forza necessaria per il cammino. Egli mi fortifica per restare fedele in questo ministero. Grazie a Lui, non verrò meno, non mi arrenderò. Ne emergerò con una testimonianza”.

 

Sta avvenendo una trasfigurazione in tutte le nostre vite. La verità è che è in atto un cambiamento da parte di ciò che ci ossessiona. Stiamo diventando quello che occupa le nostre menti. Il nostro carattere è condizionato ed influenzato da qualsiasi cosa abbia la presa sul nostro cuore.

 

Ringrazio Dio per tutti coloro che cibano le proprie e menti e le proprie anime di cose spirituali. Tali servi hanno lo sguardo fisso su chi è puro e santo. Essi tengono i loro occhi fissi su Cristo, e spendono tempo di qualità adorandolo ed edificando sé stessi nella fede. Lo Spirito Santo è all’opera in questi santi, e cambia del continuo il loro carattere all’immagine di Cristo. Questi credenti saranno pronti per le dure sofferenze che esploderanno nei tempi a venire. I credenti pigri, accidiosi, che non pregano, soffriranno di depressioni e attacchi di panico.

 

Verranno schiacciati dai propri timori, perché non hanno lo Spirito Santo all’opera in loro, che li trasfigura. Quando arriveranno i momenti duri, essi semplicemente non ce la faranno.

Ecco una parola conclusiva di Paolo a riguardo: “Noi non diamo alcun motivo di scandalo in nessuna cosa, affinché non sia vituperato il ministero; ma in ogni cosa raccomandiamo noi stessi come ministri di Dio nelle molte sofferenze, nelle afflizioni, nelle necessità, nelle distrette, nelle battiture, nelle prigionie … come contristati, eppure sempre allegri; come poveri eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo tutto” (2 Corinzi 6:3-5, 10). Come “arricchiamo” molti? Facendo risplendere la speranza di Cristo in mezzo alle nostre sofferenze. Offriamo delle vere ricchezze quando facciamo sì che altri si chiedano: “Qual è il suo segreto? Dove trova una tale pace?”

RIFLESSIONE

L'EVANGELO IN OGNI CASA

"E in qualunque casa sarete entrati, in quella dimorate” (Luca 9:4)

 

Il Vangelo va portato dentro le case. Dobbiamo portarlo per le strade e lungo i vicoli, nei campi e le colline, raccontando la storia dell’amore di Dio a tavola e accanto ai caminetti. Raggiungere con l’Evangelo ogni casa della sua zona, dovrebbe essere l’obiettivo di ogni comunità locale. I credenti stessi dovrebbero compiere quest’opera, e non delegare altri a mettere degli opuscoli sotto la porta della gente. Gli opuscoli sono buoni, ma dovremmo portarli noi stessi aggiungendovi il nostro amore, un sincero interessamento e una buona parola. Dovremmo portare l’Evangelo in ogni casa annunciandolo con zelo. Avete mai pensato che benedizione sia per una casa quando vi fa ingresso la salvezza di Cristo? Pensate che luogo triste sia una casa senza Dio, senza preghiera, senza riconoscimento della grazia e della misericordia del Signore. Nessun rifugio, nessuna consolazione nel dolore, nessuna speranza di fronte alla morte. Pensate quindi cosa porta Cristo quando viene accettato. La pace viene con Lui, perché il peccato è perdonato. L’amore di Dio costruisce un rifugio sopra la casa: poiché coloro che vi dimorano ora sono i Suoi figlioli. C’è una comunicazione diretta dal cielo, una scala verso l’alto con gli angeli che la percorrono e Dio sulla sommità. C’è conforto nel dolore, aiuto nella prova, forza nella debolezza, speranza nella morte. Per un’illustrazione delle due case, quella senza Dio e quella con Dio, possiamo osservare una casa egiziana ed una ebrea nella notte in cui l’angelo della morte venne per uccidere i primogeniti. Il sangue sugli stipiti fece la differenza. Il sangue di Cristo sulla porta di una casa è un rifugio contro le sventure. Non sarebbe una grande cosa se potessimo portare l’Evangelo in ogni casa nella quale Cristo non è ancora stato ricevuto? Conoscete una casa dove non c’è traccia di preghiera? Non cercherete di aprire quella porta per farvi accedere Gesù?

RIFLESSIONE

UNA PROMESSA COME UNA CORAZZA

 

Dio ci ha dato una promessa per la nostra vita sulla terra paragonabile ad una corazza. Egli dice che quando il nostro nemico tenterà di sconfiggerci, “il mio popolo conoscerà il mio nome, perciò comprenderà in quel giorno che sono io che ho parlato: «eccomi!»” (Isaia 52:6).

 

In altre parole Dio dice: “quando ti troverai nella tua prova più oscura, io verrò e pronuncerò una parola per te. Tu mi sentirai dire «Sono io, Gesù, il tuo Salvatore. Non aver paura»”.

 

In Matteo 14, i discepoli erano in una barca nel mezzo di una tremenda tempesta, essendo sballottati dal vento e dalle onde. All'improvviso gli uomini videro Gesù camminare verso di loro sull’acqua. La Scrittura dice: “quando i discepoli lo videro camminare sul mare si turbarono e dissero: è un fantasma! E si misero a gridare dalla paura” (Matteo 14:26).

Cosa fece Gesù in quel momento spaventoso? “Ma subito Gesù parlò loro, dicendo: «coraggio; sono io, non temete!»”.

 

Io mi sono chiesto perché Gesù usò questa specifica espressione, “coraggio”. Perché avrebbe detto ciò a degli uomini che pensavano di stare per morire?

 

La parola “coraggio” significa “essere sollevato, felice, liberato dalla paura”. E qui, nel momento di afflizione dei discepoli, Gesù riferisce quell’espressione alla sua persona. Ricorda, questi uomini Lo conoscevano personalmente ed Egli si aspettava che essi agissero in base alla Sua parola per fede. Egli stava dicendo: “il Padre ha promesso che io verrò a voi nella vostra tempesta. È scritto: “perciò comprenderà in quel giorno che sono io che ho parlato: «eccomi!»” (Isaia 52:6). Ora io sono venuto a voi nella vostra tempesta. Sono io, Gesù, qui con voi nel mezzo di tutto ciò. Perciò, coraggio!”. Allo stesso modo, il nostro Salvatore si aspetta la stessa reazione di fede da noi, nei nostri momenti difficili.

RIFLESSIONE

IL VALORE DELLO SPIRITO

"Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito che siamo figliuoli di Dio” (Romani 8:16)

 

A chi è data questa testimonianza? Queste parole pongono davanti a noi una verità importante, che dobbiamo ricordare assiduamente: la vera religione corrisponde all’azione dello Spirito di Dio sul nostro spirito. La vera religione è la vita di Dio nello spirito dell’uomo. Il suo principio attivo è lo Spirito Santo: il suo regno e la sua sfera d’azione corrispondono al nostro spirito. La religione non consiste quindi in una serie di postulati ben definiti, ai quali si crede come all’esistenza del polo nord o della legge di gravità. La sua essenza non risiede nella mente, ma nel cuore dell’uomo: non si trova nell’intelletto, ma nella volontà. L’intelligenza deve, indubbiamente, esaminare e chiedere, come gli orecchi devono udire la verità e gli occhi leggerla, tuttavia la religione non vive negli occhi o negli orecchi. Quella vera non è neppure costituita da forme di culto, come il cantare inni, recitare preghiere o ascoltare sermoni. Tutte queste cose possono essere compiute mentre l’uomo interiore rimane pressoché insensibile. Dio è spirito. Egli non può essere soddisfatto dall’aspetto esteriore delle cose, o dagli enunciati teorici. Il Signore vuole stabilire un contatto autentico e comunione con noi e sviluppare la Sua opera per la testimonianza del Suo Spirito in noi. Ci sono molte persone che esaltano i sacramenti come mezzi attraverso i quali la vita di Dio è comunicata infallibilmente all’anima: essi diventano il principio e il sostegno di una vita religiosa di facciata. Se cerchiamo, nel Nuovo Testamento, l’evidenza di questa misteriosa efficacia dei sacramenti, non ne troveremo alcuna traccia. Quello che scorgiamo evidente, invece, è l’azione della Parola di Dio e l’opera dello Spirito Santo. Dov’erano i sacramenti nel giorno di Pentecoste e nelle altre occasioni di grande crescita della chiesa dei primi secoli? Fu soltanto in seguito alla predicazione della Parola e alla testimonianza resa a Gesù che lo Spirito Santo scese sui credenti, e migliaia si convertirono al Signore.

RIFLESSIONE

ESALTIAMO IL NOME DI GESU’ CRISTO NOSTRO SIGNORE!

 

Qualcuno che sta leggendo necessita di un tocco da parte di Gesù. Quando il Signore ministrava qui sulla terra, Egli andò in giro guarendo e ristorando gli afflitti semplicemente toccandoli. Quando Gesù toccò la suocera di Pietro, “la febbre la lasciò”. Egli toccò la bara del bambino morto e il ragazzo tornò in vita. Egli toccò gli occhi di persone cieche ed esse poterono vedere. Egli toccò l’orecchio di un uomo sordo il quale immediatamente riacquistò l’udito. Dei genitori portarono il loro bambino a Gesù “affinché Egli lo toccasse”. Il Suo tocco gentile cambiò tutto. Moltitudini di persone portarono le loro malattie ed infermità e Gesù trovava sempre il tempo di stendere la Sua mano e toccarle tutte, guarendole.

 

Se tu conosci realmente il Signore intimamente, hai sperimentato e sentito il tocco della mano di Gesù. In tempi di solitudine, di scoraggiamento, di confusione, tempi così incerti e dolorosi, tu hai gridato dal profondo della tua anima: “Signore Gesù, io ho bisogno del Tuo tocco, ho bisogno di sentire la Tua presenza. Vieni, Gesù, e tocca la mia anima assetata”.

 

Qualcuno necessità di un tocco di Dio sulla sua mente. Il nemico è venuto con i suoi malvagi principati per tormentare e sovraccaricare la mente con pensieri che non piacciono a Dio, pensieri spaventosi, di indegnità, pensieri di disappunto da parte di Dio. I credenti onesti ti diranno che hanno sperimentato questi attacchi nelle loro menti. Il nemico è determinato a distruggere la nostra fede e la nostra dipendenza dal Signore.

 

Nella Scrittura, il tocco di Gesù si verificava in risposta ad un grido. Non esistono testimonianze che Egli abbia mai tralasciato o rigettato un tale grido. Ed Egli non ignorerà il tuo grido, ma risponderà con misericordia al tuo bisogno. In Matteo 8 leggiamo di un lebbroso che venne a Gesù dicendo: “Signore, se vuoi, Tu puoi mondarmi”. Gesù stese la Sua mano e lo toccò dicendo: “si, io lo voglio, sii mondato. E in quell’istante egli fu guarito dalla sua lebbra”. Dopo aspettati che Colui che non ha riguardi personali, ti toccherà e ti guarirà, nella mente, nel corpo, nell’anima e nello spirito. Il braccio del Signore è steso su di te, ma Egli aspetta un tuo grido di bisogno, il grido d’aiuto che è anche un grido di attesa.

 

“Ma gli Egiziani ci maltrattarono, ci oppressero e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo all’Eterno, il Dio dei nostri padri e l’Eterno udì la nostra voce, vide la nostra afflizione, il nostro duro lavoro e la nostra oppressione. Così l’Eterno ci fece uscire dall’Egitto con potente mano e con braccio steso, con cose spaventose e con prodigi e segni; ci ha poi condotti in questo luogo e ci ha dato questo paese, paese dove scorre latte e miele” (Deuteronomio 26: 6-9).

RIFLESSIONE

PREPARATI AD OGNI CRISI

 

Quando giunge una crisi, non hai tempo per edificarti nella preghiera e nella fede, ma coloro che sono stati con Gesù sono sempre pronti.

 

Una coppia racconta di una loro figlia di 24 anni che era uscita con un'amica quando uno squilibrato rapì entrambe le giovani, poi, uccise brutalmente la figlia.

 

La coppia era sotto shock. I loro amici e vicini si domandavano, "Come potrebbe mai un genitore sopravvivere ad una simile tragedia?" Eppure, nel giro di un'ora, lo Spirito Santo era andato da quella coppia sofferente portando una consolazione soprannaturale. Certo, nei giorni dolorosi che seguirono, quei genitori travagliati continuarono a chiedere a Dio "perché". Tuttavia, sperimentarono sempre un riposo spirituale e pace nel cuore.

 

Chiunque conoscesse questi genitori restava sbalordito della loro tranquillità, ma quella coppia era stata preparata ad affrontare quel momento di crisi. Essi sapevano da prima che Dio non avrebbe mai permesso che qualcosa accadesse loro senza un motivo di fondo, e quando quella terribile notizia giunse, essi non crollarono.

 

In realtà, questi genitori e i figli loro rimasti iniziarono a pregare per l'assassino. La gente nella loro città non riusciva ad accettarlo, ma quella coppia pia parlava ed insegnava sulla capacità divina di fornire la forza necessaria, non importava ciò che avrebbero dovuto affrontare. Quella gente riconobbe che la loro forza poteva provenire soltanto da Gesù. Presto iniziarono a dire riguardo alla coppia, "Sono un miracolo; sono veramente persone che appartengono a Gesù".

 

"Dio è per noi un rifugio ed una forza, un aiuto sempre pronto nelle avversità. Perciò non temeremo, anche se la terra si dovesse spostare e se i monti fossero gettati nel mezzo del mare, e se le sue acque infuriassero e schiumassero, e i monti tremassero al suo gonfiarsi" (Salmo 46:1-3)

RIFLESSIONE

DIMOSTRAZIONE DI SPIRITO

"Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra” (Atti 1:8)

 

Questa è l’unica condizione preliminare ad una vita cristiana di successo. Nessun dono naturale è di per sé sufficiente, ma quando una persona ha ricevuto la potenza di Dio, il fallimento è impossibile. Non pensiamo che nel cristianesimo sia precluso l’accesso alle capacità intellettuali o ai doni di eloquenza. Questo è assolutamente falso. Si narra che il popolo ascoltasse volentieri il grande Salomone. Ma il cristianesimo secondo l’Evangelo consacra a Dio ogni talento e abilità di cui l’uomo è capace. C’è spazio per ogni santa iniziativa, per i giusti metodi, in nessun altro campo il talento può trovare un uso altrettanto utile, o un’ispirazione tanto sublime quanto nel servizio per Cristo. Tutti i doni sono buoni, quando convergono verso il grande scopo dell’Evangelo: essi sono però pericolosi nella misura in cui chi ne dispone è consapevole di averli. In una battaglia simulata tutti ammirano le uniformi, la musica, i cavalli, la precisione della marcia, ma in un combattimento vero c’è un’intensità e un coinvolgimento tali che impediscono di fermarsi ad ammirare quale delle schiere stia andando incontro alla morte o alla vittoria. Se è presente la passione, la sincerità più schietta, il battesimo di fuoco che anela a fare di Cristo il vincitore, allora, più doni si possiedono meglio è. Se però manca questa pienezza dall’alto, i doni si rivelano un pericolo e un’insidia. È una follia trastullarsi con ciò che impedisce di realizzare questo risultato, e poi stupirsi di non avere ottenuto nulla. Nessuno è mai stato salvato, né mai lo sarà, mediante delle argute dissertazioni sulla fede. La predicazione della Parola deve essere suggellata dall’unzione dello Spirito Santo: “...voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi e mi sarete testimoni”. Come l’apostolo, il Signore ci aiuti a dichiarare: “...la mia parola e la mia predicazione non hanno consistito in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza” (I Cor. 2:4).

RIFLESSIONE

UNA NOTA DI TENEREZZA

"E pregate che la vostra fuga non avvenga d’inverno” (Matteo 24:20)

 

Il capitolo che racchiude queste parole è saturo di sgomento e di terrore. Gli eserciti nemici si radunano attorno alla città con tale determinazione da escludere qualsiasi via d’uscita. Fanno irruzione all’improvviso, al punto che il lavoratore non ha il tempo di tornare a prendere la veste, e colui che è sul tetto non riesce neppure a scendere in casa sua. L’aria è satura di rumori minacciosi. Ogni passante, tremando, porta la notizia di qualche ulteriore disgrazia. Si affacciano fanatici, con grida e profezie spaventevoli. Carestia e pestilenza ammucchiano le loro vittime per le strade. La miseria degli assediati esplode in liti furiose. Odio, tradimento e omicidio sono pronti a scatenarsi dietro a ogni uomo. A completare l’elenco degli orrori vengono il fuoco e il terremoto. Il cielo è oscurato dal fumo, come se tutta la speranza fosse cancellata: la terra stessa si sbarazza, come di un corpo estraneo, della città che un tempo era stata giusta, distruggendo tempio e palazzi, senza lasciare una pietra sopra l’altra. In tutto questo terrore troviamo una nota di squisita tenerezza: “Pregate che la vostra fuga non avvenga d’inverno”. In Gerusalemme un piccolo gruppo prega per questo. Che effetto avrà sui piani di guerra, sulla marcia delle legioni e sull’arrivo delle navi cariche di soldati? L’esercito è Suo servo, e deve attendere la Sua volontà. Si alzano dei venti, che costringono le navi a tornare al porto, e la partenza viene rimandata: poi, forse, sarà loro permesso di avanzare ancora un po’, ma soltanto per incontrare qualche altro ostacolo, che provocherà dei danni da riparare. Fino a quando la primavera è ormai avanzata non è quindi permesso agli eserciti di assediare la città santa. La verità è molto semplice, tuttavia a volte siamo lenti ad afferrarla e a farla nostra, appropriandoci della benedizione che ne consegue. Qualunque cosa succeda, prega, perché Dio è il Signore assoluto, padrone di tutte le forze. Guerra, carestia, pestilenza: tutti i flagelli sono assolutamente soggetti alla volontà del Padre. Quando i destrieri sembrano avanzare senza alcun controllo, Egli stringe il morso, e a una Sua parola si arrestano. Egli li guida, senza mai sbagliare. Questo vale per il dolore, per una grave perdita, per il lutto ... per tutte le cose negative che ci assalgono. Esse possono soltanto ubbidirGli: non mancano il bersaglio, né oltrepassano il limite che Dio ha fissato.

RIFLESSIONE

LA PROVA PIU’ GRANDE

 

“Allora Mosè stese la sua mano sul mare; e l'Eterno fece ritirare il mare con un forte vento orientale tutta quella notte e cambiò il mare in terra asciutta; e le acque si divisero.”

(Esodo 14: 21)

 

Davanti agli Israeliti c’era una via che li avrebbe condotti alla salvezza. In questo momento cruciale, Dio voleva che il suo popolo guardasse a quelle mura e credesse che Egli avrebbe trattenuto le acque finché non fossero arrivati sani e salvi dall’altra parte.

 

In parole povere Dio voleva che il suo popolo avesse una fede che dichiarasse: “Colui che ha iniziato questo miracolo per noi lo porterà a termine. Lui ci ha già dato la prova di essere fedele.

 

Nel guardare indietro, vediamo che tutti i nostri timori erano vani. Non avremmo dovuto avere paura quando vedemmo sopraggiungere gli Egiziani. Iddio ha innalzato un muro di tenebre soprannaturale per proteggerci da loro, non avremmo dovuto temere le loro minacce nella notte. Per tutto il tempo, Dio ha provveduto per noi una luce splendente mentre i nostri nemici erano accecati dalle tenebre. I nostri timori erano vani anche in merito a quei venti violenti, perché Dio in quel momento li stava usando per creare la nostra via di fuga.

 

Ora noi vediamo che Dio desidera soltanto farci del bene. Abbiamo visto la sua potenza e la sua gloria in nostro favore ed ora siamo determinati a non vivere più nella paura. Non ci importa se quei muri d’acqua cederanno. Per vita o per morte siamo del Signore”.

 

C’era un motivo per cui Dio voleva questo tipo di fede da Israele in questo momento. Stavano per affrontare un viaggio attraverso il deserto. Avrebbero dovuto sopportare privazioni, pericoli e sofferenza. Così Egli disse: “voglio che il mio popolo sappia che gli farò solo del bene. Non voglio che abbiano paura di morire ogni volta che affrontano il pericolo. Voglio un popolo che non abbia paura della morte perché sanno che sono degno di fiducia in ogni cosa”.

 

Un vero adoratore non è qualcuno che danza dopo che la vittoria è stata conquistata. Non è la persona che canta le lodi di Dio una volta che il Nemico è stato sconfitto. Questo è ciò che fecero gli Israeliti. Quando Dio divise il Mar Rosso ed essi giunsero dall’altra parte, cantarono e danzarono, lodarono Dio ed esaltarono la Sua grandezza. Tuttavia, tre giorni dopo, questo stesso popolo mormorava amaramente contro Dio a Mara. Questi non erano adoratori – erano degli strilloni superficiali!

 

Un vero adoratore è qualcuno che ha imparato a confidare in Dio nella tempesta. L’adorazione di questa persona non si riscontra soltanto nelle sue parole ma anche nel suo modo di vivere. Il suo mondo è sereno in ogni tempo, perché la sua fiducia nella fedeltà di Dio è incrollabile. Egli non ha paura del futuro perché non ha più paura di morire.

 

"Sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno”. Questo è ciò che rende vero un adoratore.

 

Prego che tutti coloro che leggono questo messaggio possano dire in mezzo alle loro tempeste: “si, forse l’economia sta per collassare; si, forse sto ancora affrontando una notte buia e tempestosa, ma Dio si è dimostrato fedele verso di me. Non importa ciò che succederà, riposerò nel Suo amore per me”.

RIFLESSIONE

FA' TRE COSE

 

In mezzo alle sue prove, Dio disse ad Israele di fare tre cose: "Non temere. Resta fermo. Guarda la salvezza del Signore". La Sua chiamata ad Israele era: "Io combatterò per te. Tu devi solo mantenere la tua pace. Sii tranquillo, e metti ogni cosa nelle mie mani. Proprio ora sto compiendo un'opera nel regno soprannaturale. Ogni cosa è sotto il mio controllo. Dunque, non ti agitare. Confida che io sto combattendo contro il nemico. Questa battaglia non è tua" (vedi Esodo 14:13-14).

 

Presto l'oscurità scese sopra il campo. Era l'inizio di una notte buia e tempestosa per Israele, ma era anche l'inizio dell'opera soprannaturale di Dio. Egli inviò un angelo tremendo a proteggerli, affinché si mettesse tra il Suo popolo e i loro nemici. Credo che Dio mandi ancora angeli che si accampano intorno a coloro che Lo amano e Lo temono (vedi Salmo 34:7).

 

Il Signore muoveva inoltre la nuvola soprannaturale che aveva dato ad Israele per guida. La nuvola improvvisamente si spostò dalla parte anteriore dell'accampamento d'Israele alla parte posteriore e si pose come un alto muro nero davanti agli egiziani. Dall'altra parte, la nuvola forniva una luce soprannaturale, offrendo agli israeliti una chiara visibilità durante la notte (vedi Esodo 14:20).

 

Nonostante l'esercito di faraone fosse nelle tenebre più totali, riusciva comunque ad alzare la propria voce e per tutta la notte scagliò minacce e bugie contro gli israeliti. Le loro tende tremavano per questa sfilza di bugie che colpivano in quella buia notte. Ma non importava quanto sonoramente il nemico li minacciasse perché c'era un angelo di Dio di guardia a proteggerli, e Dio aveva promesso al Suo popolo che non li avrebbe abbandonati.

 

Caro santo, se sei un figlio di Dio riscattato col sangue, sappi che Lui ha messo un angelo guerriero tra te e il nemico, ed Egli ti comanda, proprio come fece con Israele, "Non temere. Resta fermo. Credi nella mia salvezza". Forse il nemico viene contro te soffiandoti addosso ogni minaccia malvagia, ma mai nella tua notte tempestosa e buia il nemico sarà in grado di distruggerti.

 

"Mosè stese la sua mano sul mare; e l'Eterno fece ritirare il male con un forte vento orientale tutta quella notte" (Esodo 14:21).

 

Quel vento orientale causato da Dio era talmente forte che iniziò a dividere le onde del mare: "il vento orientale...cambiò il mare in terra asciutta, e le acque si divisero" (14:21).

 

Il termine ebraico per vento qui significa "violento esalare". In altre parole, Dio esalò e le acque si congelarono in mura. Le tende degli israeliti devono aver tremato violentemente mentre quei torrenti imponenti sprizzavano attraverso l'accampamento. Perché Dio permise che Israele passasse un'intera notte tempestosa quando avrebbe potuto dire una semplice parola per calmare gli elementi naturali?

 

Che tempesta dev'essere stata e che tempo di paura dev'essere stato per Israele. Ti chiedo, cosa stava facendo Dio? Perché mai avrebbe permesso che una tempesta così terribile proseguisse per tutta la notte? Perché non disse semplicemente a Mosé di toccare le acque con il suo mantello e di dividere le onde in modo soprannaturale? Quale motivo plausibile aveva Dio per permettere che accadesse tutto ciò in quella notte tremenda?

 

C'era solo un motivo: il Signore stava foggiando degli adoratori. Dio era all'opera in ogni istante, e usava quella tempesta terribile per creare una via d'uscita per il suo popolo da quella crisi. Eppure gli israeliti non riuscivano a capirlo in quel momento. Molti si nascosero nelle loro tende, ma coloro che uscirono fuori testimoniarono di una luce gloriosa; rimasero meravigliati davanti alla vista gloriosa delle onde che salivano, mura imponenti di acqua che si elevavano per formare un sentiero asciutto attraverso il mare. Quando il popolo vide questo, deve aver gridato, "Guardate, Dio ha usato il vento per creare una via per noi. Gloria a Dio!"

RIFLESSIONE

Tempo fa, un uomo camminò sulla spiaggia in una notte di luna piena…

Pensò che se avesse avuto una macchina nuova sarebbe stato felice.

Se avesse avuto una grande casa sarebbe stato felice.

Se avesse avuto una donna perfetta sarebbe stato felice.

In quel momento inciampò in una borsa piena di pietre.

Cominciò a giocare con le pietre gettandole nel mare,

una per ogni volta che aveva pensato: se avessi…sarei felice…

Finché rimase solo con una pietra nella borsa e decise di tenerla.

Quando arrivò a casa notò che quella pietra era un diamante molto prezioso. Ripensò a quanti diamanti aveva gettato per gioco nel mare senza accorgersi che erano pietre preziose.

Così fanno le persone…

Sognano quello che non hanno senza dare valore a quello che hanno vicino.

Se osservassero meglio, noterebbero quanto sono fortunati.

La felicità è molto più vicina di quello che si pensa.

Ogni pietra dovrebbe essere osservata meglio.

Ogni pietra potrebbe essere un diamante prezioso!

Ogni nostro giorno potrebbe essere un diamante prezioso e insostituibile.

Ognuno di noi può decidere se apprezzare ogni pietra o gettarla in mare.

E tu, stai giocando con le pietre?

OTTUSITÀ EGOISTICA

"...Gesù cominciò prima di tutto a dire ai suoi discepoli: Guardatevi dal lievito de’ Farisei...” (Luca 12:1)

 

Qual era la differenza sostanziale fra Gesù e un fariseo? Entrambi erano religiosi, ferventi, zelanti e devoti: che cosa li distingueva, allora, in modo così radicale? La vita del Signore Gesù Cristo evidenziava un completo arrendimento di Sé stesso alla volontà di Dio, in vista del bene dell’umanità. “Cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato...”. La rinuncia alla propria volontà fu accompagnata dalla rinuncia a Sé stesso per mettersi a completa disposizione degli altri. Com’è inquinata l’odierna vita religiosa dalla maledizione del fariseismo! Esaminiamo questa forma di pietà religiosa alla luce della nostra conoscenza di Cristo. Può sembrare incredibile il fatto che i farisei, pur essendo venuti a contatto del Signore Gesù, non si fossero accorti della Sua sublime bontà, della Sua perfetta santità, di quell’amore immenso che abbracciava il mondo, di quel nobile coraggio che non vacillò neppure di fronte ai nemici che Lo minacciavano. È incredibile che tutto questo non abbia potuto farli desistere o mettere nel pur minimo disagio. Pilato vide Gesù, ed ebbe timore di un simile esempio di sofferenza, mansuetudine e maestosità. Il centurione si inchinò davanti a Gesù crocifisso, e sussurrò, con riverenza: “Veramente, quest’uomo era Figliuol di Dio!”. Le persone comuni Lo ascoltavano con gioia, i pubblicani e i peccatori dichiaravano che mai nessun uomo parlò come Lui. Questa è l’eterna condanna del fariseismo: la sua totale cecità. Nessun amore è cieco quanto quello egoistico. L’egoista è cieco, sordo, quasi come morto di fronte a qualsiasi cosa non sia il proprio meschino vantaggio. Perché meravigliarsi della loro ottusità? In mezzo a noi esistono decine di migliaia di persone che sanno tutto su Gesù, Lo conoscono nella gloriosa completezza del Suo amore, sono al corrente della storia della Sua nascita, della Sua vita, della Sua morte e della Sua risurrezione ... eppure, il loro cuore non Lo ricerca con ammirazione e il loro piacere non è nella Sua presenza. Ci sono migliaia di persone che si inginocchiano dinanzi a Lui, che cercano la Sua benedizione e le cui speranze di essere perdonati risiedono in Lui, eppure la loro vita è totalmente concentrata su loro stessi. “Io penso, a Me piace e Io farò”: questi concetti hanno sempre il sopravvento su tutto. La loro stessa religione è al servizio esclusivo del pronome “io”. Non hanno mai considerato il proprio io come qualcosa che è stato condannato con il peccato, da crocifiggere, morto, sepolto, cancellato per sempre e sostituito dall’uomo nuovo. “Se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura”.

UNA NUVOLA CANDIDA

"...procacciate la perfezione, siate consolati,...” (II Corinzi 13:11)

 

In alto, nel cielo blu, spostata dolcemente dalla brezza estiva, c’era una nuvola bianca, candida e soffice, qualcosa di immacolato, che apparteneva, evidentemente, molto più al cielo che alla terra. Il mare immenso la guardava, e mormorava dentro di sé: “Dicono che un tempo quella cosa bella si trovasse quaggiù, dove sono io”, sospirò, e aggiunse: “Ma com’è lontana e serena lassù fra le stelle, posata sul cuore di Dio!”. Poi il mare iniziò ad angustiarsi. “Non ha senso. Come potrei arrivare là, pesante e goffo come sono? E se mai riuscissi ad arrivarci, come potrei restarvi?”. Il mare rimase in silenzio, pensando a lungo ai sentimenti che si agitavano dentro di sé, correndo con la mente alle terribili tempeste che lo scuotevano. Eppure, il mare non riusciva a darsi pace. Guardava, s’interrogava e sognava ancora. Poi si sollevò su sé stesso, e disse: “Ci proverò”. Lo vidi elevarsi nella potenza del suo proposito, inarcandosi nel suo orgoglio, in una determinazione esasperata, fino a quando si scagliò contro gli scogli e fece saltare in alto una colonna di spruzzi che sembrava voler raggiungere il cielo. Poi cadde, sconcertato, sconfitto, e in mezzo a centinaia di rivoli di schiuma si affrettò a nascondersi negli abissi, mentre sibilava: “Lo sapevo che non era per me”. Lettore, la mia metafora ha qualche significato per te? Non è forse una storia di desideri, di tentativi e di fallimenti? Vieni, dunque, ed essa ci svelerà il segreto del successo. Alla fine il grande mare giaceva alquanto silenzioso, sotto la luce argentea del mattino, e osservava il sole. “Potresti aiutarmi?”, gridò. “La luna mi trascina avanti e indietro per la terra, ma non è in grado di sollevarmi e di trasformarmi. Tu ci riusciresti?”. “Sì”, disse il sole, “posso farlo davvero, se tu me lo permetterai”. Il sole mandò uno dei suoi raggi, che lo illuminò e lo riscaldò, lo liberò e lo sollevò: ed ecco, il mare, non sapeva come – né voleva saperlo – gridò: “Sono arrivato lassù!”. Era là, sotto forma di una nuvola bianca, candida e soffice, nel cielo blu. Chi ha orecchi per udire oda. Fissiamo il nostro sguardo, il nostro cuore e la nostra speranza su Gesù Cristo il nostro Signore. Egli stesso si chinerà su noi, risplenderà su noi, ci libererà e ci eleverà. Il modo non ci è dato di conoscerlo, e non dobbiamo preoccuparcene, ma di questo siamo consapevoli: contemplando la gloria del Signore, siamo trasformati.

NON AVERE PAURA DI UN PO’ DI SOFFERENZA

 

La resurrezione di Cristo fu preceduta da un breve periodo di sofferenza. Si muore! Si soffre! Esistono dolore e sofferenza.

 

Noi non vogliamo mai soffrire o essere feriti; vorremmo una liberazione indolore, un intervento soprannaturale. “Fallo, Dio”, preghiamo, “perché sono debole e lo sarò sempre. Fai tutto tu mentre io proseguo per la mia strada, in attesa di una liberazione soprannaturale”.

 

Pensiamo di proseguire il cammino senza dolore o sofferenza; vorremmo che venga spazzata via tutta la nostra aridità. Guarda al tuo peccato, affrontalo. Soffri a causa di esso, proprio come fece Gesù. Entra nella comunione delle Sue sofferenze. La sofferenza dura una notte, ma al mattino segue sempre la gioia.

 

L’amore di Dio richiede una scelta. Se Dio ci sollevasse in modo soprannaturale da ogni battaglia, senza dolore o sofferenza, ciò estinguerebbe ogni prova e tentazione; non ci sarebbe libero arbitrio e non ci sarebbe la prova come per il fuoco. Dio imporrebbe la Sua volontà sul genere umano. Egli invece sceglie di venirci incontro nella nostra aridità e mostrarci come questa possa divenire la strada verso una nuova vita di fede.

 

Spesso è la volontà di Dio che noi soffriamo l’aridità, persino che sperimentiamo dolore. “Perciò anche quelli che soffrono secondo la volontà di Dio, raccomandino a lui le proprie anime, come al fedele Creatore, facendo il bene” (1 Pietro 4:19).

 

Grazie a Dio, la sofferenza è sempre il breve periodo che precede la vittoria finale!

 

“il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua eterna gloria in Cristo Gesù, dopo che avrete sofferto per un po' di tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà e vi stabilirà saldamente” (1 Pietro 5:10).

 

SOPRAVVIVERAI

 

Felicità non significa vivere senza dolore o sofferenza - assolutamente. La vera felicità è imparare come vivere un giorno alla volta, nonostante la sofferenza e il dolore. E' imparare a rallegrasi nel Signore, non importa cosa sia successo in passato.

 

Forse ti senti rigettato ed abbandonato; la tua fede forse è debole e pensi di essere ormai abbattuto. Dolore, lacrime, sofferenza e senso di vuoto forse a volte ti inghiottiscono, ma Dio è ancora sul trono. Egli è ancora Dio!

 

Convinciti che sopravviverai. Ne uscirai fuori e, per vita o per morte, tu appartieni al Signore. La vita continua, e ti sorprenderà vedere quanto puoi sopportare con l'aiuto di Dio.

 

Non puoi aiutarti da te stesso o fermare il dolore, ma il nostro caro Signore verrà a te. Egli poserà la Sua mano d'amore sotto di te e ti alzerà per farti sedere nei luoghi celesti. Egli ti libererà dalla paura di morire e ti rivelerà il Suo amore infinito per te.

 

Guarda in alto! Edificati nel Signore. Quando la nebbia ti circonda e non riesci a vedere alcuna via d'uscita al tuo dilemma, abbandonati tra le braccia di Gesù e, semplicemente, confida in Lui. E' Lui che farà ogni cosa! Egli vuole la tua fede e la tua fiducia. Vuole che tu gridi forte: "Gesù mi ama! Egli è con me! Egli non mi deluderà! Egli sta operando, proprio in questo istante! Non sarò abbattuto! Non sarò sconfitto! Non sarò una vittima del nemico! Non perderò la ragione né la mia via. Dio è al mio fianco! Io lo amo, e Lui mi ama!"

 

Il risultato finale è la fede . E la fede giace su questo assoluto: "Nessun'arma fabbricata contro di te prospererà..." (Isaia 54:17)

GESÙ NON DELUDE MAI

"E una donna che avea un flusso di sangue da dodici anni ed avea spesa ne’ medici tutta la sua sostanza senza poter esser guarita da alcuno, accostatasi per di dietro, gli toccò il lembo della veste: e in quell’istante il suo flusso ristagnò” (Luca 8:43, 44)

 

Ecco la figura di molte anime timide, le quali non pensano mai che il Signore Gesù si occupi di loro. Non si meravigliano del fatto che Egli benedica gli altri. Questi sono meritevoli e saggi, hanno fede, zelo e amore. Ah, se soltanto si sentissero come le altre persone, potrebbero ottenere qualsiasi cosa! Ma le promesse non possono essere per loro, individui tanto deboli, peccatori e così lontani da Dio. Se mai accade che essi siano benedetti, questo avviene in modo nascosto, mediante un tocco tremante del lembo della Sua veste. Non oserebbero chiedere oltre il minimo possibile della salvezza. La desiderano con tutto il cuore, ma si avventurano molto timidamente per ottenerla. Venite a vedere come queste persone timorose sono autorizzate a sperare di ricevere, non diversamente da altri. La donna si trascina fuori del cortile per raggiungere la fine della strada, ed ecco arrivare la folla. Rudi pescatori pestano i piedi altrui. Si fanno spazio madri ansiose di mostrare ai loro figli il grande Profeta: ragazzi e ragazze si aprono una via in mezzo agli altri. Che cosa può aspettarsi quella povera donna, indebolita dalla malattia, se non di essere spinta qua e là dalla folla? Come può sperare di avvicinarsi a Gesù? Ma poi è lì, proprio vicino a Gesù, la sua debole mano si allunga per toccare timidamente il lembo della Sua veste. Non è che un istante, ed ecco: tutto è compiuto! La donna avverte scorrere attraverso di lei un flusso che porta una nuova vita e, con una forza rinnovata e gioiosa, si solleva completamente risanata. È una scena degna di essere ammirata! Nonostante la povertà, la debolezza e la folla, la donna riuscì ad arrivare a Gesù, e fu sanata. Grazie a Dio è sempre così. Una ricerca sincera non può mai essere delusa: “Cercate e troverete...”. In tutte le altre sfere della vita potremmo meritare il successo senza riuscire a conseguirlo: non è così nella fede. Nessun’anima che ha cercato Gesù con zelo ha compiuto questa ricerca invano. La donna andò al Signore, nonostante il suo senso di inadeguatezza, con una grande desiderio che fu soddisfatto. Coloro che aspettano di diventare perfetti non arriveranno mai a Lui! Non preoccuparti delle condizioni in cui ti stai presentando davanti a Gesù: soltanto, va’ e riceverai!

SENTIVI DI ARRENDERTI ULTIMAMENTE?

 

Diversi cristiani sono talmente sopraffatti dalla colpa e dalla condanna da causare in loro disperazione. Quando non riescono a vivere secondo le loro aspettative, quando ricadono nel peccato, decidono di arrendersi...

 

Un numero sempre crescente di cristiani si trovano ad un punto di rottura. Sono pochi i cristiani che mai oserebbero cullare il pensiero di abbandonare il loro amore per Gesù, ma nella disperazione pensano di lasciarsi andare.

 

Alcuni ministri oggi predicano continuamente e solo messaggi positivi. A sentirli parlare, ogni cristiano sta ricevendo miracoli, tutti ricevono risposte istantanee alle preghiere, tutti si sentono bene, vivono bene, e il mondo intero è rose e fiori. Mi piace ascoltare quel tipo di predicazioni perché desidero veramente tutto quel bene e quella salute per il popolo di Dio, ma le cose non vanno proprio così per un gran numero di sinceri e onesti cristiani.

 

Non c'è da meravigliarsi che i nostri giovani si scoraggino al punto da sperimentare la sconfitta. Non riescono a vivere all'altezza di quell'immagine, creata dalla religione, di un cristiano che pensa sempre positivo, di successo, ricco, senza preoccupazioni. Il loro mondo non è così idilliaco: vivono con afflizioni, crisi di ora in ora e problemi familiari.

 

Paolo ha parlato dei problemi: "...la nostra afflizione che ci capitò...siamo stati eccessivamente gravati al di là delle nostre forze, tanto da giungere a disperare della vita stessa" (vedi 2 Corinzi 1:8).

 

Il pensiero positivo non farà andare via questi problemi, e "confessare" che in realtà questi problemi non esistono non cambierà nulla. Qual è la cura?

 

• Dio mi ama. Egli è un Padre amorevole che vuole solo alzarci dalle nostre debolezze.

• E' la mia fede ciò che più lo compiace. Egli vuole che io confidi in Lui.

 

 

Il costo di un sogno dato da Dio..

 

“...RITENGO CHE OGNI COSA SIA UN DANNO DI FRONTE...»” Filippesi 3:8

Il sogno che il tuo cuore custodisce non si realizzerà mai salvo che tu non sia disposto a pagare il prezzo che lo accompagna. È importante sapere che tale costo non è corrisposto una volta per sempre, ma fa sentire il suo peso per tutta la vita. Innanzitutto, c’è il prezzo iniziale. Dovrai sottoporti a molti disagi personali, talvolta anche penosi; dovrai, forse, rinunciare a prospettive attraenti o a relazioni preziose perché non fanno parte del piano di Dio. Lasciare alle proprie spalle tutto ciò che, finora ti ha dato sicurezza e identità, richiederà una grande prova di coraggio che solo la grazia di Dio può provvedere. Parte del curriculum di Paolo garantiva di essere “...della tribù di Beniamino, ebreo figlio di Ebrei... fariseo” (v. 5). Un tempo l’apostolo possedeva ricchezze e un elevato stato sociale. Alcuni studiosi ritengono che, quando Paolo accettò Cristo, come da tradizione, la sua famiglia e gli amici abbiano fatto una cerimonia funebre, considerandolo, da quel momento, “morto” a tutti gli effetti. La chiamata, per l’apostolo, era a divulgare in Asia, il Vangelo e scrivere una buona parte del Nuovo Testamento. I grandi progetti, però, richiedono abbondanti sacrifici e Paolo non è stato il solo a farli. “Per fede Mosé, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato, stimando gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa” (Ebrei 11:24-26). Le domande, pertanto, sono: “Dio ti ha dato un sogno? Hai fede e forza per realizzarlo? Ne hai calcolato il costo? Sei pronto a pagarlo fino in fondo?”.

 

“...FATICHE... PRIGIONE... PERCOSSE...” 2 Corinzi 11:23

Realizzare un sogno non ha solo un prezzo iniziale, bensì anche un costo continuo. Tutti desideriamo il successo ma non sempre siamo disposti, oltre a pagarne il prezzo iniziale, a subirne le conseguenze giorno dopo giorno. L’apostolo Paolo spiega chiaramente quanto c’è dietro il suo successo: “...Sono servitori di Cristo? Io... lo sono più di loro; più di loro per le fatiche, più di loro per le prigionie, assai più di loro per le percosse subite. Spesso sono stato in pericolo di morte. Dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte negli abissi marini.Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi in pericolo per i briganti, in pericolo da parte dei miei connazionali, in pericolo da parte degli stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti, in pericolo sul mare, in pericolo tra falsi fratelli; in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. Oltre a tutto il resto, sono assillato ogni giorno dalle preoccupazioni che mi vengono da tutte le chiese” (2 Corinzi 11:23-28). La maggior parte di noi ha solo una vaga idea dei sacrifici che un giorno potremmo essere chiamati a fare ma, di sicuro, sappiamo fin dall’inizio, che la realizzazione del nostro sogno, pur non sapendolo quantificare, avrà un costo da pagare. Molti, non essendone coscienti, si scoraggiano e lo ripongono in un cassetto, mentre altri ancora, vi rinunciano completamente. La domanda che bisogna soddisfare è: “Come risponderei tra venti, trent’anni, se mi chiedessi che cosa avrei voluto aver fat- to, oggi?” Questo è il costo di un sogno dato da Dio.

 

“...PER IL QUALE HO RINUNCIATO A TUTTO...” Filippesi 3:8

Fermati e ascolta con attenzione ciò che alcune persone, intorno a te, dicono. Molti, purtroppo, vivono nel rimpianto di aver rinunciato a un sogno coltivato per anni: una carriera sfuggita, un’opportunità non colta, un rapporto personale non giustamente apprezzato e poi perduto. Capita, magari dopo decenni, di ripensare, a quelle aspirazioni e rendersi conto, con grande rimpianto, che, ormai, è troppo tardi per realizzarlo, indipendentemente dal prezzo. Per altri, il sogno può essere ancora possibile ma il costo sarà ancora più alto. Nel suo libro, “Metti il tuo sogno alla prova”, il Prof. John Maxwell scrive: “Inseguire un sogno è come scalare una montagna. Non arriveremo mai in cima se portiamo troppi pesi. In ciascuna fase dell’arrampicata, dobbiamo prendere delle decisioni: “Ci carichiamo di altre cose o le lasciamo perché non sono indispensabili per arrampicarci?”. “Sostituiamo ciò che abbiamo per prendere dell’altro o abbandoniamo la salita perché non abbiamo ciò che vorremmo?” La maggior parte delle persone tende a caricarsi di troppe cose... quelle di successo, al contrario, tendono a lasciarsele alle spalle, oppure, iniziano a sostituirle secondo il bisogno richiesto... Non è possibile saldare in un’unica soluzione il costo per la sua realizzazione, infatti, se si vuol proseguire il viaggio, bisogna essere disposti a continuarne a pagarne indefinitamente l’onere. Più in alto vuoi salire, a più cose dovrai rinunciare. Maggiore è il sacrificio, più grande sarà la gioia che proverai nel raggiungerlo”. Qualcuno ha detto che un progetto senza visione è un lavoro faticosissimo e una visione senza progetto è un sogno a occhi aperti, ma un progetto con un chiaro controllo è la strada per la vittoria e il successo.

 

 

LA VOLONTÀ DEL PADRE

"Il mio cibo è di far la volontà di Colui che mi ha mandato” (Giovanni 4:34)

 

In questo modo Gesù spiega ai Suoi discepoli come era stato nu­trito durante la loro assenza. Era stato a lavorare nel­l’opera di Suo Padre, e questo lavoro L’aveva ravvivato. C’è una esistenza più elevata della semplice vita fisica. Come ha detto il Signore: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma d’ogni parola che procede dalla bocca di Dio”. È soltanto la forma di vita più bassa che può essere alimentata dal pane, e questa può essere ben nutrita mentre la vera vita, quella spirituale, sta piuttosto patendo la fame. L’esistenza più alta è sostenuta dalla comunione con Dio, e la comunione è mantenuta dall’ubbidienza alla volontà del Signore. È stata la comunione con il Padre a sostenere Cristo nelle Sue sofferenze. A un certo momento Egli disse: “Colui che mi ha mandato è meco: Egli non mi ha lasciato solo, perché fo’ del continuo le cose che gli piacciono”. La gioia nel fare la volontà del Padre è stato un altro ingrediente del “cibo” con il quale Cristo era nutrito. Quello stesso “cibo” Lo sostenne durante l’agonia della croce: “Il quale, per la gioia che gli era posta dinanzi, sopportò la croce sprezzando il vituperio”. Questi sono soltanto alcuni dei profondi suggerimenti che si possono trarre da questa singola frase del Maestro divino. Do­vrem­mo imparare questa lezione, poiché il fatto che l’adempimento della volontà di Dio sia il nutrimento dell’anima è vero per noi come lo fu per Gesù. La completa e amorevole sottomissione alla volontà divina nel momento della sofferenza innalza lo spirito al di sopra del dolore. La devozione all’opera di Dio porta il credente a una tale comunione con il suo Signore che egli si rallegra persino nel lavoro più duro e nel sacrificio. Fare la volontà di Dio ci pone in comunione vivente con Lui. Questa è la vera vita.

 

CONSACRATI A CERCARE DIO

 

“Volsi quindi la mia faccia verso il Signore Dio, per cercarlo con preghiera e suppliche…Così feci la mia preghiera e confessione all’Eterno…Mentre io stavo ancora parlando, pregando e confessando il mio peccato e il peccato del mio popolo d’Israele…” (Daniele 9:3, 4 e 20). Questi erano uomini di preghiera!

 

Vedi, la prima cosa a cui essi si consacrarono – vivere una vita appartata – doveva essere sostenuta da una seconda consacrazione, quella di cercare Dio. Infatti, è impossibile vivere una vita santa senza trascorrere molto tempo sulle ginocchia, cercando Dio affinché Egli ci doni potenza e autorità per condurre una tale vita.

 

Non fraintendere – la preghiera fedele non ti terrà fuori da una crisi. Al contrario, molto probabilmente ti porterà in una fornace ardente e in una fossa piena di leoni. Ma la preghiera ti preparerà ad affrontare ogni cosa con fiducia, ti preparerà a diventare un sacrificio vivente per la causa di Gesù!

 

La preghiera di Daniele lo condusse dritto nella fossa dei leoni. E questa prova giunse dopo quella dei quattro giovani ebrei , quando Daniele era sull’ottantina! Ciò potrebbe spaventarti, se ti chiedi quanto ci vorrà prima che tu smetta di avere crisi. Forse hai pensato di aver superato tutte le tue prove “importanti” dopo un certo numero di anni nel Signore. Tuttavia, qui Dio permette che uno dei Suoi più grandi guerrieri di preghiera, un uomo dallo spirito dolce e mansueto, affronti la crisi della sua vita dopo decenni di fedele intercessione!

 

Amati, la prova terminerà solo quando Gesù ritornerà o quando moriremo in Cristo! Ecco perché la preghiera è così importante. Puoi impegnarti a vivere una vita senza contaminarti, ma questo impegno è impossibile da mantenere senza l’impegno di cercare Dio.

LA FORZA DELL'UBBIDIENZA

"Gesù gli disse: Lèvati, prendi il tuo lettuccio, e cammina. E in quell’istante quell’uomo fu risanato” (Giovanni 5:8, 9)

 

L’uomo avrebbe potuto dire: “Come faccio? Non posso alzarmi. Questa è esattamente la cosa che non sono stato in grado di fare per trentott’anni. Prendere il mio lettuccio! Come potrei? Non posso sollevare una piuma: e quanto al camminare, per me è facile come volare. Non posso fare queste cose fino a quando non sarò guarito”. Abbiamo udito tutti queste obiezioni quando si tratta di iniziare la vita cristiana. C’è una bella lezione nell’ubbidienza di quest’uomo. Nel momento in cui udì il comando fece lo sforzo di alzarsi, e mentre vi si accingeva gli venne concessa la forza. La nuova vita si manifesta attraverso la semplice ubbidienza. Cristo non comanda mai qualcosa di impossibile. Quando ci ordina di alzarci dal nostro peccato e dalla nostra incapacità e iniziare il cam­mino cristiano, Egli è pronto a darci la forza necessaria per far­lo. La stessa cosa vale di fronte a qualsiasi cosa Cristo ci chieda. Molti credono che l’indugio nell’accettare le responsabilità che la chiamata di Cristo comporta sia segno di umiltà, ma spesso non è altro che mancanza di fede e disubbidienza. Siamo stesi sui nostri mi­seri tappetini e diciamo: “Non ho forza per questo compito, non ho la sapienza necessaria”, mentre dovremmo semplicemente al­zar­ci per ubbidire ad ogni ordine di Cristo, ed Egli ci userebbe per un servizio nobile. Quest’uomo mostrò la sua fede ubbidendo im­me­diatamente a quanto Cristo gli aveva ordinato di fare. Diversa­men­te non sarebbe stato guarito. Ci sono molti che giacciono spiritualmente paralizzati, soltanto perché stanno attendendo di essere guariti prima di tentare di alzarsi e camminare. Ci sono alcuni che giacciono in una posizione di inerzia per anni, perché pensano di non essere adatti ai doveri a cui sono chiamati. È tempo di imparare a farsi avanti immediatamente, per compiere qualsiasi cosa Cristo ci abbia ordinato di fare. Quando inizieremo a fare questo allora scopriremo di essere forti.